c'era una volta un numero 10

Dybala è rimasto intrappolato nella sua bolla

Ruggiero Montenegro

L'ex attaccante della Juventus è ancora a spasso mentre le squadre iniziano a prepararsi per la prossima stagione. Un realtà ben diversa di quella che aveva immaginato

Si era forse convinto che bastassero 19 gol, quelli segnati nelle ultime due stagioni. O che bastasse una gran doppietta contro il Barcellona ai quarti di finale di Champions League per sentirsi arrivato. Che indossare la maglia numero dieci e la fascia di capitano fosse sufficiente per sedersi al tavolo delle trattative e dare le carte, i numeri e i bonus. A Torino, a Milano o in Europa. Aveva fatto male i conti Paulo Dybala, diventato suo malgrado uno dei simboli di questo povero calciomercato all'italiana. Dopo il mancato rinnovo e l'addio tra le lacrime alla Juventus, l'argentino continua a cercare casa, sonda e aspetta. Di certo, non pensava di essere ancora a spasso mentre iniziano i ritiri.

 

A un certo punto il nuovo contratto coi bianconeri sembrava cosa fatta. Sembrava appunto, ma pare che le offerte bianconere dello scorso autunno siano state ritenute poco congrue dal suo procuratore Jorge Antun, che chiedeva per il suo assisitito uno stipendio da primo della classe. “A me risulta che abbia già ricevuto un'offerta che lo porta in top-20 in Europa come retribuzione”, ebbe a dire Andrea Agnelli a dicembre, aggiungendo che “la sua ambizione è di andare nei primi 5, oggi non lo è e lui lo sa".

  

Evidemente non lo sapeva, se ha continuato a sparare alto, convinto probabilmente di essere indispensabile, figura chiave di un nuovo corso che credeva gli sarebbe stato cucito addosso, e alle sua condizioni. Incastrato in un'illusione costruita tra suggestioni un po' troppo avventate, dichiarazioni altisonanti e poco campo. Troppo poco. È una malanno diffuso nel calcio di questi tempi che trova linfa in certi articoli di giornale che enfatizzano e incensano oltre modo, e alimentato ad arte da procuratori interessati a costruire un brand – che poi vuol dire danari – piuttosto che una carriera. Scambiando le ragioni e le cause per gli effetti. La Joya, in questo meccanismo, c'è finita in mezzo.

 

E il mercato fino a qualche tempo fa lo permetteva pure, in Inghilterra forse lo permette ancora. Ma il Covid ha segnato un punto di svolta nella gestione dei club, imponendo considerazioni nuove e nuovi calcoli, il contenimento dei costi e una struttura sostenibile. Così Dybala ha dovuto realizzare che non solo non era insostituibile a Torino ma che pure altrove non c'era la coda ad attenderlo. Non in Europa tra le grandi squadre che puntano alla Champions e neppure in Italia, dove lo invitano ad attendere, ad aspettare semmai il momento proprizio. Come un calciatore qualunque.

 

Prima bisogna sfoltire la rosa si è sentito dire dall'Inter dopo che appena un paio di settimane fa l'affare sembrava, un'altra volta, fatto. E invece: "Dybala? Rappresentava un'opportunità, ma davanti siamo a posto", ha detto ieri Beppe Marotta, mettendo in standby l'argentino. Che sia la realtà o solo strategia al momento non è dato saperlo, quel che invece appare più chiaro è l'abbaglio di cui è stato vittima l'attaccante, che forse alla storia del “nuovo Messi” ci ha creduto fin troppo. Il suo talento, sia chiaro, non è in discussione e i primi anni in bianconero ne sono la prova. Ma si tratta di una prova ormai sbiadita, da ricalcare per tornare a battere cassa al prossimo giro. Di Real Madrid e Barcellona, delle inglesi di primo piano, nemmeno l'ombra. Avranno perso il numero della Joya.

 

E nel frattempo, a ribadire il concetto, si sono messi pure Galliani e il Monza di Berlusconi che sembra abbiano fatto un sondaggio per portare in Brianza Dybala. Tentativo che resterà tale, s'intende. Quasi un fatto di costume, ma che dà in qualche modo la misura dell'abbaglio di cui sopra. La lega di Serie B invece c'ha provato con l'ironia, suggerendo all'ex 10 della Juve di considerare un ritorno a Palermo, ora in mano agli sceicchi del City. Sempre che non si metta di mezzo il Marsiglia allenato da Igor Tudor. Le ultime voci di mercato hanno parlato anche di questo, mentre il Psg che un mega contratto non lo nega mai a nessuno punta Scamacca del Sassuolo.

 

Ma tant'è. Può succedere d'altra parte quanto si finisce incastrati nelle proprie convinzioni, in una prospettiva immaginata e in larga parte autoreferenziale, che prima o poi deve fare i conti con la realtà del calcio (italiano, soprattutto) e con le prestazioni. Quel momento è arrivato. La Joya e il suo procuratore si erano immaginati la fila dietro la porta. Dovranno ridimensionarsi e ripartire. Probabilmente Dybala lo farà da Milano, sponda Inter, che resta comunque la squadra più vicina all'argentino. Poi si sa le vie del mercato sono infinite, ci sono le occasioni improvvise e la provvidenza. Ma di solito i grandi calciatori non ne hanno bisogno, se la cavano prima. Vivere di rendita, almeno in Italia, non basta più.

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