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Qatar 2022

Argentina-Croazia è la semifinale dei protagonisti inattesi

Enrico Veronese

C'è molto di più della sfida tra Lionel Messi vs. Luka Modric in campo al Lusail Stadium. Da Bruno Petkovic a Enzo Fernández ecco i primattori che non ci si aspettava

Minuto 55 di Milan – Dinamo Zagabria, partita di Champions League giocata allo stadio di San Siro lo scorso 14 settembre. Il numero 9 ospite, in maglia bianca, riceve a centro area una richiesta di triangolo da Mislav Oršić: spalle alla porta, stoppa di sinistro e si porta il pallone sul destro, smistandolo d’esterno nonostante la pressione di Pierre Kalulu e Fikayo Tomori, non proprio gli ultimi arrivati. Il passaggio illuminante raggiunge la sua destinazione e Oršić insacca il gol che dimezza lo svantaggio croato. A dirigerlo, il 28enne Bruno Petković: colui che in tanti anni di loggione nel calcio italiano (Catania, Varese, Reggiana, Entella, Hellas Verona, Bologna) mai si ricorda esser dotato di tali colpi in canna. "Allora non era così scarso!", esclameranno i tifosi che invano attesero prodezze del genere nelle proprie domeniche.

 

Tuttavia anche quel gesto squisito impallidisce di fronte all’impresa che l’attaccante ha compiuto venerdì scorso all’Education City Stadium di Al-Rayyan, quando a tre minuti dalla conclusione dei supplementari ha azzeccato il tiro - ancorché deviato - che ha mandato all’inferno il Brasile dopo la prodezza da equilibrista di Neymar. Nei suoi anni italiani, ma forse nemmeno già in Qatar, Bruno avrebbe immaginato che sarebbe stata una sua rete a prolungare il match contro i favoriti della vigilia: eppure, nell’alternarsi della prima punta a cui è ricorso il ct Zlatko Dalić dopo l’addio di Mario Mandžukić, era chiaro che - tra gli altri mai rimpianti Marko Livaja e Ante Budimir - sarebbe potuto spettare anche a lui. Ora tutti costoro giocheranno una semifinale mondiale (la seconda in quattro anni per gli slavi a scacchi), e Richarlison, Vinicius, Antony invece no.

 

D’altronde, quando mai una semifinale iridata è stata disputata da 22 campioni inappuntabili? Argentina-Croazia non sarà solo Lionel Messi vs. Luka Modrić. Anzi, se le star si equivalgono o si annullano il proscenio sarà dei comprimari, a volte mezzi carneadi: vale soprattutto per i sudamericani, che finora hanno sciorinato meno gemme del previsto, con Ángel di María limitato dalle condizioni fisiche, Lautaro Martínez in periodo no, Paulo Dybala e Thiago Almada mai schierati un minuto, Rodrigo de Paul zavorrato da incombenze non tipiche. Se per l’Argentina non è sbagliato parlare di “Messi + altri dieci”, la Croazia conserva buona parte del credito accumulato in Russia e sta dicendo al mondo che la bontà della sua generazione non è ancora esaurita.

 

Lovro Majer, per esempio, studia da vice Modrić aumentando via via il suo minutaggio. Dominik Livaković quattro anni fa ammirava le parate del totem Danijel Subašić, quest’anno è lui a fermare rigori e incursioni. Nel 2018 non c’erano i cross perfetti, a brioche, di Josip Juranović; l’altro terzino Borna Sosa già sembrava un fotomodello e prima di lasciare Stoccarda dovrà limitare Messi. E quel Mislav Oršić di cui all’inizio, bestia nera per i club italiani (chiedere all’Atalanta), già in goal nel quarto di finale continentale: sarà lui, martedì, il “volta la carta” segreta di Dalić?

 

Dall’altra parte in tanti aspirano a un posto al sole: le credenziali del portiere Damián Emiliano Martínez erano scese di colpo durante la sfida all’Arabia Saudita, poi il serio riscatto. Il suo omonimo Lisandro risente della stagione altalenante al Manchester United, non così “el Huevo” Acuña che ara la fascia sinistra, pregiato manzo da asado. Con Enzo Fernández, rivelazione di stagione, il Real Madrid vorrebbe sistemare il centrocampo per un lustro; e Alexis MacAllister è figlio d’arte con qualche goccia di whisky scozzese che in campo si sente. Julián Álvarez in Qatar avrebbe dovuto fare solo apprendistato: ma le evenienze della competizione lo hanno voluto proficuo rapinatore d’area. Considerando anche Nahuel Molina, habitué del gol a Udine e temprato dal salto all’Atlético Madrid, la partita affidata all’arbitraggio di Daniele Orsato si annuncia come il più classico appello alla classe operaia che andrà in Paradiso.

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