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qatar 2022

La Croazia è un pugile che sa incassare i colpi

Enrico Veronese

La Nazionale croata è una squadra moderata, si direbbe in politica, che ha centellinato calcio ed energie e così facendo ha acquisito in saggezza e riserve di ossigeno. Contro il Brasile si gioca l'accesso alla semifinale dei Mondiali

Ogni centimetro quadrato di questa città è un luogo di conflitto. Valeva per Raimundo Blanco nel romanzo “Bastogne” di Enrico Brizzi, riferito a Nizza; vale ancor più per gli stadi dove gioca la Croazia del calcio, che alla costante di essere stata promettente e fumosa, indi bella e dannata, aggiunge ora il crisma della resistenza. Non con la R maiuscola, mai carente ad un popolo pesantemente flagellato dall’occupazione nazista e dalla secessione del 1991 (i toponimi della riviera istriana recano intitolazioni ai partigiani come Anton Bušković, e nei cimiteri del Quarnaro riposano famiglie civili, vittime di strage), bensì la capacità di sopportare, attendere con pazienza, incassare colpi e abbozzare, che le maglie a scacchi raramente avevano esibito, crogiolandosi nella piacevolezza estetica e nei risultati che sgorgavano fluidi dalla somma dei talenti individuali.

 

La Croazia edizione 2022 contenderà al Brasile l’accesso alla semifinale mondiale. Una squadra moderata, si direbbe in politica: eppure, nell’aver centellinato lo smalto - anche per l’innalzamento dell’età media - ha acquisito in saggezza e riserve di ossigeno. I Vàtreni sono meno infuocati, ma sempre pericolosi per dosare le energie: la prima partita li ha visti opposti al Marocco, creando chance in pari numero e chiudendo a doppia mandata la difesa, che attorno al veterano Dejan Lovren schiera il fresco Joško Gvardiol (tra i migliori dell’interno torneo) e lancia il crossatore Josip Juranović del Celtic Glasgow, pure interprete di prove molto convincenti.

   

Uno 0-0 non brillante, ma denso. Sotto col Canada che parte fortissimo: segna Alphonso Davies e crea le condizioni per il raddoppio. Ma gli slavi fanno appello all’esperienza, e con la doppietta di Andrej Kramarić, il redivivo Marko Livaja e la gemma di Lovro Majer si rimettono in carreggiata nell’arco di un’ora. Prima, patemi e spettri nell’area di Dominik Livaković, poco protetto da un centrocampo privo di interditori testuali: forse proprio in questa visione del ct Zlatko Dalić sta la radice, di chi si sente accerchiato e nello stress test deve arroccarsi con pochi aiuti.

  

Dopo il 4-1, match decisivo contro il Belgio che ha l’acqua alla gola: se con le “giubbe rosse” i problemi per gli adriatici si sono accumulati all’inizio, alla terza le palle gol e la tenuta del campo fino al 70° minuto lasciano spazio alla sfuriata avversaria, resa vana anche dalle incertezze di Romelu Lukaku. Nonostante l’affanno, a Zagabria si passa il turno con merito: l’incrocio nel tabellone pare propiziare lo scontato ottavo di finale contro la Spagna. Invece quest’ultima perde col Giappone, che diventa l’ostacolo da superare verso i quarti.

  

Al-Wakrah, stadio al-Janoub, lunedì 5 dicembre: di tutte le outsider, il Giappone viene accreditato delle massime chance - assieme alla Svizzera, dissoltasi poi contro il Portogallo - per aver battuto anche la Germania. Gli uomini in maglia blu passano in vantaggio con Daizen Maeda: serve un’altra rimonta. Non a caso è Ivan Perišić, con una fucilata di testa all’angolo, a raddrizzare la situazione: c’era nella gara di esordio in Brasile nel 2014, e segnò pure l’illusorio vantaggio; come andò a rete nella finale di Mosca, pareggiando provvisoriamente il primo goal francese. Ala offensiva, a destra e a sinistra; esterno a tutta fascia per Antonio Conte, e quando serve (come adesso) pure seconda punta. Simbolo di questo sacrificio, di fatica e tigna.

   

Ai calci di rigore i vicecampioni del mondo non hanno da guadagnare che la propria conferma. Invece gli scapigliati si bloccano e la selezione croata si ritrova, unica tra le otto qualificate a non affacciarsi direttamente sopra l’oceano Atlantico. Parola al Brasile, la prova più dura: ultima chiamata per Ivan, per il burlone Marcelo Brozović, per il Pallone d’Oro tra i piedi di Luka Modrić, le cui capacità balistiche tuttora esaltano i portieri e incantano le platee anche in Qatar. Contro i giocolieri di Tite i croati dovranno raddoppiare le forze, fare quadrato e volare in contropiede, senza rinunciare a costruire gioco. Non impossibile, se lo avranno nei nervi: come nel video di “Numb” degli U2, ciò che non uccide fortifica, e aiuta a respirare forte.

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