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La Sampdoria ora ha un futuro

Giorgio Burreddu

I blucerchiati non falliranno, la squadra ripartirà dalla Serie B con una nuova proprietà. L’èra Massimo Ferrero si è chiusa

Pare che molti abbiano tirato l’alba per le strade di Genova, quelle attorno a Corte Lambruschini, la sede della Sampdoria. Volevano festeggiare. Tifosi con addosso t-shirt nere, strettissime. “Giù le mani dalla Samp”, c’era scritto sopra. Caratteri di un bel color giallo fluo, per illuminare il buio. L’incubo è finito, e adesso nessuno vuole più sentire nominare Massimo Ferrero. La squadra è salva, i blucerchiati non andranno in Serie D: niente fallimento. “Per noi è come aver vinto due campionati”, dicono i tifosi.

Il giorno dopo la cessione del club ad Andrea Radrizzani e Matteo Manfredi anche il lungomare del capoluogo ligure sembra più calmo, persino più luminoso.
Solo il presidente Marco Lanna ha ancora il fiatone e il telefono continua a squillare.

Per lui gli ultimi sono stati due giorni duri, infiniti, quasi cruenti: “Ci sono ancora tante cose da fare. Dobbiamo lavorare parecchio. Ma il pericolo più grande lo abbiamo scongiurato”. Ci sono voluti 40 milioni di euro, un aumento di capitale approvato all’unanimità.

La Sampdoria ripartirà dalla Serie B dopo la retrocessione di quest’anno. Lo farà con tre, forse quattro punti di penalizzazione per non aver pagato gli stipendi nei tempi. Dettagli. La sostanza è un’altra. “Siamo felici, sono state giornate intense, dobbiamo ringraziare tutte le parti coinvolte”, ha detto Lanna. La parte di città colorata di blucerchiato, che nel giro di poche ore si è vista sprofondare e poi rinascere, che aveva già dovuto fare i conti con l’eterna rivale – il Genoa – promossa in Serie A, adesso può tirare un sospiro. Anzi, può sognare.

Manfredi e Radrizzani sono a capo di due diverse società d’investimento, Gestio Capital e Aser Group. 

Il più conosciuto dei due è Radrizzani, l’uomo che da anni vive di interessi nel mondo del calcio. Fondatore del network Eleven Sports, proprietario del Leeds (alert: è appena retrocesso dalla Premier League alla Championship), finanziatore di eSport. L’altra sera Radrizzani ha subito fatto breccia nel cuore della gente: “La storia e il blasone della Samp sono salvi e la mia felicità penso sia quella di tutte le persone che per questi colori stavano soffrendo”. Lui, 48 anni, si definisce un self-made man. Partito da Rho, la Milano velenosa, passato in Cina dove ha cominciato a muovere i primi passi nel management dei media, e arrivato fino a potersi permettere l’allenatore più loco che ci sia: Marcelo Bielsa. “Si fa pagare, ma quei soldi li vale tutti”.

La Samp stava aspettando proprio uno così, capace di colpi e magie. Nel 2014, quando arrivò Massimo Ferrero, cominciò la commedia all’italiana. Di quelle che iniziano bene, strappano il sorriso, ma i finali sono sempre una tragedia. Dopo due anni ebbe l’ardire: “Prima di me il club era conosciuto tra Recco e Chiavari. Ora ne parla il mondo”. Ha fatto show, blitz in tv (vedi Belve: si alzò durante l’intervista e abbandonò lo studio), dichiarazioni al vetriolo (“Lanna è il peggior presidente della storia della Samp” o “I tifosi si sentono padroni della società. Venissero a lavorare” ha detto di recente). Melodrammi, pure, in linea con la vocazione al cinema. Nel 2019 prese sir Claudio Ranieri. Lo stesso che in queste ore non lo ha voluto nemmeno nominare “perché a quel personaggio lì non gliene frega niente se la Samp va in terza serie o in ventisettesima, lui vuole i soldi”. 
Dodici anni, quelli di Ferrero alla Sampdoria, tutti vissuti spericolatamente. Voleva una vita esagerata. Come Steve McQueen. Ma con un altro phisique du role, altra stoffa.

A TeleNord, mentre Radrizzani chiudeva l’affare e per Genova cominciava la festa, Ferrero usciva di scena. “Un giorno rimpiangerete Ferrero: la storia mi darà ragione”.

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