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Il Foglio sportivo - That win the best

Fischiare Donnarumma non è un reato

Jack O'Malley

In Inghilterra c’è un caso simile: Maguire da quando gioca nei Red Devils non ne azzecca una

È finita la pausa per le Nazionali, e questa è un’ottima notizia. Anche perché, ammettetelo, vedere l’Italia di Spalletti è un supplizio. Superata con postumi importanti la birra sgasata dell’1-1 con la Macedonia del Nord, vi siete illusi battendo di misura l’Ucraina, in una partita in cui l’unico interesse era capire se Frattesi a questo punto può giocare titolare o meno nell’Inter, e se sia giusto fischiare Donnarumma. Ora, io penso di sì. O meglio, so bene che il tifoso italiano non tifa per la Nazionale, quindi perché rompergli le palle con le moraline sul capitano che incarna lo spirito della patria e che quindi deve essere applaudito a prescindere?

Ha ragione quel gran paraculo di Spalletti, il tifoso paga il biglietto, mediamente in tutta la vita non incasserà nemmeno un quarto di quello che guadagna un calciatore in un anno, che qualcuno gli debba dire pure come tifare è troppo. La tendenza è quella, lo sappiamo, con multe e chiusure di curve per i cori scorretti e Daspo per chi non la pensa come gli editorialisti di Repubblica, ma almeno i fischi lasciateceli, grazie.

È finita la pausa per le Nazionali, l’Inghilterra ha battuto la Scozia in una meravigliosa amichevole vintage, e anche noi abbiamo avuto il nostro Donnarumma: si tratta di Harry Maguire, giocatore del Manchester United che si porta addosso come una condanna il fatto di essere stato a lungo il difensore più pagato nella storia del calcio. Da quando gioca nei Red Devils Maguire sembra il cugino scemo ma raccomandato del calciatore che era al Leicester: capitano, per anni titolare inamovibile, ha collezionato più cappelle di una basilica rinascimentale. Autogol, uscite a vuoto dalla difesa, fuorigioco sbagliati, sui social è diventato un meme planetario. Anche contro la Scozia ci ha messo del suo, riaprendo una partita che come direbbero a Rai Sport era stata messa in ghiacciaia, naturalmente con un’autorete.

Fischiato fin dal suo ingresso dopo l’intervallo, Maguire deve avere rimpianto di non avere avuto la febbre a 38 quella mattina. Il ragazzo non è scemo, a fine partita ha detto di essere sufficientemente attrezzato per gestire la situazione, polemizzare con i tifosi sarebbe suicida, il ct Southgate l’ha presa sul ridere ma ovviamente c’è chi ci ha ricamato su: si tratta della mamma di Maguire, che sui social si è lamentata del trattamento riservato al figlio, ha naturalmente parlato di “abusi” e ha detto che fischi e insulti al suo Harry sono “inaccettabili”. Maguire dovrebbe andarsere da Manchester, e con lui farebbero meglio a fare le valigie anche Jadon Sancho, appena messo fuori rosa per ragioni disciplinari, e Anthony, escluso dal club e dalla sua Nazionale perché accusato di violenza e lesioni dalla sua ex fidanzata e da altre due donne. Il panpenalismo giustizialista non risparmia neppure il calcio. Per questo brindo agli undicimila squalificati della maratona di Città del Messico, accusati di avere preso auto e autobus per arrivare prima alla fine della gara. Lo avrei fatto anche io. Anzi sarei andato direttamente a bere nel pub più vicino.

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