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Il foglio sportivo

Serie A, dove eravamo rimasti. La ripartenza del campionato con il Napoli in fuga in 10 trame

Giuseppe Pastore

Dopo il frullatore qatariota, è tempo di tornare al campionato italiano, il parente che sopportiamo sempre più a fatica ma non possiamo fare a meno di invitare al nostro desco. Ecco dove eravamo rimasti e cosa aspettarsi da questo inizio di 2023

Il frullatore qatariota ci ha prima indignato, poi divertito e infine ci ha lasciato inebetiti, per colpa di quell’epilogo indimenticabile che ha fatto credere a tutti i bambini del mondo che il calcio sia normalmente quella cosa lì. È tempo di tornare alle abitudini italiane, ai buoni propositi destinati a deragliare già dopo 90 minuti, al mercato senza una lira in cui il massimo dell’ambizione è rinnovare il contratto al più forte della rosa. È tempo di tornare alla Serie A, il parente che sopportiamo sempre più a fatica ma non possiamo fare a meno di invitare al nostro desco. Ecco dieci trame e sottotrame da riannodare in quest’inizio di 2023.

1) Ovviamente, il Napoli. Riparte con (almeno) 8 punti di vantaggio, come lo sciatore talentuoso ma inesperto che ha fatto il vuoto dopo la prima manche dello slalom olimpico. Dal punto di vista tecnico e tattico, ha solo certezze; ma la città più argentina d’Italia saprà reggere la pressione? Potrebbe aiutare l'esempio virtuoso dell’Albiceleste, che ha trasformato decenni di angoscioso struggimento in scaramanzia positiva dichiarando a pieni polmoni l’obiettivo finale, in ogni momento, senza nasconderselo di continuo. Del resto, la prima squadra a vincere lo scudetto dopo il Mondiale 1986 fu proprio il Napoli di Maradona...

2) Procedendo in ordine di classifica, il Milan e la sua ritrovata sicurezza che va oltre le contingenze, a cominciare dall’infinito infortunio di Maignan. Le ultime faticose esibizioni del 2022 hanno però confermato il sospetto che Pioli dovrà cambiare qualcosa, tatticamente e anche come organico, per riattivare il circolo virtuoso che ha portato allo scudetto di maggio. Il rischio è un nuovo mercato invernale a saldo zero, in cui gli eventuali rinnovi di Bennacer e Leao verrebbero celebrati come grandi acquisti.

3) La Juventus, l’incognita con la X maiuscola. Parla da solo il teatrino del 27 dicembre, con Luciano Moggi riemerso come Godzilla dai liquami di Calciopoli per spalleggiare in Assemblea l’ex presidente Agnelli: ma la realtà è che, da quando il cda si è dimesso in blocco, in Borsa il titolo ha guadagnato il 14,8 per cento. Ciò che succederà in campo sarà per forza conseguenza dell’inchiesta Prisma e del riassetto societario, chissà quanto doloroso: la notizia dei “pieni poteri” ad Allegri conferma che il fronte è in continuo stravolgimento.

4) L’Inter, che sembra sempre un po’ alla deriva, nel delta mai così ampio tra la serietà manageriale di Inzaghi e Marotta e una proprietà distaccata e stralunata, ben rappresentata dal suo presidente bambino che alla festa di Natale scherza fuori luogo davanti a tutti: “Lasciate 5 euro sul tavolo per il mercato”. Tutto molto cringe, imbarazzante. Ma con il rientro di Lukaku la rosa rimane lussuosa e competitiva anche per un bel cammino in Champions, che – visti gli 11 punti di distacco dalla vetta – potrebbe diventare il primo obiettivo stagionale.

5) I piedi in quattro scarpe di José Mourinho che dichiara fedeltà alla Roma ma lascia la porta socchiusa alla Nazionale portoghese: armi di distrazione di massa per una squadra che non è meglio dell’anno scorso sotto alcun punto di vista e aspetta i rientri a tempo pieno di Dybala e Wijnaldum come la pietra filosofale. Entro giugno sia i detrattori che gli estimatori del vate di Setúbal arriveranno allo showdown: si svelerà il bluff o assisteremo all’ennesimo incantesimo di Mago Mou?

6) Una rivelazione imprevista che non abbiamo sentito arrivare, come accadde dopo il lockdown del 2020 quando ci trovammo dinanzi a un Milan inspiegabilmente rifiorito. Quale sarà la squadra o il giocatore, magari italiano, che esploderà di colpo e senza preavviso? Molti indizi portano allo juventino Fagioli, ma da Scalvini a Volpato, da Baldanzi a Lorenzo Colombo, sono parecchi i nostri potenziali wonder boys che hanno mandato segnali luminosi nel 2022. O magari sarà già tempo di Simone Pafundi, il 16enne dell’Udinese già lanciato in Nazionale da Mancini?

7) L’alta borghesia – la Lazio, l’Atalanta, la Fiorentina – che parte sempre ma non arriva mai, come certi filmetti ambiziosi camera & cucina del nostro cinema che si smarriscono per strada dopo mezz’ora. Il copione cambierà? Lo auguriamo, più in generale, a tutti quegli allenatori – da Italiano a Juric – che rischiano di spendere tutta la carriera a inseguire l’occasione capitata l’anno scorso a Pioli (per coglierla, De Zerbi è stato ben felice di emigrare in Premier): uscire dal limbo delle promesse e dimostrare di valere, né più né meno.

8) I giocatori che invece vogliamo ritrovare: su tutti Federico Chiesa, patrimonio del calcio italiano di cui abbiamo perso le tracce nel gennaio 2022. E poi Nicolò Zaniolo, irresistibile ma intermittente come le luci di Broadway, a cui si chiede uno sforzo di maturità (magari cambiando aria?). Infine, per i nostalgici un po’ boomer, anche l’ultimissimo valzer di Zlatan Ibrahimovic, che ormai sfida apertamente il buonsenso quando dichiara che lui non ha ancora finito col calcio, e il calcio non ha ancora finito con lui.

9) Il mondo arbitrale, nuovamente terremotato dalle sacrosante dimissioni di Alfredo Trentalange da presidente dell’Aia e interessato da gennaio da almeno un paio di modifiche che cambieranno ancora il nostro modo di guardare il calcio. Le abbiamo già viste ai Mondiali: il fuorigioco semi-automatico abbatterà i tempi d’attesa su ogni offside sospetto, i maxi-recuperi potrebbero disinnescare le perdite di tempo ma allungare a dismisura il tempo di gioco. Usiamo il condizionale perché al momento, tra Serie B e Premier League, le indicazioni Fifa sembrano rimaste lettera morta.

10) La Champions League. Ve la ricordate? Quella Coppa dalle orecchie a sventola, in certe notti di maggio decisamente sexy, che manca al calcio italiano dal 2010. Pare razionalmente impossibile contenderla al Real Madrid, al Bayern, al Paris Saint-Germain o agli squadroni inglesi, ma gli incroci di tabellone (gli ottavi di Milan, Napoli e Inter non sono impossibili) potrebbero portare molto avanti almeno una nostra rappresentante. E se il calcio italiano, vilipeso fino alla noia per il mancato viaggio in Qatar, rialzasse a sorpresa la testa?
 Giuseppe Pastore

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