AP Photo/Darko Bandic, via LaPresse 

panchine che cambiano

Al Chelsea Thomas Tuchel paga il desiderio di eliminare l'èra Abramovich

Gabriele Spangaro

Dopo la sconfitta contro la Dinamo Zagabria, il Chelsea ha deciso di esonerare l'allenatore tedesco. I risultati non esaltanti di questo avvio di stagione dei Blues però non sono l'unico motivo di una decisione abbastanza sorprendente. A sostituirlo sarà Graham Potter

È bastata una notte di Champions League per assistere al primo stravolgimento in uno dei top club europei, uno di quelli che saranno certamente protagonisti della competizione, o quanto meno protagonista nel cammino del Milan. Dopo la sconfitta di martedì sera per 1-0 contro la Dinamo Zagabria, nella capitale croata, il Chelsea ha infatti deciso di esonerare Thomas Tuchel.

    

Va detto che l'esordio perdente in Champions non è da considerarsi l'unico motivo della scelta. La sconfitta è piuttosto la conferma di un avvio di stagione titubante da parte dei Blues. Non che il Chelsea stia affrontando una stagione già compromessa: è sesto in classifica a 5 punti dall'Arsenal capolista; tuttavia alcune prestazioni non serene e soprattutto alcuni risultati – la sconfitta 3-0 contro il Leeds, ma anche il 2-1 contro il Bournemouth – hanno preoccupato, a quanto pare, non poco Todd Boehly, nuovo presidente del club londinese. Ma per avere un quadro più ampio, si sappia anche che il Liverpool è settimo in classifica, mentre il Manchetser United, che aveva iniziato malissimo perdendo in casa, è invece “già” quinto e ha battuto la capolista Arsenal nell'ultimo turno di Premier league. Perciò si possono dire due cose: in primo luogo che ci sono tutte le premesse perché oltre la Manica abbiano un campionato bellissimo – non una novità – e che a oggi nessuna situazione problematica, o presunta tale, è irrimediabile. Al quarto posto sopra United, Chelsea e Liverpool c'è il Brighton di Graham Potter, e proprio quest'ultimo, classe 1975, è stato scelto per sostituire l'allenatore tedesco.

    

Tuchel si è seduto sulla panchina del Chelsea nel gennaio del 2021 e in pochi mesi ha costruito una squadra in grado di battere il Manchester City nella finale di Champions disputata a Porto e vincere il trofeo più prestigioso d'Europa. Nella stagione successiva alla bacheca di Stamford Bridge si sono aggiunti poi Supercoppa europea e Mondiale per club. Lo scorso anno in Champions il Chelsea si è arreso, di fatto, solo a un Real Madrid, sfavorita alla vigilia ma capace nei turni successivi di scrivere un piccolo pezzo di storia di questo sport, ma l'identità di gioco era limpida, e si poteva intuire l'incompatibilità con Lukaku, l'acquisto più costoso della storia del club, ma anche efficace, nonostante l'inciampo con lo Zenit che è costato il primo posto nel girone. Ne sa qualcosa la Juventus, uscita sconfitta 4-0 da una partita in cui non aveva assolutamente capito come arginare l'attacco blues.

  

L'Athletic definisce il Tuchel delle scorse settimane “l'ombra di se stesso”, ma il suo esonero ai primi di settembre pare comunque una decisione opinabile – di fatto rimane uno dei migliori allenatori in circolazione in Europa, la stagione darà ragione o no a Boehly – e conseguenza di un rapporto non roseo maturato durante l'estate. Lo dimostra un mercato colmo d'agitazione, a cominciare dalla trattativa per la cessione in prestito dello stesso Lukaku. Marina Granovskaia, la figura principale del mercato blues dell'era Abramovich, e Peter Cech lasciano il Chelsea, non prima di essersi espressi contrari ai termini, ritenuti molto favorevoli all'Inter, della cessione del giocatore. Lo stesso presidente allora si nomina direttore sportivo ad interim. Vengono acquistati giocatori di valore provato come Koulibaly e Sterling, e di valore in prospettiva come Fofana – per 82,5 milioni di euro, il secondo colpo più caro, proprio dopo Lukaku, della storia del Chelsea – ma anche un giocatore come Cuccurella, il cui costo, 65 milioni, è parso quantomeno eccessivo. Vengono spesi 282 milioni, ma per alcuni obiettivi di Tuchel le trattative non si sviluppano in maniera concreta, come nel caso di De Ligt dalla Juventus e Raphinha dal Leeds. Boehly parla con Mendes, nonostante l'avversione a Cristiano Ronaldo del tecnico tedesco. Poi il nervosismo di un allenatore forse nemmeno più in controllo completo dello spogliatoio a causa di rapporti sempre più critici con alcuni giocatori, le sconfitte e la separazione.

  

Pare insomma una decisione del tutto in linea con il cambiamento annunciato dalla nuova presidenza, ma che non sembra aver capito una fortuna posseduta in casa, e che è molto difficile da trovare e ancor più difficile da mantenere, pare, come l'allenatore.

Di più su questi argomenti: