Foto tratta dal profilo X @ssjuvestabiaspa

Matteo Lovisa ci racconta la promozione della Juve Stabia in Serie B

Gianluca Losito

"Abbiamo un progetto giovane e con calciatori di proprietà per tornare in B in un biennio in modo sostenibile. Fortunatamente abbiamo bruciato le tappe". Intervista al direttore sportivo dei gialloblù

In un calcio sempre più economicamente concentrato, non capita spesso di veder vincere squadre costruite con budget non esorbitanti. Anche per questo la vittoria del campionato della Juve Stabia nel girone C di Serie C, con un monte ingaggi da un milione e mezzo circa (ben lontano da quelli delle primatiste Benevento, Avellino e Catania, tutte oltre i 6 milioni di spesa, fonte dati Gazzetta) ha sorpreso tutti. L'architetto dietro questo upset è Matteo Lovisa, direttore sportivo gialloblù, classe 1996 con la padronanza dell'esperto e il piglio del giovane. Nulla di casuale: prima dell'approdo in Campania, Lovisa è stato per sei anni direttore tecnico del Pordenone, società di cui suo padre Mauro è stato presidente, con cui ha vinto un campionato di C nel 2019 e dal quale sono transitati giovani oggi protagonisti in massima serie come Di Gregorio e Folorunsho.

Lovisa è un under 30 brillante; non è stato selezionato da Forbes per la consueta lista dei giovani più in voga, ma ne avrebbe tutte le qualità, in primis l'ambizione. "Con il presidente Langella ci siamo accordati subito perché le idee coincidevano: un progetto giovane e con calciatori di proprietà per tornare in B in un biennio in modo sostenibile" ha raccontato al Foglio Lovisa. "Fortunatamente abbiamo bruciato le tappe. Tutto si è incastrato per il verso giusto, dal punto di vista calcistico e umano".

Dopo la lunga esperienza nel "giardino di casa" (Lovisa è di San Daniele del Friuli), Castellammare ha rappresentato lo step giusto. "Qui c'è un’aria positiva, si è creata un'alchimia immediata con la piazza. Il presidente ci ha permesso di lavorare in maniera ottimale, con un buon budget per la categoria". Il dirigente friulano si è sentito a suo agio nel nuovo percorso sin dai primi giorni. "L'accoglienza è stata bellissima. Avevo bisogno di una città che vivesse di calcio tutta la settimana: Castellammare è splendida, è giusto che sia tornata nel calcio che conta. In questi mesi ho sempre ricevuto affetto e vicinanza. Pensa che da quando sono qui non ho ancora pagato un caffè... (ride, nda)".

Poi c'è il lavoro. Lovisa ha cucito il vestito indossato dalle Vespe per questo trionfo principalmente con due tessuti: quello dei calciatori che avevano già lavorato con il tecnico, mister Guido Pagliuca (ben cinque, tutti centrali nella vittoria del torneo) e calciatori che aveva acquistato Lovisa nell'esperienza neroverde (in particolare gli attaccanti Piscopo e Candellone, 14 gol in due). "Gli anni di Pordenone mi hanno dato tanto, permettendomi di creare conoscenze e rapporti che ti porti avanti. Avendo fatto sempre campionati di vertice, ho provato a portare quella mentalità. Ora la Serie B sarà un bel banco di prova: ci torno dopo due anni, sono contento".

Una struttura solida su cui è stato fatto un eccellente labor limae con innesti quali il centravanti Adorante (arrivato a gennaio, ha segnato 12 gol), riscattato per 250 mila euro, e il portiere Thiam, un gigante alto oltre 2 metri, parcheggiato in prestito dalla SPAL e oggi miglior portiere del girone C (20 partite a rete inviolata in stagione). A sentir parlare Lovisa si conferma quell'idea di "giovane vecchio": non si percepisce alcuna esitazione nella sua voce, nessuna traccia di incertezza nell'esposizione di un pensiero. Tutto scorre metodicamente nel suo mondo. A proposito di metodo: il suo si basa sulla sana ossessione per questo sport. "Guardo una marea di partite, anche solo spezzoni o frammenti, ci dedico diverse ore al giorno (durante l'intervista sta guardando una partita di Serie B, nda). Ritengo che lo scouting sia fondamentale: arrivare prima su un calciatore è importante, che sia in Italia o all'estero. Ho alcuni collaboratori che mi aiutano: non è facile trovare persone che hanno il tuo stesso parametro di calcio. Non c'è un paradigma universale, ma bisogna avere occhio e idea".

Il rapporto col gruppo squadra è trasparente. "Credo nei rapporti basati sul rispetto reciproco. Non conta l'età, ma lo spessore della persona. Ho un gruppo umile, che ha avuto gran rispetto dei ruoli, a cui do grande apertura con il dialogo". Il riferimento nel suo ruolo "è Cristiano Giuntoli, per chi viene dal basso è lui. Partito dal basso, è arrivato grazie al lavoro in una delle squadre più forti della Serie A". Idee chiare, personalità e pragmatismo: Matteo Lovisa dispone delle migliori qualità che desirerebbero tifosi e presidenti.

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