L'allenatore del Barça, Xavi Hernandez (Lapresse)

Fame di giustizialismo

Lo scandalo Barcellona è evaporato ancora prima di scoppiare

Francesco Gottardi

Le accuse al club blaugrana di aver pagato 1,4 milioni di euro il vicepresidente del comitato arbitrale Negreira sono state smontate in meno di 48 ore. Un terremoto mediatico-giudiziario che si è risolto in un nulla di fatto

Sarebbe lo scandalo più effimero che il calcio ricordi. Perché a meno di 48 ore dal terremoto mediatico-giudiziario che si è abbattuto sul Barcellona, tutto si risolverebbe in un nulla di fatto. I fatti, per ora: martedì l’emittente madrilena Cadena Ser rivela che il club blaugrana tra il 2016 e il 2018 avrebbe pagato 1,4 milioni di euro a José Maria Enriquez Negreira, all’epoca vicepresidente del comitato tecnico degli arbitri della Federcalcio spagnola. L’inchiesta sarebbe scattata a partire dalle verifiche fiscali effettuate da Dasnil 95 SL, la stessa società composta unicamente da Negreira e a cui erano intestati i versamenti del Barça. A stretto giro, la procura catalana ha aperto un’indagine. I media locali hanno perlopiù ignorato la notizia. Tutti gli altri sganciano la bomba. Nella mattinata di mercoledì, perfino Forbes ne saprebbe a sufficienza per titolare così: “Il Barcellona rischia la retrocessione in Segunda Division”.

 

Emergono altri elementi, ad alimentare la fame di giustizialismo. Primo: la conferma del diretto interessato. Durante la presidenza Bartomeu il club avrebbe effettivamente pagato la cifra in questione a Negreira senza fattura (da qui la verifica fiscale). E la spiegazione dell’ex dirigente lascia il tempo che trova: si trattava di un lavoro di consulenza che il Barça aveva commissionato per spiegare ai giocatori la condotta da tenere in campo a seconda di chi li avrebbe arbitrati. Nessun trattamento di favore, dunque. Anche in questo caso però, i blaugrana ne escono male: una manovra all’oscuro delle altre squadre, per assicurarsi a suon di denaro la non-ostilità dei direttori di gara, lascia spazio a sospetti e interpretazioni. Ci si mettono pure i dati: nel triennio in questione, Busquets e compagni in campionato hanno ricevuto 18 rigori a favore e zero contro, incassando due soli cartellini rossi a fronte di 22 avversari espulsi. Fa presto i conti anche il Barcellona, “rammaricandosi”, si legge in una nota ufficiale, “che queste informazioni appaiano proprio nel miglior momento sportivo della stagione”, e aggiungiamo noi del dopo Messi, coi ragazzi di Xavi in testa alla Liga e a +8 sul Real. “Il club intraprenderà un’azione legale contro chiunque ne rovini l’immagine con possibili insinuazioni nei confronti della nostra reputazione”.

 

E allora gli avvocati faranno presto. Perché dal punto di vista giuridico, il caso Negreira è già risolto. Oggi Marca – possibile, la prima testata ad accorgersene in due giorni? – riporta il contenuto della nuova legge sullo sport approvata dal Congresso spagnolo lo scorso 22 dicembre. L’articolo 112 dichiara che “le infrazioni molto gravi saranno prescritte a tre anni, quelle gravi a due anni, quelle lievi a sei mesi”. Secondo l’articolo 101.1, il reato commesso dal Barcellona ricade invero nella prima categoria, con pena la retrocessione, in quanto “azione volta a condizionare, attraverso pagamenti in denaro, il regolare svolgimento di una competizione sportiva”. Ma aggiunge la medesima legge sullo sport: “In caso di infrazioni continue o permanenti, il termine di prescrizione inizierà a decorrere dalla fine della condotta incriminata”. E il club ha smesso di pagare Negreira quattro anni e mezzo fa. In assenza di nuovi elementi, il fatto insomma non sussiste. Se non è record poco ci manca.

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