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Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA

Luciano Spalletti e il dono della sintesi

Alessandro Bonan

Nel calcio si parla tanto, ci si confronta nel bosco alberato. Chi coglie la luce si fa capire subito e affascina. Luciano da Certaldo è uno quelli

Quando mi chiedono “fai cronaca”, io non capisco. Per me è sempre cronaca. Cronaca degli accadimenti, dei sentimenti, di ogni risvolto della vita. Tutto quello che diciamo è cronaca. Qualcuno si perde dietro le parole, innamorato di se stesso, altri sono timidi, preferiscono i silenzi (che sono racconto), altri ancora sono baciati dal dono della sintesi (ah la sintesi, dentro il castello delle cose per una via segreta) e in una frase riassumono il tutto. Il linguaggio è come una foresta con tanti alberi, ci sono bagliori dietro i fusti, il sole penetra con i suoi tagli di luce. Dunque, il linguaggio è quel bagliore, quel taglio di luce. Ecco la sintesi! 

 

Nel calcio si parla tanto, ci si confronta nel bosco alberato. Chi coglie la luce si fa capire subito e affascina. Qualche sera fa mi è capitato di ascoltare un fastello di parole, una lunga digressione sul calcio e sulla vita elaborata dall’allenatore Luciano Spalletti. Diceva di sé, della personale stanchezza provata dopo il travaglio di una stagione molto faticosa. Parlava di felicità, che non sapeva bene cosa fosse, dal momento che per indole non riusciva a godersi il successo, eroso dallo sforzo, dal senso del dovere, dalla responsabilità di non tradire un impegno preso. Il giorno dopo la festa, si era risvegliato senza forze, con addosso tutta la spossatezza di una notte piena di bagordi, di corse a perdifiato, con un pasto consumato tra le luci dell’alba, prima del crollo, in mezzo alle nuvole del sonno. Alzato dal letto, si è sentito debole, in cerca di un caffè, niente di più. Uno stato incompatibile con l’energia che serve per mantenere la promessa successiva a uno scudetto conquistato. 

 

Finito questo racconto, all’improvviso, Luciano da Certaldo si è come scosso dal suo emozionato torpore e ha pronunciato una di quelle frasi che sono “cronaca”, sintesi assoluta dei fatti. “Il calcio è facile (pausa) lo sanno dire tutti”, ha quasi gridato davanti alla telecamera, con la testa proiettata in avanti, come a voler sfondare il video. E mentre tutti pensavano a un messaggio polemico rivolto ad Allegri io, probabilmente illuso, ci ho visto un uomo che voleva semplicemente rivendicare l’importanza del suo lavoro, dire alla gente che per vincere in Italia (e a Napoli soprattutto) ci ha messo 64 anni, riempiendo le sue giornate di video, appunti, osservazioni, corse sul campo, rinunce, viaggi, sopportazioni varie e tanta tanta energia sottratta alla famiglia. Ecco la sintesi, ho pensato, ecco il taglio di luce tra gli alberi. Ecco, in una frase, la cronaca di un’impresa.
 

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