(foto EPA)

fine carriera

Portava il cappellino quasi per nascondersi. Ora la timida Ashleigh Barty si ritira

Giorgia Mecca

L’addio al tennis da numero 1 al mondo della campionessa australiana, che ha sempre vissuto il talento come una condanna

Non aveva più quella voglia, Ashleigh Barty. La tennista australiana numero uno al mondo, 26 anni da compiere tra un mese, ha cominciato a giocare a tennis con un obiettivo, vincere Wimbledon. A quattro anni, quando con una racchetta di squash malandata massacrava il muro del garage di casa, pensava ai Championships, alla felicità che può regalare un desiderio a lungo termine, alla campionessa che sarebbe potuta diventare. Cinque, sei, sette anni: tennis, tennis e ancora tennis. Il talento è una condanna, mette in luce il fuoriclasse, trascura l’essere umano, e più il fuoriclasse vince, più l’essere umano si sacrifica, fa un passo indietro. La difesa di Ash Barty è stata un cappellino in testa e la testa bassa, per nascondersi il più possibile. “Quanto sei timida, Ash”, le facevano notare e chissà cosa speravano di sentirsi rispondere.

A quindici anni la tennista australiana vince Wimbledon junior, l’anteprima del sogno. La campionessa emerge, la donna soffre in silenzio. Vorrebbe che il mondo non corrispondesse alla grandezza del campo da tennis, vorrebbe non sentirsi una fallita quando perde, vorrebbe avere delle amiche, ma lo sport che si è scelta impone a chiunque lo pratichi di vivere dentro a un perenne ring, di guardare gli altri come se fossero avversari “Quanto sei timida Ash”. A soli diciotto anni l’australiana ha deciso di ritirarsi dal tennis, senza mai annunciarlo ufficialmente, il motivo della sua decisione è una diagnosi di depressione, l’essere umano che si prende i suoi spazi e ti obbliga a fermarti. Diventa una giocatrice di cricket professionista, nella squadra di Brisbane. Il cricket le ha insegnato che esistono i compagni di squadra, che la gioia può essere condivisa e il dolore sportivo non è mai assoluto. Non sarebbe la sua natura, ma il tennis ti impone cattiveria agonistica, ti impone di essere ossessivo, un solo pensiero fisso, battere l’avversario. Ashleigh non è così e non vuole diventarlo, ma c’era ancora quel vecchio desiderio, vincere Wimbledon, ancora intatto, ed era rimasto intatto anche il talento, che per due anni ha esercitato soltanto facendo l’insegnante di tennis ai ragazzini.

“Dovresti riprovarci”, le dice un giorno la sua ex compagna di doppio Casey Dellacqua. Nel 2016 Ash Barty ritorna nel circuito, senza ranking, con tre anni di ruggine sulle spalle e un mental coach al suo fianco per impedirle che il tennis prenda il sopravvento sulla donna che è diventata. Nel 2019 vince il primo Slam della carriera, al Roland Garros. Due anni dopo, si celebra il Barty Party, la festa di Ashleigh, che vince Wimbledon, quello dei grandi. Il problema dei sogni quando si avverano è che ci si rende conto di quanto siano effimeri, quasi niente rispetto alla fatica e al dolore che richiedono. Dopo aver conquistato i Championships alla donna continuava a mancare qualcosa. Le sconfitte ti fanno sentire un fallito, le vittorie non ti fanno sentire un campione a tempo indeterminato, durano sempre troppo poco, anche se sei la numero uno al mondo da 113 settimane consecutive.

 

Ashleigh Barty ha annunciato il suo ritiro dal tennis all’inizio di una stagione in cui non ha perso nemmeno un match: undici vittorie e zero sconfitte, due titoli, Adelaide e Australian Open, il primo Slam dell’anno, sotto gli occhi del pubblico di casa sua. Barty è stata numero al mondo eppure inafferrabile, sempre defilata, silenziosa, il cappellino in testa per illudersi di essere invisibile. Peccato che il suo tennis non potesse passare inosservato; uno stile di altri tempi, diverso da tutto ciò che si è visto in campo femminile negli ultimi dieci anni, quindici titoli conquistati, e ne avrebbe potuti conquistare altrettanti. “Per me ci sono tanti sogni che non includono il viaggiare per il mondo per giocare a tennis”, ha detto a Casey Dellacqua durante una conversazione poi postata su Instagram. L’atleta si è fermata, adesso è arrivato il momento della donna che senza cappellino e senza l’ombra di un rimpianto ha detto: “Sono felice, e sono pronta”.

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