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In tribunale

La Juve tira un mezzo sospiro di sollievo, la giustizia sportiva fa flop

Umberto Zapelloni

La società andrà comunque a processo, ma adesso è venuto a cadere uno dei quattro capi d’imputazione che l’hanno portata in tribunale. Il problema di una giustizia a due velocità resta

Non è ancora chiaro se sia soltanto una buona notizia. Ma intanto la procura di Torino ha richiesto l’archiviazione per Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Fabio Paratici, Marco Re, Stefano Bertola e Stefano Cerrato. Dietro alle operazioni di mercato incriminate non c’era nessuna intenzione di fregare il fisco, ma al massimo quella di dare al bilancio un colore differente. “E’ emersa la finalità prevalentemente bilancistica e non fiscale delle operazioni di scambio contestate. Queste operazioni risultano neutre, a somma zero, sotto il profilo finanziario, tese solo a consentire di registrare un ricavo immediato, spalmando i costi negli anni successivi”, la spiegazione che chiude il primo fronte del processo alla società bianconera. 

La Juve ha comprato e venduto giocatori senza un corrispondente scambio di denaro. Una prassi consolidata nel calcio e non solo in quello italiano (ma tranquilli… in futuro interverrà l’Uefa che attribuirà i valori dei singoli giocatori!). Non lo ha fatto però per ottenere un vantaggio fiscale e dribblare le tasse, ma solo per dare una sistemata al bilancio da tenere sempre d’occhio in anni di Financial fair play. “Anche ritenendo artificiali i valori contrattuali, la Juventus non ha avuto alcun concreto vantaggio fiscale da queste operazioni”, scrivono dalla procura sottolineando che tali operazioni avevano l’obiettivo di “celare l’erosione del capitale sociale e raggiungere gli obiettivi imposti dal Financial fair play”. Che a ogni modo non è una bella cosa dal punto di vista sportivo.

La Juve andrà comunque a processo, ma adesso è venuto a cadere uno dei quattro capi d’imputazione che l’hanno portata in tribunale: false comunicazioni sociali di società quotata in Borsa (per i bilanci 2019/20/21), ostacolo agli organi di vigilanza, false fatturazioni e manipolazione del mercato. Il reato di false fatturazioni cade, mentre restano in piedi quello del falso in bilancio e gli altri. Non si può dire che la posizione si sia alleggerita del tutto, le imputazioni restano. La decisione della procura torinese accende piuttosto una volta di più i riflettori sulla giustizia sportiva che ha colpito senza approfondire più di tanto. Il problema di una giustizia a due velocità resta. Quella sportiva ha fretta di decidere, quella ordinaria ha molta meno fretta, ma molte più possibilità di andare in profondità. Una volta di più resta in bocca una certa amarezza, provocata dal fatto che sembra sempre di più che la giustizia sportiva abbia agito per accontentare il sentimento forcaiolo che prendeva corpo là fuori contro la Juve e i suoi dirigenti. A questo punto sarà curioso vedere che cosa deciderà il Tar a cui si è rivolto proprio l’altro giorno, in zona Cesarini sulla scadenza dei termini, l’ex presidente bianconero Agnelli, appellandosi contro la decisione del Collegio di garanzia dello sport del Coni che gli aveva comminato due anni di squalifica per la vicenda plusvalenze. 

Dal processo intanto escono puliti anche i sindaci: “Né dai documentisotto sequestro, come le mail, né dalle intercettazioni, è emerso il minimo coinvolgimento dei sindaci nelle condotte illecite descritte con riguardo alla seconda manovra stipendi è emersa chiaramente la volontà dei dirigenti juventini di non rendere pubblico alcunché in ordine alle trattative con i giocatori”, scrivono i pm. Non ci sarebbero insomma elementi “per addebitare al collegio il falso in bilancio che deriva dalle manovre stipendi”. I tre ex sindaci del club bianconero non erano a conoscenza di manovre stipendi, delle famose side letter (gli accordi privati con i calciatori), o della famosa carta segreta da 19 milioni di euro di Cristiano Ronaldo. La procura di Torino ha chiesto e ottenuto l’archiviazione per i tre ex componenti del collegio sindacale. Loro non sapevano. Al contrario dei revisori che hanno curato i conti della Juventus nel triennio 2018-’21 e che restano tra gli imputati. L’assoluzione degli ex sindaci non aiuta gli altri dirigenti bianconeri. Loro sapevano e hanno architettato il tutto. Non lo hanno comunicato come avrebbero dovuto. Da queste accuse sarà più complesso venirne fuori con un’assoluzione. Ma questa è un’altra faccia di un processo penale che deve ancora entrare nel vivo. Si deve ancora conoscere la decisione della Cassazione sulla competenza territoriale: proseguire a Torino o trasferirsi altrove, magari a Milano dove ha sede la Borsa (la Juve, ricordiamolo è società quotata).

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