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Il Foglio sportivo

Lo sport tra sesso, bugie e omertà

Fausto Narducci

Gli abusi sessuali nello sport in Italia e nel mondo. "Impunità di gregge", il libro esplosivo della giornalista Daniela Simonetti diventa un podcast. Per "uscire dal silenzio"

Immunità e impunità di gregge: un doloroso stillicidio quotidiano. Lo sport, come gli altri ambiti della vita sociale, non è immune dai casi di violenza sessuale ma spesso resta impunito. L’ultima inchiesta in ordine di tempo è quella sull’americano Rana Reder, uno dei più grandi allenatori di atletica da cui si è affrancato l’ex primatista europeo dei 100 metri Jimmy Vicaut, ora intenzionato a trasferirsi a Padova. A fine novembre c’era stata la denuncia dell’ex cestista elvetica Ludivine Tissot nei confronti dell’allenatore dell’Elfic Generation di Friburgo. Ma il mondo si è accorto che gli abusi nello sport sono fuori controllo con la condanna a 200 anni di carcere dell’allenatore della Nazionale di ginnastica americana Larry Nassar e con il post della tennista cinese Peng Shuai che ha denunciato gli abusi dell’ex premier Zhang Gaoli aprendo un caso diplomatico che si trascinerà fino alla prossima Olimpiade di Pechino.

  

   

Chi pensa che queste cose accadono solo all’estero dovrebbe leggere però Impunità di gregge, dal chiarificante sottotitolo “Sesso, bugie e omertà nel mondo dello sport”, con cui la documentatissima giornalista dell’Ansa Daniela Simonetti ha affrontato, con riferimenti a circostanziate denunce ed evidenze giudiziarie, l’emergenza italiana. Un fenomeno che solo dal 2014 al 2019 ha registrato ottantasei casi di abusi nello sport censiti dalla Procura generale del Coni e oltre venti processi all’anno avviati dalla magistratura ordinaria. Come ogni genitore sa, proprio l’istruttore è uno dei punti di riferimento dei nostri figli e può sfruttare la loro fiducia incondizionata: questo rende ancora più odiose quelle molestie spacciate per gesti d’affetto. Purtroppo nell’ordinamento sportivo italiano non c’è l’obbligo di presentare il certificato penale per tesserarsi e ai molestatori seriali basta cambiare società per soddisfare sui campi di allenamento i propri istinti molesti.

 

  

Da pochi giorni questo libro esplosivo, che ha fatto fatica a bucare il muro del silenzio anche dell’informazione ed è il frutto dell’incessante lavoro di denuncia dell’Associazione “Cavallo Rosa/ChangeThe Game” nata nel 2017, è diventato un podcast intitolato “No Coach”, rintracciabile anche sulla piattaforma Spotify. Cinque storie raccontate da Alessia Tarquinio e denunciate per la prima volta dalle vittime, alcune delle quali hanno messo la faccia anche nella recente presentazione del progetto a Milano. Abbiamo scoperto così il coraggio di Irene e Greta (nomi di fantasia) che a Caserta hanno portato a una condanna penale di 4 anni e alla radiazione del titolare di una ASD, Francesco De Lucia. “Fin dai 13 anni abbiamo considerato il maneggio la nostra seconda casa – hanno raccontato oggi che hanno 19 anni – ma gradualmente abbiamo dovuto subire le attenzioni indesiderate del presidente. Quando lo abbiamo segnalato all’istruttore ci hanno fatto credere che la colpa era solo nostra e non era niente di serio. Ma non ci siamo fermate”.

 

Leggendo il libro ci sono pagine che smuovono le coscienze e proprio nell’equitazione altri casi che fanno sobbalzare per la loro serialità, come quello dell’istruttore altoatesino Karl Wechselberger, predatore incline alla pedofilia. Serve la terapia per riconquistarsi una vita normale. Quella che è riuscita a guadagnarsi oggi V.F. giovane allenatore di calcio che ha raccontato come a 11 anni fosse stato preda di un dirigente accompagnatore che lo seguiva in ogni trasferimento di squadra, manipolandolo per oltre dieci. Non si sono mai arresi all’indifferenza Loris e Alessandro, sottoposti ad abusi sessuali nel rugby. Grazie alla testimonianza di quattro compagni hanno ottenuto la condanna a due anni e sei mesi di reclusione dell’allenatore.

   

Nei podcast c’è anche il bullismo con il toccante racconto di sofferenza di un padre che ha visto il figlio torturato da quattro bulli per cento giorni in un’accademia di eccellenza di rugby. L’impegno di Daniela Simonetti, coadiuvata dalla Fondazione Candido Cannavò per lo Sport, non finisce qui: “Uscire dal silenzio è un passo decisivo e ogni giorno si aggiungono nuove testimonianze alla nostra associazione”. Leggere e ascoltare per credere.