Editoriali
Ceferin alla giugulare della Juve
Il baratto tra penalità e Superlega è brutto, ma realista. La cattiva giustizia sportiva in Italia contribuisce a peggiorare le cose a livello europeo
Che Aleksander Ceferin, presidente della Uefa, sarebbe molto felice di poter azzannare alla giugulare i tre “club ribelli” che ancora insistono sul progetto della Superlega è arcinoto, e da ormai due anni sono di dominio semi pubblico le pressioni, non sempre limpidissime sotto il profilo formale e giurisdizionale, esercitate dalla Uefa per far retrocedere i “ribelli”. Purtroppo per la Juventus, l’unico club di cui Ceferin abbia a portata di zanne la giugulare è proprio il club di Torino. Ieri hanno tenuto banco articoli su indiscrezioni che raccontano un “ricatto” ai danni della società degli Agnelli-Elkann: poiché la Uefa dovrà giudicare (in giugno) anche le carte dell’inchiesta Prisma sulle plusvalenze, e la Juventus rischia una condanna pesante (esclusione dalle coppe), la strada per “ammorbidire” l’Uefa sarebbe presentarsi a Canossa sul tema Superlega. Non certo un atto di fairplay giuridico-sportivo, ma un vero atto d’imperio (o abuso di ruolo).
Del resto, la cosa è nota da sempre: perché scandalizzarsi solo ora? Inoltre, John Elkann ha ribadito che le posizioni sulla Superlega non cambieranno: non ci sarebbe cioè spazio per “diplomazie segrete”. Anche se, notano tutti gli analisti, la società sta rispettando un prudentissimo wait and see. Tutto questo andrebbe per prima cosa inquadrato in un campo più largo: la Corte di giustizia europea ha stabilito che “non sussiste” da parte dell’Uefa alcun abuso di posizione dominante nella gestione dei tornei, quindi Juventus, Barcellona e Real Madrid non avrebbero appigli legali per contestare le scelte di Ceferin, anche se l’argomento è ancora in discussione. Ma a quel punto, osservando la vicenda con un minimo di realismo politico (che invece manca ai nostri vertici dello sport, schiacciati su una difesa del “brand” Juve senza molta logica) è evidente, anche se non auspicabile, che lo scontro passi attraverso la famosa zona grigia della diplomazia. Resta, pesante come un macigno, il fatto che una giustizia sportiva pasticciata e incerta, in Italia, contribuisce a peggiorare le cose a livello europeo.
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