Foto Epa, via Ansa

qatar 2022 - facce da mondiale

La Croazia nelle mani di Dominik Livakovic

Francesco Caremani

Il portiere croato è da anni tra i migliori in campo nella Dinamo Zagabria, da anni che viene accostato a diverse squadre dei maggiori campionati europei. A questi Mondiali si sta rivelando uno dei migliori numeri 1 in circolazione

Un corso di laurea in Diplomazia e relazioni internazionali che prima o poi riprenderà, un nonno che lo accompagnava agli allenamenti, la scelta, per niente tormentata, tra pallacanestro e calcio. Dominik Livakovic, portiere della Croazia che parando tre rigori negli ottavi di finale contro il Giappone ha eguagliato il record di Ricardo (Portogallo-Inghilterra 2006) e del connazionale Subasic (Croazia-Danimarca 2018), è arrivato alla ribalta internazionale con un po’ di ritardo, per i più distratti, ma sono anni che in Europa, tra Champions ed Europa League, dà il meglio per la Dinamo Zagabria; club con il quale ha vinto cinque campionati consecutivi – 2018-2022 – due coppe e due supercoppe di Croazia, venendo eletto nella squadra della stagione dell’Europa League 2020-21. Eppure l’esordio in Nazionale, nell’amichevole contro il Cile, conclusasi ai rigori, non andò bene, visto che non riuscì a pararne nemmeno uno e fino alla sfida contro i giapponesi la sua percentuale di penalty parati era del 35 per cento.

   

Padre ingegnere, che è stato anche sottosegretario del Mare e del Turismo, nonni medici, è stato spinto verso un’altra carriera, ma i guanti da portiere, per il momento, hanno avuto la meglio. Dominik, ribattezzato per l’occasione San Domenico, è nato a Zara come Sasa Bjelanovic, Dado Prso e Luka Modric, iniziando a giocare nelle giovanili della squadra locale per poi farsi le ossa nella NK Zagabria prima di approdare alla Dinamo nel 2016. In Nazionale ha preso il posto proprio di Subasic e pure quello di Lovre Kalinic che avrebbe dovuto essere il sostituto di quest’ultimo. Vicino al Milan, nel dopo Donnarumma, e al Lille in una sola estate, alla fine è rimasto a Zagabria, togliendosi qualche soddisfazione, come quella di avere raggiunto i quarti di finale di Europa League eliminando il Tottenham di Mourinho, perdendo a Londra 2-0 e vincendo in casa 3-0, parando tutto quello che si avvicinava alla propria porta. Ma, al di là dei complimenti dello Special One, la partita più bella della sua carriera, per sua stessa ammissione è, proprio, quella giocata contro il Giappone.

  

Eppure non è andato sempre tutto liscio, anzi. Nelle qualificazioni mondiali – Croazia-Russia 1-0 del 14 novembre 2021, con Grbic in porta per i croati – c’è stato un momento nel quale è finito in panchina. Un momento immortalato nel documentario ‘Capitani’, andato in onda su Fifa+ e Netflix, con Luka Modric che gli parla: “In questi momenti la cosa più importante è che i compagni di squadra sentano che c’è qualcuno alle loro spalle. La situazione dei portieri è piuttosto particolare. Sono soli. Non te lo direi se non mi importasse di te. Ma non vedo i tuoi progressi in Nazionale. Forse è la pressione?”. E ancora: “Guarda che sei un grande portiere. Lo sai, vero?”, parola più parola meno.

   

Il Brasile, ovviamente, non è il Giappone. Gioca, segna e si diverte, ragion per cui il pronostico pare quanto mai scontato. E al di là della capacità della Nazionale di Dalic di affrontare alla pari i brasiliani, molto dipenderà anche dalle parate di Livakovic.

 

Intervistato dopo la sfida contro il Giappone Dominik ha ricordato il consiglio di Subasic: “Mi ha insegnato che la cosa più importante per un portiere è restare calmo”. E come gli ha detto Modric nel documentario: lui deve far sentire sicura la squadra e, soprattutto, non deve farsi opprimere dalla pressione. Ecco, Croazia-Brasile in un quarto di finale dei Mondiale è una di quelle partite nelle quali non puoi sbagliare e in cui, allo stesso tempo, se senti la pressione è finita. E allora Dominik Livakovic parane un’altra, non è ancora il tempo di tornare all’università.

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