(foto LaPresse)

Il racconto

Jannik Mattarella. Al Quirinale il capo dello stato e l'altoatesino parlano la stessa lingua: umiltà e semplicità

Luca Roberto

Al Colle il presidente della Repubblica loda la "normalità e semplicità" del campione degli Australian Open. Che risponde spandendo miele: "Ha un'umiltà incredibile. Mi piace"

E’ nata una grande coppia: Sergio & Sinner. O ancor meglio uno Jannik Mattarella. Il presidente della Repubblica e il campione degli Australian Open sono nati a 960 chilometri di distanza, nei due opposti geografici del paese. Ma oggi, nel Salone degli specchi del Quirinale, hanno esibito una consuetudine, un’affinità emotiva così rara che si respirava aria di parentela. E in effetti anche solo nella scelta delle parole sembrava che i due pescassero dallo stesso lessico famigliare. “Apprezzo la semplicità e la sobrietà che lei esprime, quindi bastano poche parole per farle i complimenti”, ha detto il capo dello stato, quasi comunicando con l’altoatesino attraverso cenni ed espressioni che solo loro, nella loro mite riservatezza, potevano tradurre. Al punto che il marziano Sinner, lasciando il Colle e chiudendo questa tre giorni di immersione nei palazzi romani, non s’è trattenuto dal commentare il discorso del capo dello stato spandendo miele: “Ha una semplicità e umiltà incredibili. Personalmente ha usato parole molto belle e semplici. E’ quello che mi piace”.

 

E pensare che questa visita al Quirinale era quasi costata a Sinner e soci, compreso il capitano di Davis Filippo Volandri, l’accusa di lesa maestà. Visto che si sarebbe dovuta tenere a dicembre, ma gli impegni di preparazione per la nuova stagione (mica si vince da solo, uno Slam!) non l’avevano permesso. Per questo i trionfatori di Malaga si sono presentati all’appuntamento belli baldanzosi. Anche se prima di salire le scale del Quirinale Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti scherzavano tra di loro: “Qua rischiamo uno strappo muscolare”. Ma più che d’occasione di gala, s’è respirato un clima da gita. Quando Sinner prende posto a sedere, dietro di lui spunta l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, la grillina che è anche vicepresidente della Federazione tennis. Cercherà di coinvolgerlo in una chiacchierata in cui però il roscio bofonchierà giusto qualche frase, molto più attratto dalle rifiniture barocche degli specchi e dai grandi lampadari di cristallo che pendono dal soffitto. Appare intimorito, Sinner, un po’ fuori contesto in mezzo a tutti questi sfarzi. E il suo sguardo austero si riaccende solo quando nel salone compare Mattarella.

 

Il presidente della Repubblica sfoggia una conoscenza tennistica ragguardevole. Racconta di aver visto tutti i set decisivi delle qualificazioni di Coppa Davis, oltre a tutte le partite della fase finale. Mentre l’ultimo atto degli Australian Open confesserà di averlo visto “solo dall’inizio del quarto set, ha giovato al mio buon umore. Sentivo che Sinner ce l’avrebbe fatta”. Così questa specie di nipote dai capelli rossi dopo si scioglierà, a cuore aperto: “Ho imparato tante cose da lui. Conosce la storia del tennis meglio di me”. Ma il punto del discorso di Mattarella che gli unirà di più in simbiosi è quello sul peso delle aspettative: “Molti si attenderanno che lei vinca ovunque, in ogni slam, ma è giusto che né a lei né agli altri si faccia nessuna pressione, come l’insegnamento saggio dei suoi genitori. Nessuna  pressione, quello che è importante è l’impegno con cui ci si cimenta  con la realtà, il senso sportivo, la preparazione, i sacrifici che ci sono prima di ogni partita e di ogni incontro. Questo è quello di cui siamo certi ed è quello che conta”. Con Jannik che nel frattempo aveva già fatto a tempo a portargli in dono una racchetta, da Mattarella definita “splendida, moderna”.

 

Sullo sfondo di questa giornata che è servita al presidente della Federazione tennis e padel Angelo Binaghi per prenotare una nuova visita futura al Quirinale, nella speranza che arrivino nuovi successi, s’è respirato però un clima di gelo nello sport italiano. Binaghi e il presidente del Coni Giovanni Malagò si sono evitati per tutto il tempo. Di più: nei rispettivi discorsi si sono ben guardati dal ringraziarsi. Con il capo del tennis italiano che ha scelto sì di citare il Coni, ma solo nella persona del segretario generale Carlo Mornati, “che c’è stato di grande aiuto”. Vecchie ruggini unite a nuovi dissapori, visto che Binaghi non nasconde l’ambizione di diventare il nuovo presidente del Comitato olimpico.

Fatto sta che prima di salutarsi con i ragazzi della Davis, Mattarella ci terrà a posare con la “squadra”, concetto su cui insisterà molto, davanti alla grande insalatiera d’argento, la coppa che per l’occasione è stata posata al fondo del salone. Sinner lo guarderà ancora, mentre li saluta e si allontana. Con quella sensazione di aver annotato nella propria mente una lezione, delle parole, che difficilmente dimenticherà. Soprattutto l’elogio della “normalità e semplicità di comportamento”. Non sarebbe così strano se alla prossima vittoria, nell’usuale firma che si appone sulla telecamera, scrivesse: “Grazie presidente”.

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