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F1

In Canada mentre Verstappen domina a divertire è Fernando Alonso

Fabio Tavelli

Con la vittoria canadese l'olandese arriva a quota 41 e a 224 giri consecutivi in testa: eguagliate le vittorie di Senna e il record di Nigel Mansell. Le Ferrari per una volta non sono state disastrose in gara

La cosa più bella del Gran premio del Canada è stato un team radio di Alonso. L’asturiano è celebre per le sue considerazioni via radio con il box. A volte sono divertenti, altre volte in passato sono state sgradevoli (disse “GP2 engine” del motore Honda della sua McLaren durante un Gran Premio in Giappone). Giro numero 63, Alonso era secondo con gomma bianca mentre Hamilton era terzo con gomma gialla. L’inglese stava recuperando giro su giro, dando l’impressione di poter mettere il vecchio rivale nel mirino nelle ultimissime tornate. Dal box Aston Martin si aprono con Fernando e gli dicono: “Lewis è 1 secondo e 9 dietro”. Il significato era chiaro, Alonso stava subendo il recupero della Mercedes e se fosse andato sotto il secondo di vantaggio avrebbe potuto soccombere a causa del Drs. Serena la risposta di Alonso: “leave it to me”. Lasciatelo e me. Una dichiarazione di battaglia che ci riporta ai duelli rusticani di un tempo, quelli che la Formula 1 di oggi distilla con una parsimonia francamente eccessiva. In pochi giri ecco che il vantaggio dello spagnolo tornava ben sopra i due secondi, saliti a 4 alla bandiera a scacchi. Alonso chiude secondo e porta a casa il sesto podio in otto gare, con due secondi posti nelle ultime tre.

Qualcosa su Max Verstappen? Beh, 41esima vittoria dell’olandese (che eguaglia il numero di successi di Ayrton Senna), con 224 giri consecutivi in testa (una serie iniziata a Miami e proseguita a Montecarlo, Barcellona e Montreal) eguaglia un primato detenuto da Nigel Mansell datato 1992. Con quella canadese il team Red Bull raggiuge la vittoria numero 100 della sua giovane storia. Il prossimo obiettivo saranno le 114 della Williams. E se vi dico che mancano 14 gare alla fine della stagione….?

Resta dunque in piedi il teorema-Russell. Ovvero che i torelli le vinceranno tutte. Non è detto, soprattutto perché è entrato in crisi Sergio Perez. Il messicano ha chiuso il terzo week end consecutivo fuori dal podio e la sensazione è che la prevalenza di Verstappen sia diventata per lui opprimente. Appena Perez ha alzato la testa vincendo a Baku, Max gli ha stampato in faccia 4 vittorie di file. E lui è arrivato secondo una volta sola, a Miami. Per fare 22 su 22 la Red Bull ha bisogno anche di Perez visto che nelle due volte che Max non ha sentito l’inno d’Olanda a passare primo sotto la bandiera a scacchi era stato il suo compagno. O Perez si rimette in linea di galleggiamento entro l’estate o non mi sento di escludere che Daniel Ricciardo potrebbe avere una chance in autunno.

Ultima nota sulla Ferrari. Criticata per non aver coraggio a smarcare la sua strategia rispetto alle altre in qualifica, la Scuderia ha avuto ragione in gara. Con in pista la safety car per uno schianto di Russell il muretto rosso ha azzeccato la decisione di lasciar fuori sia Leclerc che Sainz, andando in controtendenza rispetto gli altri team. Ottenendo due risultati. Il primo di fare una sosta in meno, il secondo di avere un degrado gomme insignificante e di riuscire finalmente a tenere un passo molto simile a quello delle avversarie. Non leggerete qui una grancassa trionfale, senza quella chiamata corretta del muretto il distacco sarebbe stato ancora una volta ciclistico. Ma va dato atto alla Ferrari di aver avuto finalmente un passo costante, senza soffrire tremendamente gli pneumatici. Per una volta, ed è un dato del quale tenere atto, la Ferrari è andata meglio in gara rispetto alla qualifica. Perché come ricordava sempre il Fondatore, i punti si fanno alla domenica.

Appuntamento tra 15 giorni in Austria, a casa Red Bull.

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