Foto per gentile concessione della Federciclo

Setteperuno

Il paradosso del ciclismo su pista in Italia

Marco Pastonesi

Agli Europei la compagine azzurra si è classificata terza nel medagliere, nonostante nel nostro paese ci sia soltanto un velodromo coperto, perdipiù in condizioni critiche

Tre ori, sette argenti e quattro bronzi. Terza nel medagliere dietro a Gran Bretagna e Russia, ma con un maggiore numero di medaglie. Europei di ciclismo su pista. L’Italia non è tornata: c’era già. Ma si è elevata, migliorata, impreziosita. E si è confermata signora degli anelli, protagonista nei velodromi, patria di pistard. Un’impresa, una prodezza, un miracolo. Un miracolo all’italiana.

  

Tre ori: Martina Fidanza nello scratch, Elisa Balsamo e Vittoria Guazzini nell’americana, (che oggi si chiama madison, ma si dovrebbe scrivere Madison, in omaggio al Madison Square Garden di New York che ospitava le corse già alla fine dell’Ottocento e poi nel primo Novecento) e ancora Balsamo nella corsa a punti. Sette argenti: i quartetti dell’inseguimento uomini e donne, Jonathan Milan e Martina Alzini nell’inseguimento individuale, Rachele Barbieri nell’eliminazione, Matteo Donegà e Silvia Zanardi nella corsa a punti. Quattro bronzi: Miriam Vece nei 500 metri, ancora Milan nel km da fermo, Silvia Valsecchi nell’inseguimento individuale, Francesco Lamon e Stefano Moro nel madison. E con Filippo Ganna (un oro sicuro nell’inseguimento individuale e un grande contributo in quello a squadre), Michele Scartezzini e Liam Bertazzo – bici e valigie a mano - rimasti a casa perché positivi al Covid-19.

  

Eppure in Italia – a Montichiari, in provincia di Brescia - esiste solo un velodromo coperto, perdipiù in condizioni critiche, tornato a disposizione delle nazionali dopo la ristrutturazione del tetto (ci pioveva dentro) e della pista (che si era danneggiata). L’altro velodromo, promesso e atteso – a Bandie, nel Trevigiano – è rimasto un cantiere, sospeso, bloccato, causa debiti. E le altre strutture, a cominciare dalla tragicomica vicenda del Vigorelli a Milano, sono soltanto all’aperto, come tetto un cielo di stelle, quindi con una programmazione stagionale. Insomma, il nulla rispetto agli impianti di cui godono Paesi come Gran Bretagna o Australia, dove l’osmosi fra strada e pista, fra mountain bike e pista, fra ciclocross e pista, è diventata l’officina nel fabbricare talenti e sogni.

 

 

Un miracolo, dunque. Che ha nomi e cognomi. Marco Villa, settore uomini, e Edoardo “Dino” Salvoldi, settore donne. Villa, 51 anni, lombardo di Abbiategrasso, due ori e un argento mondiali e un bronzo olimpico nell’americana (con Silvio Martinello, in corsa come candidato all’elezione per la presidenza della Federciclo), che della pista ha conosciuto i segreti da corridore e adesso da tecnico, e che ha saputo organizzare una squadra creando un ambiente, un’atmosfera, un clima, una comunità se non proprio una famiglia. E Salvoldi, 49 anni, nato a metà strada fra Milano e Bergamo (a Trezzo d’Adda), che non si occupa solo di pista ma si preoccupa anche di strada, e gestisce quel piccolo patrimonio di ragazze che sfidano ancora pregiudizi culturali e ristrettezze economiche, oltre ad avversarie meglio organizzate e sostenute. E tutto questo in un periodo in cui, in Italia, la bicicletta non è mai stata così importante (la corsa all’acquisto con gli sconti statali) e il ciclismo così in crisi (come sistema: meno sponsor, meno squadre, meno corse, meno corridori, meno campioni).

    

L’impressione è che l’incantesimo sia prodigioso ma fragile. Il prossimo obiettivo è, pandemia permettendo, le Olimpiadi di Tokyo 2021. Ganna, Viviani, Paternoster (anche loro due assenti agli Europei di Plovdiv, in Bulgaria: Elia sfinito dopo una stagione compressa e complicata su strada, Letizia reduce da un infortunio) e compagni ci arriveranno con la solita serietà. E con la solita speranza. L’Italia delle biciclette chiede piste. Ciclabili sulle strade, coperte nei velodromi. Altrove sono già il presente, da noi ancora il futuro.

  

Un fine settimana di “altri sport”

  

Formula 1, Gp di Turchia a Istanbul, primo Lewis Hamilton, che conquista il suo settimo Mondiale e uguaglia Michael Schumacher.

 

MotoGP, Gp di Spagna a Valencia, Franco Morbidelli vince la gara (il terzo successo del 2020), lo spagnolo Joan Mir conquista il Mondiale (il primo dopo quello del 2017 nella Moto3).

  

Basket, campionato, Olimpia Milano imbattuta in campionato, l’ottava vittoria a Cantù, 89-71.

  

Rugby, nell’Autumn Nations Cup l’Italia ha perso con la Scozia (28-17) anche il suo trascinatore, Jake Polledri, infortunato ai legamenti del ginocchio destro.

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