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biciclette nel Chianti

I giorni prima dell'Eroica

Giovanni Battistuzzi

La ciclostorica di Gaiole in Chianti è una gran festa di biciclette senza fretta. Una gran festa che è già iniziata e che finirà domenica

I giorni prima dell'Eroica sono un gran trambusto. Perché c'è sempre qualcosa che non va i giorni prima dell'Eroica. E a Gaiole in Chianti ci si arriva sempre con qualcosa che si doveva fare, ma ci si è dimenticati, o ricordati all'ultimo, di fare. È mica una cosa da tutti i giorni l'Eroica, è una gran festa che dura due, tre, quattro giorni o pure di più, c'è chi la fa durare una settimana, “la settimana di ferie più bella”, racconta Michele, nove Eroiche corse, otto di fila. La prima la più bella, perché non ci si è abituati, ma non è che poi le altre lo siano da meno. Sabato 30 settembre prenderà il via alla decima, che però è la prima, la prima sul percorso lungo: 208 chilometri, 3.863 metri di dislivello, un giorno intero in bicicletta. La sua è sempre la stessa: una Gitane del 1970, cambio Simplex, freni Mafac, ruote Mavic. “Non una bicicletta di gran valore storico, nemmeno troppo rara, ma era quello di mio padre, quella con cui aveva corso, una delle poche cose che si è portato in Italia da Parigi. Pure in Francia quegli anni erano anni difficili, turbolenti, e la gente scappava anche da lì per ragioni politiche, allo stesso modo di quello che accadeva qui”, racconta.

C'è più sentimento che bellezza a volte nelle bici dell'Eroica, sempre che si abbia l'ardire di dire che una bicicletta sia brutta. Ci sono storie che fanno ancora strada, storie di un mondo passato eppure prossimo, che rivivono in parole e ricordi tra una pedalata e un bicchiere di vino. E ce ne sono altre che ci sono, ma che non si conoscono e sarebbe da inventarsene una, così per non farle rimanere senza una bella storia. In fondo, che importanza ha che una storia sia vera a una festa?

   

    

“Nel 1973 su questa bici mio padre vinse la prima gara nei dilettanti. Due anni dopo era già a Torino, poi a Genova, poi a Roma a cercare di allontanarsi dai casini che aveva fatto a Parigi. Quali fossero non me l'ha mai voluto dire. Aveva lasciato tutto lì, a parte la sua bicicletta, quella con cui ho corso in questi anni e correrò ancora. Qui, ma non solo qui, quando mi va di non avere fretta”.

Perché in fondo quando si è in sella a una bicicletta d'acciaio, a qualsiasi bicicletta, è un peccato avere fretta, correre veloce, far finire tutto troppo presto. Ognuno al suo passo, certamente, ma quando è troppo veloce servirebbe decelerare, guardarsi attorno, ripensare al passo lento. Soprattutto all'Eroica, soprattutto perché i giorni prima dell'Eroica sono un gran trambusto.

C'è la borsa da fare, le maglie e i pantaloncini, c'è soprattutto la bicicletta da sistemare, perché c'è sempre qualcosa da sistemare se non una bicicletta non la si usa sempre, o quantomeno spesso. “Per questo io la uso spesso, la tengo in movimento, perché una bicicletta che non si muove è un'occasione sprecata. E così non devo rincorrere, cercare di recuperare il tempo perduto. Anche se poi succede sempre qualcosa, un'imprevisto e allora inizia il trambusto, anche se tutto sommato è un trambusto piacevole”. Il trambusto dei preparativi che precede la festa. Quella che è già iniziata, la ventiseiesima edizione, che continuerà sabato 30 settembre quando per gli sterrati del Chianti e del senese si muoveranno le biciclette di chi ha scelto di fare 132,6 o 212,5 chilometri; che continuerà domenica 1 ottobre per chi ha intenzione di farne un po' di meno, che siano 46, 81 o 106 cambia poco o nulla. Si pedala, si chiacchiera, si mangia, si beve del rosso. Si fatica certo, più della metà dei participanti (più di novemila) pedaleranno più di 100 chilometri, ma mai nessuno se ne lamenta davvero. Nemmeno quando ci si accorge che è soprattutto il fisico a mancare

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