(foto LaPresse)

Wout Van Aert fa il Curzio Malaparte alla Strade Bianche

Giovanni Battistuzzi

Il belga del Team Jumbo-Visma è il primo corridore della storia a vedere piazza del Campo. Formolo è secondo, Schachmann terzo

Scriveva Curzio Malaparte che a Piazza del Campo "c'è da andarci la notte, quando i senesi dormono e nessuno può rovinare l'occhio". E questo perché "quel trapezio sghembo, più catino che piazza, troppa gente e troppo rumore attira" e invece "ci sarebbe bisogno di guardarla e basta. Senza distrazioni".

 

Wout Van Aert è stato il primo corridore della storia della Strade Bianche a riuscire a vedere Piazza del Campo. E poco male se la vista fosse parzialmente disturbata dallo striscione d'arrivo, dalle transenne, dai prefabbricati dei telecronisti. A tutto ciò i corridori sono abituati, un rumore di fondo soltanto. In quattordici edizioni della Strade Bianche ai corridori tutto ciò era precluso. Al lato della strada, addossati alle transenne, c'erano facce e non vuoto. Il coronavirus ha imposto le sue regole e verrebbe da dire poco male perché l'alternativa era peggiore e in un momento del genere, con contagi in ripresa e polemiche inutili su libertà private, meglio così.

 

Una visione veloce, il tempo di un urlo, di un gesto, di due braccia alzate e due corna levate verso il cielo toscano che per lui sono sinonimo di "cool", ha detto al microfono di Stefano Rizzato, ma che da noi altro significato hanno. In ogni caso il gesto giusto, apotropaico, verso il virus. Almeno nella versione italiana. Poi il belga si è seduto schiena alle transenne a far scolare sulla testa quei litri d'acqua necessari per sbollire dal caldo agostano.

 


La vittoria di Wout Van Aert alla Strade Bianche 2020 (foto LaPresse)


 

Perché di caldo ce ne era parecchio lungo il percorso. Un caldo che aveva compattato il terreno e liberato la polvere. Frammenti di terra che si sono sparsi ovunque, liberi come le ruote che sono ritornate a correre, a muoversi con l'unico obbiettivo di rimanere sole, imporre quello che ben prima del Covid era il sogno di ogni corridore: il distanziamento sociale.

 

Wout Van Aert l'ha imposto sulle Tolfe. E dopo due terzi posti, il primo sorprendente e sfinito (nel 2018), il secondo orgoglioso e tenace (nel 2019), verrebbe da dire che era ora.

 

 

Davide Formolo, secondo all'arrivo, Maximilian Schachman, terzo, e Alberto Bettiol, quarto, l'hanno subito. Ma nessuno era deluso, nessun grugno s'è visto. Il ciclismo è ritornato. E, per una volta, questo basta.

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