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Crocicchi #18

Non è da un rigore che si giudica un giocatore. Lo sviluppo socioemotivo di Nicolas Viola

Enrico Veronese

Lo specialista dei calci piazzati del Cagliari fa bene tutto prima di sbagliare quello che non doveva sbagliare. In una Serie A in continua evoluzione, dove basta qualche partita buona per recuperare parecchie posizioni però un errore dal dischetto pesa molto meno

L’ultima storia dell’anno, per chi ha nel cuore il monologo di Paolo Rossi dedicato ad Evaristo Beccalossi contro lo Slovan Bratislava, reca il colore viola. Non già l’imminente remake del quasi quarantennale film di Steven Spielberg, né i viola di Rocco B. Commisso, la cui ascesa inesorabile dovrebbe sorprendere più di quella -peraltro già frenata- del Bologna, essendo che a Firenze giocano senza un centravanti prolifico e vincono nonostante l’assenza di Nico González.

Bensì Nicolas B. Viola, maturo artigiano dei campi di provincia, che si è trovato suo malgrado ad essere la lancetta in grado di determinare le sorti di Cagliari-Empoli: e quindi, va da sé, di una porzione non indifferente (a ora) delle rispettive chance di salvezza, in questo frangente di campionato che le vede terzultima e penultima.

Nel primo tempo, i padroni di casa sono messi sotto dagli ospiti, ma senza esiti proficui: la partita pareva bloccata da timori ed errori, pertanto solo un calcio piazzato poteva sbloccarla. Tiratore provetto di rigori e corner, al dottor Viola - neopsicologo laureato a novembre, con una tesi legata al ruolo dell’empatia nello sviluppo socioemotivo - il tecnico Claudio Ranieri ha affidato la responsabilità di trarre i sardi fuori dalle secche, considerato anche l’altro scontro diretto tra Hellas Verona e Salernitana. Minuto 64, punizione lungo l’out di destra: da 25 metri l’uomo con la maglia numero 10 sopra le spalle sferra una palombella morbida, centrale e senza pretese, che nell’ingorgo dell’area passa inosservata fino a terminare la propria corsa in rete, complice l’indecisione in uscita del portiere toscano Elia Caprile.

Viola esulta con le mani a occhiale: non fosse, però, che Leonardo Pavoletti (spesso e volentieri salvatore del Cagliari in tutto il 2023) commette carica contro lo stopper avversario Sebastian Walukiewicz, peraltro ex rossoblu: l’arbitro Fabio “sei sempre tu” Maresca giustamente annulla, ma non è l’unico smacco. Quindici minuti dopo, ancora Pavoletti viene atterrato nell’area piccola da una manata dello stesso difensore polacco: la giacchetta gialla non ha dubbi e decreta il penalty, pane per i denti di Viola che prende il respiro ed angola nella medesima direzione verso la quale è proiettato Caprile. Non soltanto i fantallenatori piangono le sorti di queste evenienze concatenate: va bene che i conti si fanno alla fine, ma a Casteddu avrebbero di certo preferito covare due punti in più e distanziare ulteriormente gli uomini di Aurelio Andreazzoli. E intanto la fine anno di Nicolas Viola non è più la stessa, chissà il suo empatico sviluppo socioemotivo. 

Sì, manca ancora un girone più una partita: ma calcolando con il metro virtuale e aleatorio della classifica provvisoria, oggi sarebbero del tutto fuori dalle coppe europee l’Atalanta, la Roma, il Napoli e la Lazio. Nessuno avrebbe potuto prevederlo, in questo campionato gattopardo dove todo cambia affinché niente cambi: inneggi al Bologna e viene ridimensionato, esalti la determinazione delle gerarchie mentre Inter e Juve accorciano e allungano l’elastico a piacere. Cinque 1-0 in dieci partite, chi lo chiama livellamento e chi non aspetta i primi fuochi di mercato - Tajon Buchanan all’Inter, Isak Hien all’Atalanta - per definirla più propriamente povertà. A San Siro, Milan e Sassuolo sono state viste camminare: ma guai a pensare ad una sosta sul modello tedesco, c’è la Coppa Italia da onorare già il 2 e 3 gennaio.

Il pregevole gol di Kenan Yildiz a Frosinone avrebbe potuto essere segnato, se i ciociari avessero disposto di almeno un elemento nella loro batteria di terzini? C’è chi si può permettere che Riccardo Calafiori avanzi di linea a costruire come John Stones, e chi (sempre il Milan) non potrà contare sopra il miglior regista del campionato, poiché il genio geometrico di Ismaël Bennacer sarà al servizio della Nazionale algerina per tutta la durata della Coppa d’Africa. Rimpiangendo i già tanti punti perduti durante il suo infortunio, chissà a gennaio… E se fosse nessuno? Come ha lasciato intendere Stefano Pioli, con questi ritmi del torneo un eventuale exploit rossonero nel 2024 vorrebbe dire riscatto e qualcosa di più. Il primo posto dista nove punti, il secondo 7: e pure una squadra che vince senza apparire, come la Lazio sorniona di Maurizio Sarri, si avvicina felpata all’obiettivo minimo, senza dichiararlo.

È sempre bello, a questo punto della stagione e al cambio di calendario nelle pareti, leggere i pronostici passati con le lenti della “gran calma”: quanti avrebbero giurato, ad esempio, che la Saudi League si sarebbe squagliata già nei primi mesi del suo boom, tra stadi deserti, rifiuti dei top europei, la crisi di Karim Benzema? Che il modello non reggesse era previsto, proprio mentre altrove si discute di Superlega trionfante; che accadesse così presto, nessun Aleksander Čeferin sarebbe stato pronto a sperarlo. Ora s’avanza un mese di trattative al ribasso, scatti riscatti e contropaccotti: se in campo si sbadiglia, almeno sulla carta si vince sempre. Auguri, fedeli di Eupalla.

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