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Il Foglio sportivo

Mbappé ha le auto, ma le può guidare

Alberto Brandi

Il fuoriclasse del Psg non è l’unico ad avere il garage pieno di supercar che fa guidare all’autista

Sono Kylian Mbappé, ho 22 anni, in molti mi considerano il calciatore più forte del mondo. Pochi mesi fa ero sicuro di andare al Real Madrid, ma non ho saputo rinunciare all’ultima offerta del Paris Saint-Germain: per i prossimi tre anni guadagnerò più di 300mila euro al giorno. Se volete divertirvi, potete fare un salto sul sito iltuosalario.it: vedrete in tempo reale quanti soldi mi entrano in tasca mentre voi state davanti al monitor. In pochi istanti farete il calcolo dei capricci che potreste permettervi nella vita. Case da sogno, vestiti firmati, vacanze in giro per il mondo, auto di lusso. Ho tutto questo e anche di più. Ma, rispetto a voi, mi manca una cosa: la patente.  

 

Ebbene sì, il monologo immaginario del giocatore che toglie il sonno ai tifosi della Juventus in vista della sfida di martedì in Champions League svela una curiosità. Il francese corre forte, è imprendibile e irraggiungibile, ma solo in campo e grazie alle sue gambe. Niente piede sull’acceleratore per scatenare pneumatici bollenti sull’asfalto come piace a tanti suoi colleghi. Mbappé le auto le ha, ma solo per guardarle posteggiate nel suo garage. Da ammirare come se fossero quadri pregiati appesi a un muro. 

 

Un parco auto da invidia: ci sono, nuove di concessionario, una Ferrari 488 Pista (valore più di mezzo milione), un paio di Audi (una R8 da 562 cavalli e una RS7) una Range Rover, una Mercedes Classe V e, udite udite, qualche veicolo più accessibile: una Touareg, una Tiguan e un Multi Van marchiati Volkswagen. Sono queste ultime quelle che macinano qualche chilometro. Naturalmente con al volante l’autista messo a disposizione dal Psg, l’omino ogni giorno chiamato a gestire i trasferimenti dell’assistito. L’attaccante francese ha giustificato con naturalezza questo vezzo: “Ho sempre avuto autisti a disposizione, non sento il bisogno di guidare. La patente è paradossalmente una di quelle piccole cose che non mi sono potuto permettere. Per la mancanza di tempo e perché comunque l’autonomia di potermi muovere mi è sempre stata garantita prima dal Monaco, poi dal Psg”. Chissà se prima o poi cambierà idea come ha fatto un paio di anni fa il giocatore del Barcellona Jordi Alba, patentato alla bellezza di 31 anni. Sicuramente non l’avrà tranquillizzato la disavventura, per fortuna senza gravi conseguenze, avuta dal fratellino Ethan a gennaio: il quindicenne che gioca nell’accademia del Psg, anche lui scorrazzato da un autista, è finito all’ospedale per un incidente causato da un guidatore ubriaco vicino al centro di allenamento parigino.

 

Non solo Mbappé. Prima di lui, si ricorda un altro caso illustre: quello di Ronaldinho. Il Gaucho non è mai riuscito a superare la paura di mettersi al volante. E allora via con i passaggi, ai tempi a Milanello, del cugino Thiago. I casi rimangono straordinari, trovare altri precedenti non è facile anche perché avere un autista a disposizione è un privilegio che può permettersi solo il calciatore moderno e da sempre vale il binomio campione-auto effetto wow. La patente, poi, i protagonisti del pallone sono più spesso abituati a farsela ritirare come è successo a tanti (Nainggolan, Vidal, Verratti, Balotelli e Perin tra gli altri) e quasi sempre per aver fallito l’alcoltest.

 

Nel nostro campionato, troviamo un’altra mosca bianca. È il portoghese Mario Rui che da quando è a Napoli gira in taxi o scorrazzato dalla moglie. Tanto che i compagni in un video promozionale per Amazon aprono per lui un pacco regalo con all’interno una macchinina giocattolo: “È per Mario – dice nella clip Zielinski – lo conosco da sette anni e non ha ancora preso la patente”.   

 

I calciatori spatentati possono vantarsi leggendo alcuni nomi delle star della musica messi come loro. Robbie Williams riuscì un giorno a comprare cinque auto per un milione di sterline. Voleva imitare il suo idolo Elton John, possessore di svariate Ferrari e Aston Martin. Una volta arrivate a casa le rivendette nel giro di pochi giorni perché non sapeva come usarle. Noel Gallagher ha candidamente ammesso di essersi scordato di aver acquistato una Jaguar MKII del 1967, suo anno di nascita. L’ex Oasis l’aveva abbandonata in una rimessa dopo la prima, e ultima, lezione di guida. E come dimenticarsi di Freddie Mercury che urlava “I want to ride my bicycle”. Lui aveva una Rolls Royce Silver Shadow del 1974, ma la affidava agli chauffeurs. La licenza di guidare non l’aveva, ma quella di ammaliare chi ascoltava le sue estensioni vocali sì, eccome. Un po’ come Mbappé coi gol. In Champions, competizione in cui ha esordito a 17 anni e 9 mesi, ne ha segnati 33 (con 23 assist) in 53 partite. Perché una patente, Kylian alla fine ce l’ha. Quella del campione. Allegri spera che martedì sera, una volta arrivato al Parco dei Principi, si accorga di averla dimenticata a casa.

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