E il dio del calcio si fece carne
Ci voleva un vero peccatore per far risplendere la luce del gioco agli uomini
Città come nessun’altra capace di liquefarsi nel sacro e di rinascere nell’abbraccio dei morti, e per questo di ridere con gusto, Napoli non si dimenticò, nel giorno del Miracolo, del primo scudetto, di farli partecipare, i suoi morti, allo scioglimento di tutti i voti. “E che ve site perso” è lo striscione che Napoli appese fuori dal cimitero di Poggioreale, e mai morte e vita, sacro e profano passarono meglio, in mistica comunione di tifoseria, quasi una santeria, dentro nel mistero del calcio. Perché il dio del calcio si era fatto uomo, aveva avuto la sua incarnazione. Ci perdoneranno i pietisti e i moralisti se diciamo questo, ma abbiamo di certo dalla nostra parte un Papa argentino.
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- Maurizio Crippa
"Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.
E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"