that win the best

Un brindisi alle semifinali

Basta geopolitica del calcio, la Brexit c'entra con Euro 2020 come la birra analcolica con me

Jack O'Malley

Avrei voluto aspettare la fine dell’Europeo per assegnare il premio “Geopolitica del calcio a cazzo di cane”, ma dopo avere letto Maurizio Crosetti su Repubblica di domenica non credo che qualcuno possa batterlo, come nessuno può battere la mia bionda finalmente tra le mie mani al pub

Londra. Avrei voluto aspettare la fine dell’Europeo per assegnare il premio “Geopolitica del calcio a cazzo di cane”, ma dopo avere letto Maurizio Crosetti su Repubblica di domenica non credo che qualcuno possa batterlo, come nessuno può battere la mia bionda finalmente tra le mie mani al pub. Conosco bene il quotidiano tormento dei giornalisti – ho tutto questo spazio vuoto, cosa mi invento oggi? – e il dramma di chi si occupa di sport ma si sente troppo colto per parlare solo di sport, pari soltanto a quello di chi solitamente si occupa d’altro ma trova molto pop parlare di calcio. Insomma il Nostro ha scritto che l’Inghilterra in semifinale di Euro 2020 e le due inglesi finaliste in Champions League sono un chiaro segno di “nostalgia dell’Europa”. Per Crosetti avere votato per la Brexit e oggi essere a un passo dalla finale degli Europei è una “contraddizione senza ritegno”, e noi inglesi staremmo giocando “una partita mascherata” che non sentiamo, “scappano in avanti solo perché la vecchia, gloriosa, amata Europa li riprenda indietro”. Ora, io so che in Italia avete dell’ottimo vino, solo non pensavo così buono. La confusione tra Europa e Unione europea a fin di editoriale la posso accettare da un blogger, non da Repubblica.

 

Tant’è, il buon Crosetti ha scalzato dal podio il mio vecchio amico Beppe Severgnini, che però vince il premio Se mia nonna avesse le palle sarebbe mio nonno. Con un tweet dal sapore colonialista il nostro ciuffo d’argento segnalava una grafica vista e rivista secondo la quale l’Inghilterra without immigration schiererebbe soltanto Shaw, Stones e Pickford. Confesso di avere toccato legno dopo averlo letto, mi ha subito ricordato la raffinatissima analisi del Corriere della Sera (giornale del Baronetto Beppe) sul “Belgio che è fortissimo perché multietnico” pubblicato proprio alla vigilia di Italia-Belgio. Non oso immaginare l’imbarazzo della redazione dopo che i multietnici e inginocchiatissimi Diavoli Rossi sono stati battuti da una Nazionale di bianchi.

 

A proposito, brindo agli ucraini, sebbene asfaltati da noi inglesi in quel di Roma, dove gli esperti dicevano che avremmo avuto difficoltà a giocare perché senza i nostri tifosi: i ragazzi allenati da Sheva non hanno preso parte alla pantomima inginocchiata a inizio partita che nella vulgata corrente è già diventata “contro tutte le discriminazioni”,  e adesso che l’Ucraina non è più utile alla grande metafora della geopolitica del calcio, e soprattutto non ha eliminato l’Inghilterra, la si può attaccare perché fa marciare le soldatesse sui tacchi – roba da dilettanti rispetto alle soldatesse israeliane che si facevano immortalare in bikini e fucile (promemoria per la prossima stoccata di Crosetti: Israele prende parte alle qualificazioni degli Europei, perché non farci un bell’editoriale contro?). L’ultimo brindisi lo faccio a Southgate, che ha saputo resistere a fantasmi e polemiche: ha puntato su Sterling e finora ha avuto ragione. Io aspetto sempre la fregatura, ma intanto brindo e canto it’s coming home.            

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