Che vuol dire essere l'unico calciatore al mondo a saper vincere da solo, come Maradona
Senza singolo non c’è squadra. In un calcio che aveva messo il talento al servizio di un’organizzazione, el Pibe ha smentito anche i più feroci collettivisti
Ho visto Maradona. Abbiamo visto Maradona. Vediamo Maradona. Prima, adesso, sempre. Se è vero che è stato un Dio non può morire. Diego è stato morto da vivo, non ora. Ora c’è: “1960-Infinito” è il ricordo più bello dell’alluvione di parole e immagini arrivate ieri dopo la notizia data dal Clarín al mondo intero. Quel ricordo è del River Plate, la squadra che Diego ha sempre odiato, ma quella che ora lo celebra così. Perché ha smesso di essere un avversario da molto tempo, per l’Argentina dalla vittoria del Mondiale 1986, perché se un calciatore che trascina un paese a vincere, segnando in ogni partita decisiva, portandosi a spasso sette avversari alla volta, mettendo il carico politico di una nazione sconfitta in guerra che si vendica sul campo di calcio non c’è rivalità che possa trattenere la riconoscenza e l’amore.
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