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Il calciomercato del Monza ha più hype del cörsivœ

Enrico Veronese

I lombardi stanno costruendo una squadra per radicarsi in Serie A. La nuova giovinezza sportiva di Silvio Berlusconi e Adriano Galliani

“La tua nuova città, a due passi da Milano”. Un’oasi dove vivere “ogni giorno un sapore di vacanza - prometteva lo spot dei primi insediamenti del Biscione, già più brianzolo che metropolitano – e dove incontrare gli amici in un clima raffinato e disteso”. A una certa età, pure se non se la sentono addosso e guai a dirgliela, Silvio Berlusconi e il senatore Adriano Galliani ci stanno di nuovo provando gusto e ricostruiscono il loro piccolo mondo antico nella Milano 4 chiamata Monza, con gli stessi strumenti di un tempo: l’appeal magnetico di un sogno rimasto intatto tra giocatori e addetti ai lavori, una narrazione efficace e convincente, e pure il certosino recupero dell’artigianato di pregio, alla maniera dei mobilieri. Là dove 35 anni fa gli acquisti mostruosi di Gullit e Donadoni segnavano la prima rivalsa degli operai rossoneri, oggi sotto la Villa Reale è in atto la bulimia del possibile e del memorabile per radicarsi in Serie A, faticosamente raggiunta un mese fa dopo oltre cent’anni di storia: ai primi di luglio 2022 il calciomercato del Monza ha più hype del cörsivœ, ed è tutto merito del dinamico duo di arzilli vecchietti alla guida, che si divertono nelle sale delle trattative così come in tribuna, arrivando là dove gli ultimi virgulti dei riscatti e controriscatti non riescono con i loro kit di sopravvivenza nella valigetta.

 

Il Cav. già si gode la sua nuova giovinezza sportiva, assieme alla ritrovata centralità politica e a qualche rimpianto taciuto: se Pioli non avesse vinto lo scudetto, i tifosi più nostalgici si chiederebbero perché un Berlusconi così smagliante e dalle mille risorse non abbia continuato a gestire il Milan, anziché farlo precipitare di fondo in fondo. Dal canto suo, l’iconico amministratore delegato rilascia raffiche di interviste schiette (qui quella concessa a Umberto Zapelloni), senza mezze parole, dove i “lo sai che” degli annunci si misurano con i sì e i no dei fatti: ecco quindi le firme della chioccia Ranocchia, le cose formali con la scommessa Sensi, l’investimento per Cragno – già nell’orbita della Nazionale da ricostruire – e il fresco ingaggio di Matteo Pessina, monzese doc che alza l’asticella delle aspettative e delle ambizioni. Il talentuoso centrocampista, due gol decisivi agli Europei e la quasi titolarità in una squadra da Champions League come l’Atalanta, entro 48 ore sosterrà le visite ed è pronto, nei desideri di Galliani, a diventare capitano di quest’avventura: ma tifosi e osservatori sono già proiettati alla telenovela dell’estate. Ovvero: riuscirà la premiata ditta a vestire di rosso Mauro Icardi, recuperandolo alla volontà di essere determinante?

 

Al di là dell’immaginare Berlusconi a cena – ovviamente elegante – con la procuratrice Wanda Nara, pare che l’operazione non sia impossibile: e ad accreditare la tesi è lo stesso Galliani, impegnato a smistare il doppietto del telefono tra l’affare Candreva in una linea e nell’altra il procuratore di Casale (bucato all’ultimo quando tutto era già scritto). Là, oltre le nuvole, sta la suggestione Dybala: wishful thinking o profezia autoavverante, la verità è che Paulo vuole davvero vincere qualcosa, e se mai ci fosse del vero nella caccia declinerà con gentilezza il proprio precoce quanto suadente ritiro in provincia.

 

Già, la provincia: a triangolo con le vicine residenze di Arcore e Macherio, l’hinterland di Monza è pur sempre in relazione alla Milano internazionale. Pertanto il banchetto che Berlusconi sta preparando ai nuovi commensali di Serie A non va separato dalla grandeur elicotteristica cara all’uomo, e i modelli non possono essere, per forza di cose, le risicate salvezze sgraffignate all’ultima giornata dagli Anconetani o Rozzi di turno: bensì gli exploit tardo anni Settanta del Lanerossi Vicenza di Giussy Farina (poi, ironia della sorte, presidente del Milan) e del Perugia di Franco d’Attoma, capace di arrivare secondo in classifica da imbattuto, proprio dietro i rossoneri della stella. Ma sopra a tutto sta l’Idea di un calcio spettacolare e televisivo, ultimo strumento di adesione a una filosofia aziendale dai termini sempre più vaghi nel tempo: come fu del resto nei primi anni in via Turati, ma senza quell’obbligo di dover vincere e di rendere conto a una piazza sconfinata, in un ambiente dove ormai le cifre sono fuori scala (anche per la galassia Mediaset) e i magnati intercambiabili parlano qatariota, cinese, italoamericano. Ciononostante il Monza va preso sul serio, anche se non farà vendere magliette e non diventerà – almeno per il momento – una squadra globale e mitologica dal Giappone agli Stati Uniti: la palla passa a mister Stroppa, già giovane gioiello del Duemilan, che dalle fondamenta della promozione e da un mercato a scoppio dovrà ricavare una squadra vera e non una raccolta di figurine. Prima ancora dei risultati, è questa la salita da scavallare per indossare la Corona Ferrea e scongiurare panettoni o avvoltoi.

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