Foto Epa, via Ansa

Formula 1

A Melbourne vince il caos dopo un Gp desolante

Fabio Tavelli

Due bandiere rosse, tre partenze, bandiera a scacchi dietro Safety car. Non poteva andare peggio il terzo Gran premio della stagione della Formula 1. Primo Verstappen, secondo Hamilton, terzo Alonso, male le Ferrari

C’è qualcosa in cui la Formula 1 riesce ogni volta a battere sé stessa. Nel caos che riesce a creare quando viene applicato il regolamento in situazioni al limite. Abbiamo visto di tutto in passato: a Spa una vittoria data senza disputare nemmeno un giro, ad Abu Dhabi un Mondiale deciso da una cervellotica interpretazione. Ma a Melbourne siamo arrivati all’8,90 di Beamon, a qualcosa che potrebbe non essere battuto per molti anni. Una gara finita con la safety car (e questo sarebbe niente) ma con una bandiera a scacchi esibita senza che nessuno potesse andare a cercare la vittoria. Così non va bene, non è accettabile. Non e’ accettabile uno spettacolo durato 2 ore e 40 minuti che finisce con un trenino dopo tre partenze e altrettante bandiere rosse. Non è accettabile sterilizzare un risultato, di fatto, prima della terza ripartenza e non ridare le posizioni anche a chi in quel frangente è andato a muro per incidente.

 

Chi è tornato a dormire dopo l’uscita di Leclerc e due ore dopo ha acceso la tv avrà pensato di vivere come nel film: Il giorno della marmotta. Ovvero essere di fronte a qualcosa di già visto che si ripeteva. Alle 7 il primo semaforo verde, alle 9 il terzo. Si è perso la seconda partenza da fermi intorno alle 7.15 ma fondamentalmente ha visto un Gp in due giri. Deve essere stata la presenza di Michael Masi, indimenticabile direttore di corsa protagonista del finale che costò nel 2021 il mondiale ad Hamilton. Masi è australiano ed era al Albert Park a vedere il Gp di casa. E il destino era lì ad attenderlo, insieme al suo successore Niels Wittich. Perché ancora una volta è stato il caos.

 

La gara di Leclerc finisce alla terza curva, vittima di un temerario tentativo del monegasco di passare Lance Stroll, mentre Russell mette dietro un pigro Verstappen. Al settimo giro Alexander Albon perde la sua Williams e si schianta pericolosamente contro le barriere. Solo un miracolo evita a Hulkenberg di centrarlo. Passato il pericolo ecco l’esposizione della prima bandiera rossa. Tutti ai box a cambiare gomme. Eccessivo. E soprattutto devastante per chi era entrato ai box appena possibile per sfruttare il cambio-gomme durante la safety (Russell e Sainz, tra quelle nelle prime posizioni, con il britannico che era davanti a tutti). Ma se quella bandiera rossa, discutibile per il tempismo ma con almeno una gara davanti per recuperare, quella esposta al 55esimo dopo l’uscita di pista di Hulkenberg al 54esimo ha rimesso tutto in discussione: tutti con gomma rossa, partenza da fermo e due giri da disputare. Ma alla terza partenza succede di tutto, i piloti sentono profumo di ribaltone e il combinato disposto con gomme fredde genera una serie clamorosa di incidenti. Vanno fuori entrambe le Aston Martin, le Alpine fanno anche peggio e si stampano contro le barriere. Più altri assortiti. Ovviamente altra bandiera rossa. Momenti di grande imbarazzo. Che fare? Partire di nuovo da fermi con i superstiti, con il rischio di una nuova fagiolata, oppure chiudere così con la classifica del giro precedente alla terza partenza visto che non si è completato il 57esimo giro. Grandi consulti in direzione di corsa. Ognuno prova a tirare acqua al proprio mulino. Sainz sarebbe terzo, ma qualcuno pensa legittimamente che la sberla che ha rifilato ad Alonso al terzo start sia da sanzionare.

   

Wittich decide di rimettere tutti dietro safety-car per un giro ma ridando a tutti le posizioni precedenti al terzo, rovinoso, start. Quindi Alonso terzo e Sainz quarto. Ma al ferrarista vengono dati 5 secondi di penalità. E siccome la ripartenza è una farsa, ovvero la safety rientra con tutti dietro e rientra subito ai box. Ma da quel momento c’è solo da percorrere il rettilineo finale e i piloti una volta lasciati soli in pista si trovano subito la bandiera a scacchi. E quindi quei 5 secondi di penalità per Sainz gli costano la retrocessione al 12esimo posto. E alle povere Alpine, con Gasly quinto ed anche Ocon a punti, non resta che masticare amaro perché per loro era impossibile ripartire per quel farlocco ultimo giro. Davvero un brutto epilogo, ancora una volta. Ci si rivede tra quasi un mese, a Baku il 28 aprile. Meglio così.

 

Post Scriptum: la gara l’ha vinta Verstappen davanti ad Hamilton ed Alonso.

Di più su questi argomenti: