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Il Foglio sportivo

La storia di Will Still, allenatore del Reims (grazie anche a Football Manager)

Roberto Gotta

La vita del più giovane coach in una massima serie europea, trent'anni compiuti a ottobre, è ricca di soprese. Dagli esordi con l'Under 14 del Preston North End fino alla striscia di imbattibilità arrivata (per ora) a sedici partite

Ha un nome che sembra una forma verbale al futuro ma quel che conta, per lui, è il presente. Will Still è l’allenatore del Reims, che arriva alla partita del weekend, a Montecarlo, ottavo in classifica ma soprattutto imbattuto da sedici partite, tutte quelle dirette dal tecnico anglo-belga. Sedici partite, più la prossima, che corrispondono a 425.000 euro di multa che il club dovrà pagare, per un motivo semplice, già tormentone sul web e oltre: Still non è in possesso del patentino Uefa Pro e dunque la sua presenza in panchina è illegale. Niente squalifica ma pena pecuniaria che, ha sottolineato ammiccando nell’intervista a un quotidiano inglese, forse gli viene detratta direttamente dallo stipendio, o forse no. 

 

Still è stato promosso ad allenatore lo scorso 13 ottobre, quando il Reims ha deciso di esonerare Óscar Garcia, che aveva già dovuto saltare la precedente partita per problemi di famiglia. Trent’anni compiuti il giorno dopo la promozione di ruolo, è il più giovane allenatore in una massima serie europea, e la sorpresa di chi apprende la sua storia non è molto dissimile dalla sua nel viverla. Anche perché la sua carriera è iniziata, in Belgio dove è nato da genitori inglesi, con il gioco Football Manager, sempre gestendo il West Ham, squadra preferita del padre: avendo compreso proprio grazie a FM che il calcio non era solo quello giocato, nel quale era poco più che mediocre, Still si dedicò all’apprendimento dei rudimenti veri del mestiere di allenatore, tornando nella patria di origine per studiare al Myerscough College di Preston e facendo contemporanea pratica di lavoro con gli Under 14 del Preston North End. Sapendo di essere una sorta di contraddizione vivente, ovvero un nerd con un fisico atletico, provò a trovare un impiego anche di bassissimo livello in Belgio ricevendo una serie infinita di risposte negative o non-risposte, fino a che non girò l’ultima carta rimasta, quella del Sint-Truiden, club di seconda divisione nel cui settore giovanile aveva iniziato.

 

L’allenatore, Yannick Ferrera, lo mise alla prova chiedendogli su due piedi di filmare e analizzare l’avversaria della giornata successiva e Still lo fece in maniera così profonda da stupire il suo futuro capo, che gli offrì un ruolo non retribuito, creando una situazione surreale: di giorno infatti Still allenava il Sint-Truiden sul campo, la sera lo faceva… a Football Manager, creando situazioni che nella realtà forse mai si sarebbero verificate. Ferrera se lo portò dietro anche allo Standard Liegi, dove nel 2016 arrivò la vittoria nella Coppa del Belgio, poi le strade dei due si separarono dopo l’esonero congiunto. Still andò al Lierse come vice di Frederik Vanderbiest, tornò allo Standard per soli… due giorni, fuggendone quando si accorse che alcune promesse non erano state trascritte nel contratto, e riemerse al Lierse, diventandone allenatore, a soli ventiquattro anni, dopo il licenziamento di Vanderbiest.

 

Sulle prime, alla telefonata del presidente che gli annunciava la promozione, pensava di aver capito male, dal momento che nello staff c’erano tecnici più navigati, ma era tutto vero. Risultati brillanti, club salvato dalla retrocessione ma un problema, a dire il vero sempre quello: per la federazione belga, chi non era in possesso di una licenza Uefa A non poteva guidare una squadra per più di sessanta giorni. Dunque ancora Lierse ma da vice, Beerschot come assistente di Stijn Vreven poi Hernán Losada, promozione nella massima serie e, nel gennaio del 2021, l’ascesa ad allenatore, avendo Losada accettato di andare al DC United. Il Beerschot chiuse in maniera dignitosa ma la dirigenza non se la sentì di affrontare una stagione intera con un tecnico così giovane, e Still fu preso dal Reims come assistente di Garcia, in circostanze curiose e, per lui, sorprendenti: a sua insaputa, infatti, alcuni osservatori del club francese avevano seguito allenamenti del Beerschot e si erano convinti che quell’allenatore con i capelli rossi, il viso spigoloso e i modi entusiasti fosse la persona giusta per coadiuvare Garcia e dare energia alle sedute. Un idillio durato solo quattro mesi, però, perché nonostante i soli 120 chilometri che separano Reims dal confine belga Still faticava a conciliare il lavoro con la frequenza obbligatoria per conseguire il patentino.

 

L’offerta di tornare nello staff del solito Standard Liegi fu accettata, ma a giugno del 2022 il Reims si rifece vivo e Still ripercorse la strada già fatta tante volte, destinata però a un epilogo diverso. Quell’assenza di Garcia per un problema di famiglia, l’8 ottobre scorso, costrinse infatti Still a debuttare nientemeno che contro il Paris Saint-Germain. Finì 0-0, prima partita stagionale senza reti per i parigini, grazie a tattiche che Will non si vergogna a definire estreme, tutt’altro che calcio champagne, che sarebbe anche coerente con la regione (Champagne, appunto) di Reims: “Ai miei dissi ‘pressateli, fate fallo, prendeteli per la maglia, per il collo, non lasciateli giocare, a ogni fischio dell’arbitro protestate più che potete”. Still si trova ora a gestire una popolarità inattesa, molto superiore a quella del fratello Edward, 32 anni, che da novembre è allenatore dell’Eupen, massima serie belga, e ha come assistente il terzo Still, Nicolas. Il Reims è una ex grande del calcio francese che nel 1992 si vide persino vietare il logo perché la bottiglia di vino che ne faceva parte violava le leggi francesi sulla pubblicizzazione di alcolici, ma grazie a Still sta ritrovando stabilità: il problema adesso è trattenerlo, magari facendo leva su quei 25.000 euro a partita investiti nella sua formazione. Come ricatto, non sarebbe tra i peggiori.

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