(foto Ansa)

Il Foglio sportivo

Burdisso si tuffa in mare: “Voglio qualcosa di mentalmente distruttivo”

Francesco Caligaris

Il nuotatore ventunenne parteciperà alla Capri-Napoli, la più antica tra le gare di nuoto di fondo: "Lo sto facendo per me stesso, per allenare la mia mente, la mia forza di volontà"

“Voglio fare qualche cosa di mentalmente distruttivo, credo sia proprio il termine adatto, per costruire delle fondamenta, delle basi, che facciano sembrare il resto dei 364 giorni dell’anno una cavolata”. Federico Burdisso, 21 anni, medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Tokyo nei 200 farfalla e con la staffetta 4x100 mista maschile, un oro mondiale e quattro podi europei, partecipa oggi alla 58esima edizione della Capri-Napoli, la più antica tra le gare di nuoto di fondo, la più affascinante, la più misteriosa, una fatica di 36 chilometri attraverso il golfo sorvegliato dal Vesuvio.

 

“Credo che sia un concetto filosofico giapponese”, spiega Burdisso, “l’avevo letto un giorno e poi, circa un anno fa, l’ho sognato di notte. Ho detto: è un segno del destino, l’universo mi sta dicendo qualcosa. Inizialmente volevo correre una maratona, il giorno stesso sono andato anche a iscrivermi, ma purtroppo era a numero chiuso e i posti erano terminati. Così ho pensato a una 25 chilometri di fondo. Poi una compagna di nazionale mi ha accennato della Capri-Napoli, che non conoscevo neanche, e ho detto: bella, faccio quella, devo farla per forza. Ho passato tutto agosto ad allenarmi da solo al centro federale di Ostia nuotando dai 6 ai 10 chilometri a seduta, domeniche comprese. Prima o poi correrò anche una maratona e tenterò un Ironman. Voglio vivere un’esperienza del genere una volta all’anno, una prova che mentalmente richieda tanto, per uscire dalla mia zona di comfort”.  

 

Al suo fianco, sulla barca dei rifornimenti, non ci sarà un allenatore, bensì… suo padre. “È una combinazione nuova, né io né lui sappiamo bene quello che dobbiamo fare. Non c’era nessun altro che poteva venire e quindi ho chiamato lui. Sarà una cosa carina secondo me”. Burdisso prosegue e racconta: “Non ho aspettative, e non avendo aspettative, perché non conosco quello a cui vado incontro, è un po’ come la morte. Uno può avere paura della morte perché non sa cosa c’è dopo, però allo stesso tempo può anche non aver paura per lo stesso motivo, e quindi non sa se effettivamente ci sarà qualcosa di peggio o di meglio. Questa Capri-Napoli è uguale. Io non so a cosa vado incontro e quindi non posso né aver paura né essere contento di farla. Ma so di certo, al cento per cento, che imparerò qualcosa, anche perché starò sette ore da solo. E secondo me tutto questo tempo non è banale, perché una persona comune che sta sette ore di fila con sé stessa senza distrazioni, ovviamente quando non sta dormendo, è difficile da trovare. Ora abbiamo i telefoni, abbiamo stimoli a destra e sinistra e mai del tempo per stare veramente con noi stessi. Per pensare, per guardarci dentro, anche per essere introversi. Sono convinto che per passare quelle sette ore, per riuscire ad arrivare in fondo, devi anche un po’ spegnere il cervello e guardarti dentro. Quindi sicuramente qualche cosa la imparerò”.

 

Quando pochi giorni fa è uscita la notizia – un nuotatore da brevi-medie distanze in vasca al via di una 36 chilometri di fondo con solo un mese di allenamento – gli hanno dato dello stupido, del pazzo. “Non credo che ci sia qualcosa di stupido, anzi di stupido sicuramente no, però le persone che mi chiamano pazzo, anche qualche allenatore, magari non capiscono quello che sto andando a cercare, no?”, dice. “Magari anche gli atleti del fondo pensano che voglia andare a sminuire il loro sport, il loro lavoro, ma non è proprio il mio obiettivo. Io lo sto facendo solamente per me stesso, per allenare la mia mente, la mia forza di volontà”. 

 

Anche perché, rivela Burdisso, il suo futuro nel nuoto è incerto: “Non so se dopo le Olimpiadi di Parigi 2024 continuerò o meno. Al momento è 50 e 50, secondo me non esiste solo il nuoto in questa vita. Negli ultimi tre anni ho studiato alla Northwestern University di Chicago e sono laureato in Matematica e Statistica. Ho tanti progetti in mente. In America eravamo un gruppetto di cinque persone, tra cui mio fratello che è ancora là a studiare, due che si stanno laureando e quest’anno dovrebbero finire e un quinto ragazzo che sta lavorando e facendo esperienze, e uno degli obiettivi è metterci in società per acquisire piccole-medie società e gestirle. Sarebbe divertente, quando fai qualcosa con degli amici non ti sembra neanche di lavorare. Preferisco vivere in Italia, come cibo e come tutto, però là ci sono delle opportunità, lavorativamente parlando, che qui mancano”.

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