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Cesarini-Rodini e quell'oro per la storia. Il canottaggio s'è fatto donna

Francesco Gottardi

La prima medaglia di sempre per un equipaggio azzurro femminile arriva al fotofinish. Ma dietro le Olimpiadi c'è lo sviluppo sistematico di un movimento “fatto di tanta fatica e poca gloria”

Dicono di vivere in simbiosi e lo si vede anche al traguardo. I due volti della gioia: l’urlo liberatorio di Federica Cesarini e la pace dei sensi di Valentina Rodini. La prima medaglia olimpica nella storia del canottaggio femminile italiano è del colore più bello. È una rimonta da narrativa dello sport, perché fino agli ultimi cento metri le azzurre erano quarte, seppur a contatto con le altre. E chissà come sarebbe finita se l’imbarcazione olandese sempre al comando non avesse speronato la penultima boa della regata. Karma, ci vuole anche quello: “In passato ci era già capitato che mancassimo un oro per pochi centesimi”, dice Valentina, e allo stesso modo era sfumato il bronzo di Bertini e Orzan nella medesima categoria ad Atlanta 1996. “Ripeterlo sarebbe stato una beffa”.

 

#StuporMundi, dunque, twitta l’Italia Team. Meraviglia sì, stupore no. Perché questo podio viene da lontano: oltre la coppia vincente del doppio pesi leggeri, all’interno di un movimento in continua crescita e non più per forza maschio, tutto spalle e poca grazia. Le donne hanno superato anche le barriere del remo.   

Gli addetti ai lavori sapevano. Speravano. Almeno da qualche anno: nel 2019 il canottaggio italiano celebra già la sua flotta di “ragazze terribili”, perché i quattro equipaggi qualificati ai Giochi rappresentano un record pazzesco per la nazionale – non erano mai stati più di due – e a Tokyo si punta a raccoglierne i frutti. Con il terreno di semina spostato verso nord: se il Circolo nautico Stabia è stata la roccaforte dei fratelli Abbagnale e i Canottieri Napoli e Roma hanno spesso guidato le spedizioni olimpiche maschili, la scalata del femminile è partita infatti dalla pianura padana. Torino, Padova, Monfalcone. Canottieri Gavirate (Varese) per Cesarini, Società Bissolati di Cremona per Rodini. Su di loro c’erano le maggiori aspettative, a ragione.

  

La capovoga poliziotta – Federica, Fiamme oro – e la numero due finanziera – Valentina, Fiamme gialle, a pochi esami dalla laurea in Management e comunicazione d’impresa presso l’Università di Modena e Reggio. L’una 26 anni fra pochi giorni, l’altra li ha compiuti a gennaio: “Abbiamo caratteri diversi, ma stesso cuore e stessa testa”. Complementari. Una coppia nata a ridosso di Rio 2016 e che negli ultimi mesi ne ha viste di tutti i colori: lo scorso aprile il trionfo agli Europei 2021, poi Rodini si rompe una costola. Stop forzato. “Sono arrivata a non dormire per la preoccupazione”, ha confessato la compagna nelle acque di Tokyo. “Ma appena siamo risalite in barca è stato tutto come prima”. Fino alle giornate thrilling prima delle gare: il collega del quattro senza Bruno Rossetti viene trovato positivo al Covid e per gli italiani del canottaggio piomba l’incubo dell’isolamento con forfait. Non arriverà, per fortuna: non tremeranno i maschi – bronzo con formazione inedita –, ancora meno le ragazze che già in semifinale avevano registrato il record olimpico a 6'41''36. E rispetto agli ultimi Giochi, in questa disciplina la bacheca azzurra guadagna un oro netto – nella notte, a medaglia anche il doppio pesi leggeri maschile di Stefano Oppo e Pietro Ruta.

   

“Siamo venuti in Giappone per migliorarci e ci siamo riusciti nonostante tutte le difficoltà”, la soddisfazione di Giuseppe Abbagnale, due volte campione olimpico nel due con e dal 2012 presidente della Federazione italiana canottaggio. “Voglio sottolineare la qualità del lavoro svolto in tutti questi anni: sia dal punto di vista tecnico, sia per gli investimenti effettuati in tutte le categorie”. Un cammino in silenzio. Come il lamento sottile delle neocampionesse, dal gradino più alto del podio: “Il nostro sport è tanta fatica e poca gloria”. Ora non più. Se n’è accorta l’Italia.

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