Foto Ap, via LaPresse

Budapest 2023

Aspettando Marcell Jacobs

Giovanni Battistuzzi

Dalla medaglia d'oro delle Olimpiadi di Tokyo è diventato, suo malgrado, più assenza che presenza. Oggi il velocista azzurro torna in pista ai Mondiali di atletica di Budapest

Si dovesse prestare attenzione solo alle piste d’atletica Marcell Jacobs ce lo saremmo già dimenticato o quantomeno sarebbe un ricordo lontano, velocissimo e giapponese. Sarebbe un 9”80 poco dopo l’ora di pranzo, un tempo a tal punto piccolo da battere in velocità pure quello per bere un espresso al bar.

Marcell Jacobs da allora, dal primo agosto 2021, è stato più assenza che presenza, qualcosa di sfuggente tanto quanto un 9”80 corso al Kokuritsu-Kyogijo, che alle nostre latitudini è per semplicità chiamato stadio nazionale o stadio Olimpico a seconda del momento. Fa parecchio strano che in anni come questi in cui è possibile vedere tutti gli sport che si ha voglia di vedere, e nei quali si corre – gioca o si esibisce – spesso, a volte troppo, ci sia ancora qualcuno capace di essere assenza invece di iperpresenza.

Marcell Jacobs c’è riuscito, anche se probabilmente avrebbe preferito il contrario, avrebbe preferito esserci, correre, magari vincere, soprattutto migliorare ancora. Non c’è riuscito: quel 9”80 è ancora la sua miglior prova sui cento metri piani.

Sono un po’ più lenti di qualche anno fa i cento metri piani. I nove secondi e cinquantotto di Usain Bolt ai Mondiali di Berlino del 2009 sono lontani sia nel tempo sia nelle possibilità di chi domenica alle 19.10 correrà per l’oro ai Campionati del mondo di Budapest. E pure i nove secondi e settantaquattro di Asafa Powell (ultimo record del mondo prima dell’èra Bolt), corsi a Rieti il 9 settembre 2007, è prestazione negli ultimi anni solo avvicinata, mai migliorata. Dalle Olimpiadi di Tokyo 2020 gli americani Fred Kerley e Trayvon Bromell sono riusciti a correre i cento metri piani in 9”76, il kenyano Ferdinand Omanyala in 9”77. In questo 2023 il miglior tempo segnato sui cento metri è stato il 9”84 corso da Omanyala il 13 maggio (con una bava di vento a sfavore).

 

 

Marcell Jacobs è lì tra loro, tra i migliori velocisti al mondo. O meglio, potrebbe esserlo. Quest’anno ha corso solo a Parigi il 9 giugno: 10”21 il tempo. Dice di stare bene ora, che la forma è buona, che l’infortunio, l’ennesimo, è superato.

Marcell Jacobs è un’attesa, una scomparsa. E’ come certi gatti, che sai che ci sono, ma che si nascondono in un posto remoto a lisciarsi il pelo per poi apparire quando meno li si aspetta, solo per il gusto di farsi vedere ancora, di mostrare la propria grazia.

A marzo, agli Europei indoor in Turchia, se lo filava nessuno. Lo davano per disperso: è apparso, ha corso i sessanta metri in 6”50, a nove decimi dal suo record personale. Fu argento dietro al connazionale Samuele Ceccarelli. E’ atleta da una botta e via, Marcell Jacobs. Non ha l’attitudine alla prolungata supremazia sportiva. Forse non ha nemmeno le capacità per averla: non è il più forte, anche se ha saputo esserlo e non è cosa da poco, anzi. Nello sport, in tutti gli sport, esistono epoche storiche senza campioni, ma solo con grandi atleti. Sono quelle dove il duello è più serrato, perché anche i forti possono ambire a quello che altrimenti sarebbe esclusiva o quasi dei fortissimi. E quando accade questo vincere è paradossalmente più difficile perché il peso delle aspettative di tifosi e addetti ai lavori è maggiore.

Marcell Jacobs è un ottimo atleta che dice di dare il meglio di sé quando parte da favorito. Non si dà mai torto a un vincente, senz’altro si conoscono meglio loro di quanto li possiamo conoscere noi sportivi da divano o al massimo da poltroncina in uno stadio.

 

Il calendario dei Mondiali di atletica leggera

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