Foto Epa via Ansa

Il ciclismo su pista italiano è pazzesco

Giovanni Battistuzzi

Ai Mondiali di Saint-Quentin-en-Yvelines Ganna conquista l'oro (e il record del mondo) nell'Inseguimento individuale. Argento per Milan. Oro anche per le ragazze dell'inseguimento a squadre e per Martina Fidanza nello Scratch. E pensare che il ciclismo su pista in Italia stava scomparendo anni fa

C'è quasi da non crederci a vedere una finale dell'Inseguimento individuale ai Mondiali di ciclismo su pista al velodromo di Saint-Quentin-en-Yvelines. E c'è quasi da non crederci perché quasi non esisteva più il ciclismo su pista in Italia. Stava evaporando in una nuvola di disinteresse, di velodromi vuoti, abbattuti, lasciati alla malora. Poi arrivò l'ostinazione di Elia Viviani, il lavoro silenzioso e strepitoso di Marco Villa, l'entusiasmo rinato attorno a un campione che ci portò in dono una medaglia olimpica. E un manipolo di giovani che hanno creduto nell'impossibile. Due di questi hanno raggiunto la finale dell'inseguimento individuale. Ha vinto Filippo Ganna. Jonathan Milan ha conquistato l'argento. Argento come la Nazionale dell'Inseguimento a squadre. Oro come la Nazionale dell'Inseguimento a squadre femminile, come Martina Fidanza nello scratch. Pazzesco, appunto. Da non crederci.

 

Pazzesco come il Record dell'Ora di Filippo Ganna, bissato dal record mondiale nell'inseguimento: battuto il 3'59"930 dell'americano Ashton Lambie. Era un tempone, era destinato a durare, si diceva, e pure con una certa sicurezza. Poi è arrivato Filippo Ganna e il suo 3'59"636. Quasi tre decimi in meno, che è tanta roba in quattro chilometri.

 

Il ciclismo su pista in Italia è una di quelle realtà meravigliose che sembrano un miracolo. Sta diventando un'esaltazione collettiva com'era da decenni che non accadeva. Una dimostrazione che il talento viene fuori solo se si lavora per farlo venire fuori, se esiste una struttura tecnica capace di sopperire alla mancanze strutturali. Se una nazione nella quale esiste soltanto un velodromo coperto regolamentare, e non sempre aperto visto che il tetto è quello che è, riesce a ottenere questi risultati, vuol dire che il lavoro fatto da Marco Villa e collaboratori è stato eccezionale. Nonostante tutte le promesse fatte da istituzioni e federazione. A Marco Villa, Elia Viviani, Filippo Ganna, Jonathan Milan, Martina Fidanza e compagnia dovrebbero dedicare una statua davanti al velodromo di Montichiari.