Maradona, fenomenologia di un gordito
La sua carne carismatica comunicava il vizio come una virtù, in quel suo folle amor proprio che ne fa a suo modo un moralista barocco. Sulla lapide voleva solo “grazie alla palla”. Cosa c’è di più ciccione di una palla? Ecco chi fu l’uomo che si fece palla
Per me è sempre stato el gordito, il ciccione, non il santo dei poveri di strada e di campetto, il dio del calcio, lo strafenomeno dell’allegria e del maledettismo, ma il tracagnotto che dribblava e segnava, anche con la mano se necessario, inseguito dai fantasmi della miseria, del patriottismo napoletano, dell’internazionale castrista, della cocaina, del sesso senza precauzioni, della colpa e del peccato sublimati nella vida loca, infine e in prima battuta dallo spettro ritornante della pancetta, della metamorfosi bulimica, dell’obesità a prova di dieta, dell’eccesso divoratore. Teoricamente il calcio sarebbe uno sport, una cosa sana. Lui era un idolo in carne, con poca ossatura anche quando era quello che si dice un falsomagro, e diventò un eroe romantico a contatto con Napoli, che sempre gli è rimasta in scia dovunque andasse e qualunque pazzia facesse.
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- Giuliano Ferrara Fondatore
"Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.