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nei Paesi Bassi

Quel fascino un po' così della Nations League

Giovanni Battistuzzi

L'Italia giocherà la semifinale della coppa contro la Spagna, in una riedizione della sfida, persa dagli Azzurri, di poco più di un anno e mezzo fa. La Nazionale di Mancini ha l'occasione di vincere un trofeo internazionale, ma non sembra interessare molto

Per chi nasce a Enschede, Paesi Bassi, la possibilità di appassionarsi al calcio è inferiore a quello di appassionarsi alla corsa, al pattinaggio e al ciclismo. Il pallone è solo al quarto posto nella graduatoria degli sport praticati dai ragazzini, insidiato dal baseball. Il fatto che in città si corra la maratona più antica del paese e la seconda più antica del mondo, che ci siano impianti d'atletica all'avanguardia, che ci sia uno degli impianti coperti di pattinaggio su ghiaccio più moderni e veloci del paese e che lì si allenino molti dei migliori atleti – nei Paesi Bassi il pattinaggio è seguitissimo – ha senz'altro il suo peso. E questo nonostante il FC Twente sia squadra di buon blasone e lo stadio, De Grolsch Veste, sia piccino, trentamila posti a sedere, ma ben fatto, all'inglese si dice, dalle tribune si vede bene e offre un bel colpo d'occhio.

Non c'era forse miglior luogo dove disputare Spagna-Italia, la seconda semifinale della Nations League, la prima tra Paesi Bassi e Croazia si è giocata a Rotterdam ed è finita 2-4 ai supplementari dopo il gol del pareggio all'ultimo minuto dei padroni di casa che ha allungato lo spettacolo, l'ultimo gol l'ha segnato su rigore Luka Modric, ed è sempre un gran piacere vedere Modric giocare, ancora. E non c'era forse miglior luogo perché la Nations League, almeno per noi italiani, che si sa che andiamo dicendo in giro che abbiamo la bocca buona – ma lo va dicendo anche gran parte degli altri calciofili europei – è ancora qualcosa sospesa tra l'esotico e il misterioso.

Ah, c'è la Nations League? È facile sentirlo chiedere al bar, in osteria, per strada, che tanto c'è sempre un posto nel quale si sente parlare di calcio. E non è l'unica domanda. A volte, ma forse è solo questione di preparazione, forse di imperfetta comunicazione, si sente la variante: La Nescion che? Seguono sguardi imbarazzati e puntini di sospensione.

La risposta è spesso: la cosa che han fatto per non fare le amichevoli. Seguono facce interdette e boh, mah, anvedi, ah beh e altre espressioni del genere. Pure in Spagna, la situazione non è poi così diversa, fa sapere chi laggiù ci vive e che il pallone lo segue pure.

Certo sono esperienze parziali, magari in altre città, in altre regioni, in altri stati dipartimenti mondi della Nations League se ne parla, se ne discute, la si segue in modo intenso e appassionato. Non può essere escluso. Magari.

Intanto si avvia alla conclusione la terza edizione, la Croazia attende di sapere chi dovrà affrontare in finale domenica 18 giugno al Stadion Feijenoord, che altro non è che il de Kuip, la vasca, un quadrilatero che può riempirsi di oltre cinquantamila persone e che è davvero un bel vedere. E per la seconda volta in tre edizioni la Nazionale italiana ha l'opportunità di giocarsi la finale. Poco più di un anno e mezzo fa – era l'ottobre del 2021 – a San Siro gli Azzurri persero l'occasione di provare ad alzare la coppa proprio contro la Spagna. Finì 1-2. Segnò una doppietta Ferrán Torres García. Un po' in difficoltà ora Ferrán Torres García, passato da essere uno dei pupilli di Luis Enrique a uno dei dimenticati di Luis de la Fuente, il nuovo commissario tecnino della Roja. In mezzo un Mondiale iniziato molto bene e finito molto male. Però quantomeno un Mondiale, quello che l'Italia ha visto da casa.

Poco più di un anno e mezzo fa l'Italia era la vincitrice dell'Europeo e ancora sognava il Qatar, anche se ormai molto dell'impianto vincente creato da Roberto Mancini iniziava a scricchiolare. La Spagna invece sembrava aver iniziato a riprendere il filo che pareva interrotto dopo i grandi successi tra la fine degli anni Zero e l'inizio degli anni Dieci dei Duemila. Andò male anche a loro.

Ora la rivincita, la voglia di ritornare a essere vincenti. E poco male se in palio c'è la Nations League. Come ha detto Roberto Mancini “un trofeo è pur sempre un trofeo”. Che è una tautologia, ma tant'è, rende bene, anzi benissimo il fascino del trofeo.

È però solo una semifinale. Per la finale vedremo, forse la comunicazione funzionerà finalmente e di Ah ma c'è la Nations League, se ne sentiranno meno. Sarebbe la quinta finale con un'italiana o con l'Italia in poche settimane. Non sono andate benissimo, ma nessuna ha demeritato. Certo. Una cosa però va detta: non può piovere per sempre.