Pallone e politica

Il governo non rateizza le tasse della Serie A e pensa a nuove (e vecchie) soluzioni per il calcio

Ruggiero Montenegro

"Siamo contrari", dice Abodi, che fa riferimento all'equa competizione e a ragioni d'opportunità: "Saremmo male interpretati dall’opinione pubblica". Ma il ministro dello Sport lavora all'emendamento sui diritti tv, studia provvedimenti antipirateria e valuta le sponsorizzazioni da parte delle aziende di scommesse, oggi proibite

Non ci sarà alcuna soluzione ad hoc, nessuna norma salvacalcio. "Siamo contrari, perchè riteniamo che il sistema sportivo, all’interno del settore sportivo quello calcistico, possano e debbano trovare soddisfazione delle loro esigenze all’interno del corpo normativo e con parità di trattamento alle imprese". Il ministro dello Sport Andrea Abodi stoppa definitivamente l'emendamento al dl Aiuti quater che avrebbe "previsto la rateizzazione fino a un massimo di 60 rate mensili di pari importo, con il versamento delle prime tre rate entro il 22 dicembre 2022" di quei versamenti, fiscali e previdenziali, sospesi per aiutare la società a fronteggiare la crisi sanitaria. E senza sanzioni.

  

La sortita, che avrebbe garantito anche uno scudo penale e amministrativo, l'aveva tentata qualche giorno fa Claudio Lotito, senatore di Forza Italia e soprattutto presidente della Lazio, avanzando il sospetto del conflitto d'interessi. Ma ieri Abodi, intervenendo al question time alla Camera, ha spento la polemica: "E’ del tutto evidente che esiste una autonomia relativa dell’ordinamento sportivo del quale dobbiamo tener conto, ma si inserisce all’interno delle norme dello Stato", ha chiarito il ministro. Insomma esistono delle norme, che valgono per tutti, ed è in questo contesto che il mondo del calcio dovrà trovare una soluzione. In ballo ci sono circa 800 milioni, a tanto all'incirca ammonterebbe il debito verso lo stato, in gran parte riferito alle società di Serie A (5-600 milioni, secondo i conti del Sole24 ore). La Legge di bilancio prevede la possibilità di rateizzare, pagando una sanzione del 10 per cento.

 

"Ci sono società virtuose che pagano, in maniera puntuale tutti i loro adempimenti e magari fanno l’acquisto di un giocatore in meno per rispettare le regole, mentre altri hanno un paradigma gestionale diverso e noi dobbiamo garantire i principi, i valori", ha detto ancora Abodi, facendo riferimento al concetto di equa competizione. Ma la questione è anche politica, e insieme intreccia l'economia e le dinamiche del consenso: "Saremmo male interpretati e mal compresi dall’opinione pubblica", ha riassunto infine il ministro. Ma in precedenza pure il ministero dell'Economia aveva dato parere negativo, mentre da Palazzo Chigi lasciavano filtrare una certa perplessità da parte di Giorgia Meloni: dubbi di merito e di opportunità per l'appunto, che la premier ha condiviso con i capigruppo di maggioranza - sebbene in un primo momento l'emendamento avesse ricevuto un consenso quasi trasversale, con pochissime eccezioni.

   

D'altra parte il momento è quello che è, con la crisi energetica e l'inflazione a presentare il conto. Al di là delle ragioni, sarebbe stato troppo difficile per il governo spiegare il perché di un provvedimento di questo genere. Meglio fermarsi subito, è stato il ragionamento. Anche perché, nel frattempo, continua a tenere banco l'inchiesta che coinvolge la Juventus, a cui vengono imputate plusvalenze fittizie e bilanci alterati, mentre si sprecano titoli e sentenze mediatiche. Ha giocato un ruolo anche questo.

  

Esulta nel frattempo Matteo Renzi, tra i più attivi nel sottolineare le incongruenze di quello che era stata ribattezzato anche Lodo Lotito: "I soldi diamoli alle società del territorio, ai dilettanti. E diamoli alla cultura. Non ai presidenti della Serie A", ha detto l'ex premier, rimarcando come la sua forza politica non abbia sostenuto la proposta. In precedenza il leader di Italia viva era statop duramente attaccato proprio dal presidente della Lazio - "È uno dei più grandi esperti di conflitto d'interessi. Peccato vederlo ridotto a rincorrere la peggiore demagogia". 

  

E se questo provvedimento sembra ormai arrchiviato, resta aperta invece un'altra partita fondamentale per il mondo del calcio. Ed è quella realtiva ai diritti tv. Un altro emendamento vorrebbe allungare la durata dei contratti tra la Lega e i broadcast. La Legge Melandri, quella a cui oggi si fa riferimento, prevede una durata massima di tre anni. Con la modifica, che dovrebbe essere inclusa nel decreto Aiuti quater, si potrebbe arrivare fino a cinque. Con la possibilità dunque per le televisioni che acquisiscono i diritti di una maggiore pianificazione e dunque di un maggiore investimento nei confronti del sistema calcio. Sul punto ci sarebbe il parere favroevole delle società sportive ma anche della politica. Oltre a questo, per cercare di dare nuova linfa a un sistema alle prese con una crisi economica strutturale, Abodi lavora a un pacchetto antipirateria e valuta anche di superare il divieto di sponsorizzazione per le aziende di betting, orevisto dal decreto Dignità. Una norma che nelle stime della Lega calcio sarebbe costata circa 100 milioni all'anno.