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L'indiscrezione

La Juventus rinnega la Superlega (e un po' anche Agnelli)?

Ruggiero Montenegro

Un passo indietro, per andare avanti. La società bianconera cerca di smarcarsi ancora dalla dirigenza precedente con una retromarcia che farà piacere all'Uefa di Ceferin (anche in chiave Fair play finanziaro)

Certo, siamo ancora nel campo delle ipotesi e per i giudizi definitivi servirà qualcosa in più. O quanto meno "un periodo di discussione". Ma l'impressione è che la direzione sia stata decisa: il progetto Superlega, a Torino, sarà presto archiviato. Come a dire: un passo indietro per andare avanti, rinnegando uno dei lasciti più pesanti della precedente gestione Agnelli. L'indiscrezione è arrivata ieri pomeriggio dalla Spagna, costringendo di fatto – poche ore più tardi – la Juventus a pubblicare uno striminzito comunicato con cui "informa di aver trasmesso una comunicazione agli altri due club che non hanno esercitato il recesso dal Progetto Superlega (Barcelona e Real Madrid) al fine di avviare un periodo di discussione tra i tre club avente a oggetto l’eventuale uscita di Juventus dal Progetto Superlega".

Non c'è traccia della motivazioni, nessuna spiegazione per il momento. Solo un tentativo di smentire quelle che vengono definite "ricostruzioni della stampa", in merito a "presunte minacce di eventuali sanzioni da parte della Uefa". E non vi sarebbe ragione di avere dubbi, se non fosse che a più riprese il presidente dell'Uefa Aleksander Ceferin – e non solo lui – si sia pubblicamente esposto contro il club di Torino. Così come nelle ultime settimane, per dire, la Gazzetta dello Sport ha dato ampio spazio ai diktat di Nyon contro i club scissionisti. La sensazione è che ancora una volta si tratti di una vicenda calcistica su cui si innestano politica e diplomazia, e poi la giustizia, considerando pure che è in atto un contenzioso tra A22 - la società che gestisce il progetto Super Lega - e la stessa Uefa. I club "scissionisti" accusano l'Organizzazione europea del calcio di operare in una sorta regime di monopolio illegale, violando le norme della concorrenza: la Corte europea di giustizia dovrebbe esprimersi entro l'estate, o poco dopo al più tardi.

I media spagnoli raccontano anche che A22 non abbia accolto proprio di buon grado la retromarcia bianconera, anche perché – dicono sempre i giornali iberici – in possesso di materiale in grado di provare le pressione dell'Uefa. Ma si tratta di ricostruzioni tutte da verificare. Mentre è più probabile che a Madrid, sfruttando il proprio peso, il presidente Florentino Perez proverà a far cambiare idea ai dirigenti della Juventus. Il comunicato della Signora lascia aperto una spazio, seppur minimo. Ma va anche ricordato che quella sulla Super Lega non è l'unica partita che si gioca sull'asse Torino-Nyon: dopo la penalità pluslvalenze e il patteggiamento in Italia, l'Uefa valuterà se intervenire anche in relazione al settlement agreement sul Fair play finanziaro, che potrebbe essere stato violato, come dimostrerebbero le sentenze italiane. Tutte situazioni che in qualche misura sono affidate all'arbitrarietà del decisore e la possibilità che la Juventus venga esclusa dalla coppe europee esiste. 

In questo contesto, dunque, la Juventus valuta il passo indietro, rinnegando un po' se stessa per liberarsi di un'altra zavorra della gestione precendente. La sensazione, anche alla luce del recente accordo con la procura sportiva italiana, è che il nuovo corsa targato Elkan-Ferrero, in attesa di programmare nel concreto le prossime mosse, voglia slegarsi da ogni incombenza precedente. E c'è poi un senso, per così dire, politico-familiare, in questa mossa. Riguarda direttamente Andrea Agnelli: "La posizione di monopolio e il potere della Uefa devono essere spezzati per dare ai club un futuro finanziariamente stabile", aveva detto l'ex presidente in una delle sue ultime uscite pubbliche, dopo le dimission. La scelta di ieri, com'è chiaro, va nella direzione opposta e segna un ulteriore solco. D'altra parte a dicembre l’avvocato generale della Corte europea Athanasios Rantos, esprimendosi con un parere non vincolante, spiegava come la posizione di Fifa e Uefa fosse compatibile con il diritto della concorrenza della Unione europea. Parole che in molti hanno letto come un segnale di quale possa essere l'esito della disputa europea. Chissà che non l'abbiano pensato anche a Torino, soprattutto oggi che le entrate sono necessariamente minori e i bilanci malmessi. Un quadro in cui le risorse dell'Uefa potrebbero essere indispensabili. 

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