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La Genova diversa di Gilardino e Pirlo

Edoardo Cozza

C'era un tempo nel quale l'ex attaccante segnava anche grazie ai passaggi del centrocampista. Ora si ritrovano nella stessa città, ma su due panchine diverse, ognuno con la voglia di dimostrare che il talento in campo può essere anche espresso in panchina

Era il 17 giugno 2006 quando sull’asse Pirlo-Gilardino l’Italia, poi campione del mondo meno di un mese dopo, scardinava la difesa degli Stati Uniti nella seconda partita del Mondiale tedesco, forse la meno brillante della nazionale di Lippi, che infatti non andò oltre l’1-1. Una lunga storia di collaborazione calcistica, lunga 164 partite e con 7 assist del regista per l’attaccante: il primo nel 2004, quando l’Italia Olimpica conquistò il bronzo battendo l’Iraq ad Atene 2004, l’ultimo, sempre con la maglia azzurra, contro le Far Oer, in una partita di qualificazione ad Euro 2012.

A distanza di 19 anni dalla combinazione di bronzo, a 17 da quel gol mondiale, a 12 dall’ultimo assist diretto e a 10 dall’ultima partita in campo assieme (sempre con l’Italia), l’asse Pirlo-Gilardino si riunisce in una città, Genova, ma senza la possibilità di collaborare con un tempo.

Se l’ex centravanti, infatti, dopo un fugace interim, la conferma a pieno titolo e la promozione in Serie A continuerà ad allenare il Genoa, l’ex trequartista, dopo le vittorie, evidentemente non sufficienti, da esordiente con la Juventus e l’esperienza agrodolce in Turchia con il Fatih Karagumruk è approdato nella “nuova” Sampdoria di Radrizzani e Manfredi, nuovi proprietari del club dopo l’affannosa e decadente gestione di Massimo Ferrero.

Nonostante il tanto percorso comune, sono figli calcistici di padri diversi: Pirlo plasmato da Mazzone prima e Ancelotti poi; Gilardino più devoto al Prandelli ritrovato tante volte in carriera.

Entrambi cercano in Genova, la città divisa in due dal calcio, la rampa di lancio o di rilancio: da un lato un popolo rossoblù che veleggia con entusiasmo verso un campionato di Serie A riconquistato dopo un anno di purgatorio, con i sogni che ribollono e i piedi che faticano a stare per terra dopo anni amari; dall’altro lato il popolo blucerchiato, che con la nuova società cerca una boccata d’ossigeno pur dovendo fare i conti, proprio malgrado, con la retrocessione in Serie B che priverà tutti, ancora per un anno almeno, del derby della Lanterna.

Gilardino e Pirlo, che hanno passato decine di partite a frequentare gli stessi spogliatoi e gli stessi campi, hanno seguito strade molto diverse quando si sono seduti in panchina: se nel 2018 erano inseparabili compagni di corso in uno dei Master di Coverciano, Gilardino è poi partito dal basso, Pirlo dal livello maggiore possibile. L’ex punta ha preso in mano il Rezzato in D, si è strutturato poi tra Pro Vercelli e Siena, tra Serie D e Serie C, prima di avventurarsi nel campionato Primavera con la promozione (sua) in prima squadra e quella del Genoa in Serie A. L’ex regista, definito forse con troppa fretta un predestinato o addirittura un “Maestro”, ha cominciato ad allenare dalla Juventus: una Coppa Italia e una Supercoppa non sufficienti a garantirgli la riconferma, poi l’esotico tentativo turco finito con un addio consensuale e ora la volontà di ripartire da una piazza importante, come quella che può offrire la Sampdoria, facendo un passo indietro dal punto di vista della categoria.

E quella Italia del 2006, apice della carriera di entrambi, è fatta di campioni del mondo che lambiscono questa storia: ci sono Fabio Grosso e Pippo Inzaghi, che prima di Pirlo sono stati in ballo per la panchina della Sampdoria, per esempio. E poi Nesta e Buffon, che ognuno con il proprio ruolo affronterà Pirlo nel prossimo campionato di Serie B, che Gilardino ha affrontato da vincitore incrociando i passi di altri di quel gruppone azzurro (come Cannavaro, come De Rossi).

Poi c’è Genova, che Paolo Conte ha magistralmente definito “un’idea come un’altra”, ora sarà il banco di prova di due idee calcistiche e di vita, di obiettivi e di rilanci, di sogni e di speranze, di due vite che s’intrecciano ancora una volta, anche se in spogliatoi diversi, anche se in strutture d’allenamento diverse, anche se con maglie e colori diversi.

La storia di Pirlo e Gilardino, l’abbiamo detto, è intrecciata tanto d’azzurro. E a Genova tutto si legherà all’azzurro del mare, anche la loro amicizia divisa da un bivio di calcio e di progetti.