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Il Foglio sportivo

De Ketelaere, fenomenologia di un gol che non arriva più 

Giuseppe Pastore

Avere le gambe, ma non avere la testa. Il caso del calciatore belga è lo specchio di uno psicodramma sportivo. Come uscirne

Charles De Ketelaere è oggi il secondo cartellino più costoso della storia del calcio italiano a non aver mai segnato un gol in Serie A. Il primo è Gaizka Mendieta, acquistato per 89 miliardi dalla Lazio di Cragnotti nel 2001, l’ultima estate di mercato con le vecchie lire. Ma, seppur arrivato anche lui con la pesantissima etichetta di miglior giocatore della Champions 2000-2001, Mendieta era pur sempre un regista di centrocampo, mentre ancora oggi, contro ogni evidenza, in molti si ostinano a sostenere che De Ketelaere possa giocare anche da prima punta.


Secondo il sito understat.com, pur non avendo ancora timbrato il cartellino, De Ketelaere ha accumulato in campionato un totale di 2.26 expected goals, il che non depone certo a favore della sua freddezza sotto porta. Solo in tre hanno fatto peggio: il trascurabile sampdoriano Leris (2.38 xG), l’udinese Success (2.93 xG) che sabato scorso a San Siro s’è divorato un contropiede sanguinoso e infine il declinante Gallo Belotti (3.39 xG). L’azione del suo ultimo errore a Monza, che secondo il sito understat.com da solo equivaleva a ben 0.66 expected goals, è stata dissezionata come se fosse il Cenacolo di Leonardo.

Si tratta in effetti di un esercizio stimolante, perché a ogni replay si scoprono nuovi dettagli da aggiungere al quadro. Abbiamo dunque De Ketelaere, entrato in campo da venti minuti con il Milan in vantaggio per 1-0, che si inserisce coi tempi giusti su un cross basso di Theo Hernandez che però lungo la traiettoria viene sporcato e deviato all’indietro da Giroud, per il disappunto di CDK che allarga le braccia d’istinto. Ma l’azione continua: Tonali chiama Di Gregorio a una difficile respinta e la palla finisce dalle parti di Saelemaekers, che prima dell’uscita del portiere riesce a toccarla verso il suo connazionale, così smanioso di sbloccarsi. A questo punto è fatta, tra De Ketelaere e il primo sospiratissimo gol in Serie A c’è solo Matteo Pessina: o forse no. O forse tutta una serie di granellini di sabbia che, nella concitazione del momento e nel tilt permanente del ragazzo, diventano macigni.

Per esempio il fatto che Saelemaekers gli abbia messo la palla sul piede debole, il destro, con cui De Ketelaere, mentalmente imbrocchito dall’astinenza, non si fida a tirare al volo nemmeno da cinque metri. Pensa dunque di controllarla, ma in condizioni così borderline il suo piede debole diventa debolissimo: così si calcia la palla sul ginocchio sinistro, mentre perde dalle tasche preziosi decimi di secondo, mentre Pessina sta già accorciando per chiudergli più specchio possibile e gli si è ormai lanciato contro a corpo morto; finché De Ketelaere si decide finalmente a calciare, costretto dalla situazione, come un pezzo degli scacchi fuori settore.

Un calciatore in fiducia tenterebbe la giocata rischiosa, magari una finta alla Benzema per mandare sedere per terra l’avversario e poi finalizzare con l’altro piede a porta vuota tra gli applausi del pubblico pagante. Invece è evidente anche a un bambino che Charles si sta incartando ancora, e intanto Pessina è sempre più vicino, e alla fine viene centrato in pieno dalla mozzarellina che proviene dal destro di De Ketelaere, che a palla ormai lontana reagisce puntando i piedi e saltellando sul posto come un bambino in cortile stizzito da un gavettone lanciato dal terzo piano. In lontananza Pioli, che ci stava credendo, lancia rabbiosamente per terra una bottiglietta: la nottata non è ancora passata.

 

Questo dramma sportivo in dieci secondi contiene ulteriori indizi di qualcosa che andiamo scrivendo da tempo: il problema di De Ketelaere non è più fisico né tattico né tantomeno tecnico ma ormai di natura solo psicologica. Come trovarsi nella Suite Imperial di un hotel cinque stelle, ma non riuscire a trovare l’interruttore nella stanza buia. Ovviamente è un bel problema: ma tra tutti i problemi, l’eclissi di testa è il più affascinante, soluzione vicinissima e lontanissima allo stesso tempo. Sarà più facile uscirne “con un piccolo aiuto dei miei amici”, come dicevano John Lennon e Paul McCartney. Curiosamente, sempre contro il Monza (22 ottobre) De Ketelaere aveva mancato un gol a tempo scaduto con un errore a porta vuota di proporzioni omeriche, cui understat.com non assegna nemmeno un valore xG perché aveva addirittura mancato l’impatto con il pallone; ma quella volta se l’era filata in spogliatoio solitario e ramingo, un imbucato a San Siro, del tutto fuori posto in uno stadio che stava festeggiando una rotonda vittoria per 4-1.

 

Al ritorno, dopo un mese di dolore collettivo che l’ha riguardato solo marginalmente, De Ketelaere invece viene travolto dall’affetto dei compagni, espressi sia dal vivo sia a mezzo Instagram, tra abbracci e post d’incoraggiamento di Rafa Leao, il che per un giocatore costato 32 milioni e trattato come un cucciolo di panda suona caricaturale: una specie di reazione alla caccia all’uomo esercitata in campo fino a due settimane prima, con il fermo-immagine di Tatarusanu dileggiato da sei compagni che, dopo aver fatto il giro dei social, per le anime dello spogliatoio dev’essere sembrato un punto di non ritorno. In un’intervista a Dazn, Giroud si è addirittura assunto la colpa del digiuno di De Ketelaere: lui a settembre aveva anche segnato un gol alla Sampdoria, dice, ma gliel’hanno annullato perché io ero in fuorigioco. È una strategia del sorriso che suona come ultima spiaggia perlomeno fino a giugno, quando poi si tirerà una riga e si ripartirà da capo. De Ketelaere avrebbe bisogno di quattro-cinque partite di fila da titolare, ma difficilmente le avrà perché il momento della stagione non consente esperimenti: si può solo sperare nell’incidente positivo. Avete visto Lukaku? Lento e bolso, contro l’Udinese aveva addirittura sbagliato il suo primo rigore in Italia. Ma poi gliel’hanno fatto ripetere, lui l’ha segnato e i pianeti si sono di nuovo riallineati: con il Porto colpo di testa, palo, rimpallo favorevole e gol. Magari coi belgi funziona così.
 

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