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La rissa fra Conte e Tuchel è da incorniciare

Jack O'Malley

Fatemi capire chi ha fatto l’affare tra Inter e Chelsea nella vendita di Casadei per 15 milioni

Pensavo che la Gazzetta fosse del presidente del Torino, Urbano Cairo, vedo invece che da giorni fa le veci di Agnelli e Arrivabene e cerca di convincere Rabiot ad abbandonare la Juventus, così che i bianconeri possano finalmente prendere Paredes: editoriali su “Perché Rabiot non dovrebbe più giocare nella Juve”, articoli contro la mamma manager, grandi classici sui meme dei tifosi contro il centrocampista francese e ovviamente la morale sul “poco coraggio” del giocatore. Chiamalo scemo: l’alternativa sarebbe il Manchester United, di cui abbiamo detto settimana scorsa, una banda di sbandati allenata da un uomo confuso, alle prese con il più forte calciatore degli ultimi vent’anni in fase checca isterica e con una dirigenza di americani (ho detto tutto).

 

Come una società di Serie A qualunque, è entrata nella fase in cui ogni giorno salta fuori qualcuno che si dice vorrebbe comprarla. Dopo la presa in giro di Elon Musk su Twitter, si è fatto avanti Sir Jim Ratcliffe, proprietario di Ineos e soprattutto inglese. Sarà vero? Io attendo la partita di lunedì sera contro il Liverpool. La squadra di Klopp ha iniziato male la Premier, e a Old Trafford ha l’occasione per iniziare a vincere, cosa che contro i ragazzi allenati da Ten Hag non è difficile. Poi nel calcio non si sa mai, certo, e mentre lo dico chiedo che un esorcista faccia uscire da me il giornalista di Rai Sport che mi ha posseduto. Capitemi: il Chelsea ha speso oltre 15 milioni per Casadei, un signor nessuno strapagato all’Inter, i cui tifosi si rivelano essere i soliti psicopatici, avendo passato l’ultima settimana a dire “figurati se ci danno tutti questi soldi per uno sconosciuto” per poi incazzarsi perché “non abbiamo creduto in un nostro giovane strapagato dal Chelsea”.

  

Tanto lo scudetto lo vince la Roma, anzi lo ha già vinto a leggere e sentire certe cronache: le pagine del Corriere dello Sport sono croccanti da quando i giallorossi hanno preso Dybala, e Angelo Mangiante su Sky si fa inquadrare solo dalla cintola in su perché sotto è nudo. Mourinho la sa lunga, ma anche i migliori sono caduti preda delle sirene dell’Olimpico, e quest’anno non c’è un altro trofeo dopolavorativo da vincere per illudere tutti.

 

Fatemi infine brindare ad Antonio Conte e Thomas Tuchel. La rissa alla fine di Chelsea-Tottenham la scorsa settimana è da incorniciare quasi quanto le mie cene a mezzanotte a base di fagioli, bacon, maionese, peperoncino, acciughe e la mia pinta di bionda: provocazioni, corpo a corpo, testa a testa, minacce, parapiglia. Bravi tutti. Ma soprattutto bravo Graeme Souness, che commentando lo scontro tra i due ha detto su Sky Sport che il calcio è un “man’s game” e che con quella rissa “abbiamo riavuto indietro il nostro gioco”. Il tecnico scozzese, già uno dei difensori più fallosi sempre, è stato ovviamente massacrato: come osa parlare di “gioco da maschi” dopo l’Europeo vinto dalle donne? Lui ha detto di non essersi pentito delle sue parole, costringendo Sky Sport a un comunicato ufficiale in cui gli hanno fatto dire che “per chiarire i miei commenti, mi riferivo alle due partite di Premier League che ho visto in diretta domenica pomeriggio, e non in generale allo sport del calcio. Il calcio è un gioco che piace a tutti”. In altre parole, “non rompetemi le palle con le vostre idiozie”. Cheers, Graeme.

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