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calcio e razzismo

Antipatico, certo. Razzista, forse. Ma Galtier non è un criminale

Giovanni Battistuzzi

 Mettere l'allenatore del Paris Saint-Germain in manette per dei personali, per quanto beceri, pareri è roba da polizia morale

Fosse ancora vivo e avesse allenato in Francia probabilmente anche Nereo Rocco sarebbe in stato di fermo. Lui, triestino, aveva detto più volte di preferire allenare calciatori del nord, meglio del nord-est, perché “più dediti al lavoro”, mentre gli altri “ai primi soldi dimenticano la necessità di fare sacrifici”. L’allenatore Christophe Galtier, ora alla guida del Paris Saint-Germain (anche se per poco) e suo figlio sono stati “presi in custodia dalla polizia giudiziaria di Nizza dalle 8.45 di venerdì, ha dichiarato il pm della città, Xavier Bonhomme, che indaga sul caso di “sospetta discriminazione su base razziale e credo religioso” che sarebbe avvenuta all’interno della squadra dell’Ogc Nizza durante la gestione Galtier, stagione 2021-2022. Il figlio è stato rilasciato nel pomeriggio, l’interrogatorio dell’allenatore è durato più a lungo.

Tutto inizia con la pubblicazione da parte di un giornalista francese, Romain Molina, in un video su YouTube, di una mail che l’allora direttore sportivo del Nizza, Julien Fournier, mandò ai dirigenti di Ineos, società proprietaria del club. La mail raccontava come il figlio dell’allenatore si fosse lamentato con Fournier della presenza di troppi neri e musulmani in squadra e come “Christophe Galtier è poi entrato nel mio ufficio e ha salutato suo figlio, che ha detto ‘puoi verificare con mio padre quello che ti ho detto’. Una volta che il suo agente/figlio se ne è andato, ho raccontato a Galtier della conversazione che avevo appena avuto con lui e gli ho chiesto se fosse vero. Ha risposto che lo era e che ‘dovevo tener conto della realtà esistente in città, e che in effetti non potevamo avere così tanti neri e musulmani all’interno della squadra’. Ha detto che è andato in un ristorante e tutti dicevano che la squadra era piena di neri e che non corrispondeva alla città e a ciò che la gente chiedeva”. Le rivelazioni erano uscite ad aprile. Galtier aveva negato e preso le distanze. Fournier aveva confermato tutto alla magistratura che aveva aperto un’inchiesta.

Sul finire degli anni Ottanta, sulle pagine dell’Équipe, lo scrittore prestato alla narrazione ciclistica Antoine Blondin creò la categoria dei grandi antipatici di Francia per spiegare come il paese avesse la capacità di odiare, in modo sincero e diffuso, alcune personalità della cultura e dello sport perché lontane dal “pensiero comune medio”. Il primo grande antipatico di Francia raccontato da Blondin fu Louis-Ferdinand Céline, il secondo Bernard Tapie, detestato prima dagli appassionati di ciclismo, nonostante avesse creato la squadra La Vie Claire (Bernard Hinault con quella maglia fu l’ultimo francese a vincere il Tour de France – la centodecima edizione inizia sabato 1 luglio), e dai tifosi del Marsiglia, club che aveva riportato alla vittoria in campionato dopo diciassette anni.

Tra i grandi antipatici di Francia Christophe Galtier ci starebbe a pennello. E’ un tipo che si può con facilità definire scontroso, ha i modi seccati e l’atteggiamento di chi non ha voglia di spiegare niente. Coi giornalisti dà il suo peggio, con i tifosi ancor di più. Non si è mai tirato indietro dal criticarli quando non sostenevano la squadra, più di una volta ha sottolineato l’urgenza di “togliere la feccia del tifo dagli stadi”. Gli ultras non avevano gradito, parte delle istituzioni sì. Galtier ha sempre professato la sua idea di calcio nel quale non sono i grandi giocatori a far vincere una squadra, ma i successi sono sempre figli delle idee dei grandi allenatori. E lui rientrava tra questi. Aver reso il Saint-Étienne una squadra di alto livello e aver vinto un campionato con il Lille era per lui la certificazione di questo.

Più di una volta in questi anni aveva dichiarato che in Francia, nel calcio, ci sono troppi lavativi, che serviva più bastone e meno carota. Tanti, quasi tutti, nel mondo del pallone apprezzarono. Più di una volta se la prese con le uscite notturne dei calciatori, sostenendo che ci volesse una ferrea disciplina militare per essere atleti. Applausi arrivarono da tutti. Poi esternò il fastidio per chi pensava che Dio, qualunque fosse, fosse importante tanto quanto l’allenamento per vincere. Pure in quel caso occhiolini e pacche sulle spalle. Sempre però con le giuste prese di distanza per una persona che aveva la nomea di essere antipatica, a tratti spregevole. In tre occasioni i tifosi delle squadre avversarie scrissero su uno striscione: “Galtier razzista”. Vennero rimossi, i club multati.

Fosse vero quanto riportato nella mail da Fournier, le parole di Galtier sarebbero spregevoli e discriminatorie. Mettere però lui e il figlio in stato di fermo appare eccessivo.

Soprattutto perché un conto sono le opinioni personali, anche se vili e idiote, un altro è metterle in pratica e quindi discriminare qualcuno davvero per colore della pelle e religione. Galtier, da quanto si apprende dal club, avrebbe sì chiesto ai calciatori musulmani di mangiare prima delle partite nonostante il Ramadan, ma non ha mai rinunciato a schierare giocatori musulmani perché ossequiosi del Ramadan. Così come non ha mai escluso giocatori neri o musulmani negli anni del Lilla e del Saint-Étienne, o quando era alla guida del Paris Saint-Germain in quanto neri o musulmani. Galtier può essere antipatico e spregevole, ma ci dovrebbe essere un limite ai provvedimenti di magistratura e polizia per non cadere nella magistratura e nella polizia morali.

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