(foto EPA)

cronaca appassionata

La gran goduria di Sinner. Vince e ci fa dimenticare Panatta e Pietrangeli (viva!)

Marco Ferrante

Il nuovo numero quattro del mondo batte Medvedev per la prima volta e vince il torneo di Pechino. Ora già pensa a migliorarsi per conquistare un torneo dello slam

In teoria, per una pura combinazione di parole, avrebbe anche un inno, Song of a Sinner, una vecchia ballata progressive del 1969, il cupo testo parla di sensi di colpa della gioventù (di allora) ma è bella. Prima di metterla in loop in uno stadio deve raggiungere gli alti obiettivi che si è dato. Nessuno sport più del tennis vive di obiettivi come ossessione. Nella classifica Atp live, che aggiorna in tempo reale i punteggi dopo ogni singola partita del circuito, è salito alla quarta riga con 4.875 punti, dietro Djokovic (11.545), Alcaraz (8.715) e Medvedev (7.490). E il terzo, il russo longilineo e un po’ stortignaccolo, l’ha poi battuto oggi per la prima volta dopo sei sconfitte.

“Grazie per avermi fatto vincere almeno un match”, gli ha detto ai saluti nel grande stadio pechinese in cui giocava per la prima volta. Jannik Sinner è un ragazzo molto quadrato in ogni occasione. Non frequenta i social, non vuole parlare delle sue storie sentimentali, non risponde alle polemiche sulla Davis che non ha giocato, circumnaviga i giudizi di Panatta e Pietrangeli, i quali sentono di dover prima o poi abdicare ai loro primati dei tempi d’oro quando le suole delle scarpe erano in caucciù vulcanizzato. E’ molto quadrato anche quando si presenta sul palco dopo aver indossato il Rolex di ordinanza in favore di telecamere – perché il tennis tende a sacralizzare l’intero contesto, a cominciare dagli sponsor.

Dice sempre la stessa cosa: quando giochi a tennis vuoi migliorare sempre, per me non è così importante la classifica (anche se essere quarti consente di evitare i pericoli nei primi turni dei grandi tornei), bisogna ancora lavorare su tante cose. Non si limita a dirlo, lo fa. Lavora continuamente su queste tante cose e migliora. Oggi – per evitare la settima sconfitta con Medvedev – e per non lasciargli l’iniziativa è sceso a rete di continuo, venticinque volte, e si è guadagnato due tie-break, vinti con lo stesso drastico punteggio 7-2. Pechino è stato un passaggio importante, a 22 anni, quarto in classifica, prima vittoria con Medvedev, soli 30 punti dalla qualificazione alle finali Atp di dicembre. Però sarà andato a dormire pensando a come è importante essere concentrati sempre nei tornei a cui aspira, i majors, quelli del Grande Slam. Per vincerli bisogna superare in due settimane sette avversari al meglio dei cinque set. Sono battaglie di molte ore, in cui è necessaria una sola qualità: l’intelligenza emotiva, per non sentire pressioni. Come dicono loro, i tennisti, giocare punto dopo punto. 

 

Già da tempo il numero 1 al mondo Novak Djokovic – a cui assomiglia come giocatore – dice che è predestinato a contendersi il trono del tennis con lo spagnolo Alcaraz per i prossimi dieci anni. Sinner costruisce questa predestinazione da quando è un adolescente. Due anni fa si è separato dal coach che lo aveva scoperto per affidarsi a una coppia più moderna e più adatta alla sua scalata, Vagnozzi e Cahill. In quell’occasione ha semplicemente spiegato che era la scelta migliore per lui. E si è passato una mano sui riccioli rossi.

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