Il procuratore Mino Raiola (LaPresse)

Tra commissioni e spese azzardate

"Firma o vai via. Di corsa". Il valzer dei parametro zero nel calciomercato di gennaio

Ruggiero Montenegro

I procuratori gongolano, i dirigenti si preoccupano. Tra pochi giorni i club potranno trattare direttamente con centinaia di calciatori in scadenza a giugno. Da Pogba a Mbappé fino a Dybala, c'è chi tratta il rinnovo e chi cerca uno stipendio migliore, insieme al proprio agente. Il caso Juve, le storture del mercato e qualche rimedio

Mino Raiola e Jorge Mendes già gongolano, mentre il direttore sportivo incalza: “Firma o vai via, di corsa”. È il mercato di gennaio. Capitolo: parametro zero. Un mercato nel mercato, quello delle occasioni, piccole o grandi che siano, subito o tra sei mesi. Tra pochi giorni saranno centinaia i calciatori con il contratto in scadenza a giugno, con la possibilità di firmare per un'altra squadra, a costo zero (per usare un eufemismo, chiedere appunto a Raiola e Mendes, per saperne di più).

Ce n'è per tutti gusti e per tutte le tasche, tra promessi sposi e rinnovi imminenti. Si va dal numero dieci della Juventus Paulo Dybala, il cui nuovo accordo con la Signora pare vicino (ma lo sembrava anche qualche mese fa), agli interisti Marcelo Brozovic e Ivan Perisic e ai milanisti Frank Kessie e Zlatan Ibrahimovic. Fino a top player, che piacciono a tutti ma potranno (e vorranno) accasarsi solo in grandi club: atleti come Paul Pogba, ma soprattutto quello che da tutti è considerato come il prossimo fenomeno del calcio mondiale: Kylian Mbappé, l'attaccante francese passato da Monaco a Parigi nel 2017 per una cifra intorno ai 180 milioni di euro, che continua a rifiutare le ricche offerte del Psg per il rinnovo. Sarà molto probabilmente il prossimo attaccante del Real Madrid, che lo corteggia da almeno un paio d'anni ed è pronto a sferrare l'assalto decisivo.

 

I tifosi intanto sognano, e non solo all'ombra del Bernabeu, nella lista degli svincolati ci sono giocatori per ogni evenienza: insieme a quelli già citati, c'è per esempio anche Samir Handanovic o il napoletano Lorenzo Insigne (per lui è arrivata una super offerta del Toronto), c'è Ousmane Dembelé a Barcellona e Andrea Belotti a Torino. Una lista che riguarda oltre cento calciatori in Italia, si superano i cinquecento in tutta Europa. Ma ci sono anche tante fregature.

E infatti quello dei contratti in scadenza è un mercato particolare, e particolarmente insidioso, fatto di cifre apparenti e nascoste. Meccanismi che in qualche modo svelano anche lo stato di salute delle società, o meglio dei suoi dirigenti. Come dimostra il caso della Juventus e della sua storia recente, o perlomeno del nuovo corso targato Andrea Agnelli.

La sua prima Juve vincente, con Antonio Conte, aveva trovato in Andrea Pirlo e poi nello stesso Paul Pogba formidabili interpreti di un centrocampo in grado di coniugare classe e quantità. Il primo era arrivato dal Milan, l'altro da Manchester, entrambi senza transazioni tra club. Niente a che vedere con gli ultimi affari, si fa per dire, arrivati sempre a costo zero, che portano il nome di Aaron Ramsey o Adrien Rabiot e coincidono, guarda caso, con la fase calante della squadra di Torino. Entrambi percepiscono uno spropositato compenso da circa 7 milioni netti a stagione.

 

Il "pacco", con i parametri zero, è sempre a un passo. Perché inseguendo la plusvalenza che verrà, o meglio che potrebbe essere, si finisce per arruolare e strapagare gente non necessariamente all'altezza delle aspettative. E qui sta l'altra faccia della medaglia: i lauti stipendi che i calciatori in scadenza sono in grado di contrattare e ottenere, mentre dietro le quinte ballano i procuratori.

La scorsa estate è stata anche quella di Gianluigi Donnarumma, che ha lasciato un Milan intransigente per accasarsi al Psg e ottenere quel riconoscimento economico che la società non riteneva congruo. E pare che dietro le pretese del miglior portiere degli Europei ci fosse una (maxi) commissione richiesta dal procuratore, proprio quel Mino Raiola (lui smentisce), ormai da tanti considerato un mostro del pallone. Se non fosse che il problema è un pochino più ampio e riguarda regolamenti poco chiari, o forse poco stringenti che permettono agli agenti di incassare grandi somme a ogni trasferimento. A oggi la Fifa si limita alle raccomandazioni.

 

Per la verità, si tratta di una dinamica che non riguarda solo i trasferimenti a parametro zero, ma innegabilmente è spesso in questo tipo di operazioni che i procuratori riescono a massimizzare. Secondo il report Intermediaries in International Transfers 2021 pubblicato dalla Fifa, a livello globale, i club hanno speso 500,8 milioni di dollari in commissioni nel solo 2021. Mentre un altro report Fifa, di fine agosto, ricostruiva gli ultimi dieci anni, stimando in 3,5 miliardi le spese sostenute dai club per i servizi di intermediazione. Cifre che offrono qualche elemento per comprendere la crisi economica e strutturale che riguarda il calcio in tante parti del mondo. E non si può sempre risolvere tutto con i diritti tv.

Sarà per questo, spiegava il quotidiano spagnolo Marca pochi giorni fa, che la Fifa sta pensando di introdurre una norma per limitare gli esborsi in commissioni, creando un organismo terzo che eviti transazioni dirette, mediando tra club e agenti, e garantendo che i profitti per questi ultimi non vadano oltre il 6 per cento. E si annunciano già battaglie e ricorsi, ma quale che sia la decisione finale, la strada per un calcio finanziariamente più sostenibile, passa anche da qui, inevitabilmente.

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