Sarah Abitbol nel 2003 (foto LaPresse)

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Pattinaggio e abusi. Lo scandalo francese che rischia di travolgere anche la politica

Mauro Zanon

Tutto è partito dalla denuncia di Sarah Abitbol. Altre atlete hanno confermato la versione dell'ex campionessa. Un #metoo scivoloso

[Anticipiamo un articolo del numero del Foglio Sportivo in edicola domani e domenica. L'edizione di sabato 8 e domenica 9 febbraio la potete scaricare qui dalle 23,30 di venerdì 7 febbraio]

 


 

Parigi. Sarah Abitbol aveva quindici anni quando per la prima volta il suo allenatore, Gilles Beyer, abusò di lei. Era il 1990. “Dormivo con i miei peluche e mi svegliava con la sua torcia. Era un incubo”, ha raccontato l’ex campionessa di pattinaggio artistico sul ghiaccio ai microfoni di France Inter, prima di aggiungere: “Sono ancora malata e sotto antidepressivi. Ho deciso di rompere il silenzio e di aiutare tutte le altre vittime che non possono parlare. Non bisogna sentirsi colpevoli perché non si è colpevoli. È ciò che mi ha impedito di parlare per trent’anni. Bisogna battersi e parlarne, alla propria moglie, al proprio marito, ai propri genitori. La vergogna deve cambiare sponda”.

 

Dopo decenni di “paura” e di “vergogna”, le due parole che tornano incessantemente nelle testimonianze delle donne vittime di abusi sessuali, Sarah Abitbol, 44enne, ha raccontato tutto in un libro-confessione, “Un si long silence”, la storia dolorosa della sua adolescenza, i sogni di una ragazzina che diventerà dieci volte campionessa di Francia, oscurati dalle violenze di cui è stata vittima tra i 15 e i 17 anni, da “Monsieur O.”, come chiama nel diario il suo aggressore, e dai quei “politici che hanno chiuso gli occhi”, da quei “dirigenti che hanno imposto il silenzio”, da quegli “allenatori che si sono tappati la bocca, per non rischiare di essere cacciati o per proteggere le loro turpitudini”. È il #MeToo dello sport francese, la “fine dell’omertà”, come ha titolato il quotidiano l’Équipe in copertina la scorsa settimana, quando per primo ha scoperchiato il vaso degli orrori del mondo del pattinaggio, pubblicando le testimonianze di alcune ex pattinatrici, Hélène Godard, Anne Brunetaux, Béatrice Dumur, oltre a Sarah Abitbol.

 

I racconti si assomigliano tutti: erano minorenni quando accaddero i fatti – avevano tra i 13 e i 17 anni – e gli allenatori erano uomini molto più adulti, figure di spicco del pattinaggio francese, come appunto Gilles Beyer, ma anche Michel Lotz e il sette volte campione di Francia Jean-Roland Racle. In un video pubblicato sul sito del settimanale Obs, Hélène Godard, oggi 54enne, ha descritto con grande coraggio quel periodo buio, le molestie psicologiche e le aggressioni sessuali subite quando era una giovane pattinatrice piena di promesse. Stando alla sua testimonianza, il primo abuso avvenne all’età di 13 anni, ai tempi in cui era un’allieva dell’Insep, l’istituto sportivo che accoglie i giovani atleti nella periferia parigina. L’aggressore era lo stesso di Sarah Abitbol, Gilles Beyer. Due anni dopo, un altro allenatore, Jean-Roland Racle, la costrinse ad avere un rapporto sessuale, mentre era ospite a casa sua. “Era consenziente, altrimenti perché non ha sporto denuncia?”, ha reagito Racle, contattato dall’Obs. Beyer ha negato qualsiasi rapporto con la Godard, ma ha riconosciuto di aver avuto “relazioni intime inappropriate” con la Abitbol per le quali si è detto “sinceramente dispiaciuto”. “Non sono ‘relazioni intime inappropriate’, sono stupri!”, ha risposto la Abitbol, augurandosi che l’inchiesta della procura di Parigi, aperta martedì sulla base delle sue rivelazioni, possa far luce sulle responsabilità di chi si è macchiato di abusi nel passato. La Godard, oltre a testimoniare i danni psicologici che le violenze sessuali subite hanno provocato nella sua vita, ha denunciato “la cultura dello stupro” che domina nel mondo del pattinaggio francese e il silenzio colpevole dei club, della federazione di pattinaggio e dei politici dagli anni Ottanta in poi. Tutti sapevano, tutti erano al corrente di ciò che accadeva ai piani alti degli sport del ghiaccio.

 

“Era un vero sistema”, ha affermato Sarah Abitbol, che coinvolgeva anche i ministri. L’ex campionessa ha rivelato di aver evocato il caso del suo allenatore, Gilles Beyer, con il ministro dello Sport della seconda presidenza Chirac, Jean-François Lamour. Il quale, le avrebbe risposto così: “Sì, abbiamo un dossier su di lui, ma è meglio chiudere gli occhi”. Secondo quanto riportato dell’Équipe, la Fédération française des sports de glace (Ffsg) era “ufficialmente al corrente dei comportamenti di Gilles Beyer con alcune pattinatrici dal 2000”. Proprio in quell’anno, in seguito alla segnalazione da parte di alcuni genitori, Beyer è stato oggetto di un’inchiesta per violenze sessuali da parte della procura di Créteil, poi di un’inchiesta interna da parte del ministero dello Sport. La prima si è conclusa con un nulla di fatto, la seconda ha portato a un suo allontanamento, il 31 marzo 2001, dal ruolo di consigliere tecnico sportivo in seno alla federazione. Ciononostante, l’ex allenatore nazionale e direttore delle squadre francesi di pattinaggio ha potuto continuare tranquillamente la sua carriera nel club parigino di pattinaggio e hockey sul ghiaccio “Les Français Volants”, presieduto dal fratello Alain, fino al licenziamento dello scorso 31 gennaio, ed è stato membro dell’ufficio esecutivo della Ffsg tra il 2014 e il 2018.

 

“Mi sembra evidente che ci fosse una sorta di rete che non ha mai detto nulla e che ha accettato, segretamente, delle cose inaccettabili. È un fatto intollerabile”, ha commentato la ministra dello Sport, Roxana Maracineanu in un’intervista all’Équipe. Al vertice di questa rete dell’omertà figurerebbe Didier Gailhaguet, potentissimo presidente della Ffsg. Dal 1998, anno di inizio del suo mandato, si è guadagnato diversi soprannomi che descrivono bene il personaggio: il “Machiavelli” del pattinaggio, “lo squalo”, “il predatore”, “l’onnipotente”. Nel suo libro, Sarah Abitbol lo accusa di aver coperto gli abusi sessuali, di aver protetto il suo “amico Gilles”, mantenendolo nella federazione, nonostante gli innumerevoli “incidenti”. Lunedì, la ministra Maracineanu ha detto che Gailhaguet non “può sottrarsi alle sue responsabilità morali e personali”, chiedendogli di dimettersi. Due giorni dopo, in una conferenza stampa à la Carlos Ghosn, ha riunito tutti i giornalisti, dando alla ministra della “moralizzatrice” e chiedendosi se per caso, in Francia, è stata cancellata la “presunzione d’innocenza”.

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