per gentile concessione di Pirelli

Fino al 2027 la Formula 1 correrà con pneumatici Pirelli

Umberto Zapelloni

È dal 2011 che le monoposto montano le gomme dell'azienda milanese. “La Formula 1 è il miglior laboratorio di sperimentazione a cielo aperto che un produttore come noi possa volere", dice Marco Tronchetti Provera

Pirelli c’era dal primo giorno, dal Gran premio di Gran Bretagna del 13 maggio 1950. La Formula 1 è evidentemente nel dna dell’azienda che ora ha rinnovato, almeno fino al 2027, l’accordo per restare fornitore unico di pneumatici nel Mondiale. E visto che la partnership è cominciata nel 2011, Pirelli diventerà maggiorenne fornendo le gomme alle 10 (forse 11 dal 2026) scuderie, un lavoro che porta a produrre almeno 45 mila gomme a stagione. Perché Pirelli lo faccia è presto spiegato: “La Formula 1 è il miglior laboratorio di sperimentazione a cielo aperto che un produttore come noi possa volere. Ci permette di essere sempre avanti e di dare dei prodotti sempre migliori ai nostri clienti, anche in Qatar siamo stati bravissimi a prevenire il problema e a lavorare per evitare che si presentasse”, spiega Marco Tronchetti Provera, executive vice president prima di stringere la mano a Stefano Domenicali, il ceo della Formula 1, per siglare l’accordo che prevede la fornitura anche per Formula 2, Formula 3 e per il campionato femminile.

Di cifre non si parla, ma Tronchetti ammette che Pirelli dovrà sborsare qualche dollaro in più rispetto al passato. D’altra parte questa volta c’era da battere la concorrenza giapponese di Bridgestone che era anche disposta a mettere più denari sul piatto, ma che non offriva secondo i team le stesse garanzie tecnologiche. I giapponesi avrebbero dovuto partire quasi da zero, Pirelli sta lavorando in Formula 1 dal 2011 e il vantaggio accumulato è evidente: “Noi non siamo allergici alla concorrenza, anzi. Non avremmo problemi. D’altra parte sul mercato siamo abituati a confrontarci con altri produttori”. Pensare a un doppio fornitore di pneumatici, in un’era in cui si parla di sostenibilità però è improponibile, ci sarebbero troppe spese per lo sviluppo. L'obiettivo della Formula 1 è sempre quello di abbattere i costi e di usare sempre più energia rinnovabile per diventare carbon neutral entro il 2030.

A convincere Pirelli ad allungare il rapporto sono state principalmente due cose: la possibilità di sfruttare la Formula 1 per la ricerca e lo sviluppo e di avere ancora fino al 2027 uno strumento di marketing e di pubblicità importantissimo: “Il lavoro fatto da Formula 1 negli Stati Uniti, dove una volta la Formula 1 era sconosciuta e oggi si corrono tre gran premi è stato importantissimo. Quello è un mercato fondamentale per noi che forniamo il 50 per cento delle vetture sportive premium. E poi non scordiamo il lavoro fatto sui giovani. Si dice sempre che ai ragazzi non interessino le auto, ma io ho dei nipoti di 13-15 anni che mi chiedono continuamente dei pass per andare alle gare. Peccato che Domenicali me ne dia sempre meno e ci chieda delle cifre folli per le hospitality a Las Vegas…”., scherza, ma non troppo, Tronchetti. La Formula 1 che piace ai giovani e agli americani è un veicolo di marketing fondamentale per chi deve vendere gomme per un certo tipo di vetture. Pirelli non poteva non restare in Formula 1. Va bene la vela, vanno bene la Coppa America e Ambrogio Beccaria, ma Verstappen è soci rappresentano ancora quel tipo di eroi che piacciono alla gente che guida.

"Da quando è tornata in questo sport nel 2011, Pirelli è stata un prezioso partner, supportando Formula 1 attraverso tutti i cambiamenti tecnologici e i diversi regolamenti tecnici introdotti, fornendo pneumatici che consentono di mettere in scena un fantastico spettacolo in pista per i nostri appassionati", ha detto Stefano Domenicali in gita lampo da Londra. Per Formula 1 Pirelli è un partner storico e importante. E poi, va detto, che i team si sono pronunciati tutti a favore del gommista milanese che ora si appresta a nuove sfide con macchine che cambieranno radicalmente nel 2026 e gomme che presto dovrebbero abbandonare le termocoperte per inseguire quella sostenibilità che resta il mantra di tutti. Di Formula 1 come di Pirelli. E pazienza se poi i boss viaggiano in elicottero.

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