I Carota Boys in Australia - foto Ansa

Il Foglio sportivo

Cosa c'è dietro i Carota Boys, sei amici che girano il mondo tifando Sinner

Umberto Zapelloni

Loro potranno sempre raccontare di essere arrivati a Jannik prima degli altri, quando ancora non era tra i primi quattro del mondo, non aveva vinto né la Coppa Davis né gli Australian Open. Con loro, da qualche mese, anche la società di marketing Oltre Consulting

Tutta colpa di una carota. Quella che Jannik si mangiò in campo a Vienna cinque anni fa. In fin dei conti meglio una carota della solita banana, altrimenti il travestimento non sarebbe venuto così bene. I Carota Boys sono nati così, quasi per caso e oggi questi sei amici che girano il mondo tifando per Sinner travestiti da carote hanno trasformato il gioco in una fonte di guadagno. Piacciono agli sponsor, tanto che Lavazza gli ha ingaggiati come ambasciatori e ha cominciato a invitarli ai grandi tornei internazionali. Alessandro ed Enrico lavorano in un’azienda agricola legata all’allevamento, Gianluca è panettiere, Lorenzo è impiegato in una multinazionale, Francesco è tecnico in un’azienda che si occupa di gestione di cantieri mentre Alberto è operativo in una ditta che produce sacchetti di plastica. Sono tutti under 30 arrivano da Ravello (Cuneo) dove sono diventati amici da bambini. Non passano inosservati e ora che il loro idolo ha occupato le prime pagine di tutti i quotidiani italiani e le aperture dei TG nazionali, vedranno moltiplicarsi i loro impegni (un po’ come i followers arrivati a 117 mila su Instagram) tanto che stanno studiando anche una variabile femminile, le Carota Girls.

 

 

Loro potranno sempre raccontare di essere arrivati a Sinner prima degli altri. Quando ancora non era tra i primi 4 del mondo, non aveva vinto la Coppa Davis e non era sbarcato sulla luna in Australia. “La prima volta che ci vide a Roma, sul ponte che collega con il Centrale, reagì regalandoci un grande sorriso. Poi a Parigi ci lanciò l’asciugamano dopo una vittoria, a Wimbledon ci postò delle storie su Instagram, a New York riuscimmo a scendere in campo e scattammo con lui qualche selfie dopo la vittoria su Wawrinka – racconta Enrico – Alle Atp Finals gli abbiamo regalato la maglietta e ci siamo scambiati due parole. Ma lui è sempre molto concentrato e noi cerchiamo di essere poco invasivi nei suoi confronti. Quando ce l’abbiamo davanti è un’altra persona. Prese in giro scherzose? Dopo quattro scambi con lui ci disse che non eravamo molto bravi a giocare a tennis”.  Loro, comunque, c’erano già. “Cerchiamo di funzionare come una piccola azienda tra amici, per cui le scelte le prendiamo tutti insieme. Essendo tutto nuovo a volte ci ritroviamo a non sapere decidere, qualcuno è più bravo di altri a fare alcune cose, ma il nostro segreto è l’amicizia. Viviamo il momento, cercheremo di incrementare la cosa, siamo partiti con il piede giusto”, sottolinea ancora Enrico.

 

 

Accanto a loro da qualche mese hanno anche Oltre Consulting, l’innovativa società di consulenza fino a poco tempo fa presieduta da Xavier Zanetti (oggi rimasto nel board, ma sostituito da Valerio De Molli alla presidenza), nata come business hub all’avanguardia per occuparsi di Sport Marketing, comunicazione e organizzazione di grandi eventi internazionali come è stato il Fifa Match Day tra la Nazionale indonesiana e l’Argentina campione del mondo, un business case che racconta bene cosa possa costruire Oltre Consulting. Amministratore delegato della società, che nel board ha anche Alfredo Altavilla, già ceo di Fiat e Alitalia e tra i soci ha il Gruppo Ambrosetti, è Maria Cristina Russo da anni nel mondo dello sport dove aveva cominciato accompagnando la carriera americana di Alex Zanardi e poi era arrivata a trasformare in brand il Ringhio di Gattuso, solo per citare un paio dei campioni con cui ha lavorato. “Il nostro obiettivo è creare business nello sport e attraverso lo sport – racconta –  Tra i nostri clienti abbiamo federazioni, leghe, club e che aiutiamo a creare valore con uno scopo puramente commerciale. Dalla parte delle aziende, invece, definendoci noi un business hub cerchiamo di affiancarle per interpretare e declinare al meglio le esigenze di business dei clienti corporate nello sport. Questo vuole essere il nostro elemento distintivo rispetto alle tante agenzie di sport marketing già sul mercato.

 

 

Noi non siamo una classica agenzia di sport marketing, noi ci mettiamo accanto all’amministratore delegato, al proprietario o al direttore marketing dell’azienda e cerchiamo di comprendere le loro esigenze di business e  poi utilizziamo lo sport per soddisfarle”. Oltre Consulting punta all’innovazione, a  facilitare il dialogo tra il mondo del business e quello dello sport, ragionando sempre per obbiettivi. L’ultimo colpo è stato proprio il legame con i Carota Boys: “Loro sono in linea con il nostro approccio. Gli è scoppiato in mano il mondo e hanno sentito l’esigenza di essere seguiti in un modo più manageriale e razionale. Noi abbiamo colto un’opportunità, visto che lavoravamo già nel mondo del tennis e avevamo capito che stava arrivando il ciclo di Jannik… i Carota Boys possono rappresentare il ponte di attivazione nel mondo di Sinner, moltiplicando le possibilità… e per loro sta quasi diventando una professione”. Ricordandoci che siamo solo all’inizio della storia. Ci sarà modo di andare Oltre.

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