Foto LaPresse

il foglio sportivo

Come sarà la Formula 1 che riparte

Umberto Zapelloni

Il 5 luglio c'è il Gran Premio d'Austria. L’allenamento mentale che manca, le nuove regole, gli spalti vuoti. Hamilton&Co. saranno subito veloci? Parla Ceccarelli, medico e fondatore di Formula Medicine

Se al ritorno in campo Cristiano Ronaldo ha sbagliato un rigore, che cosa potrà combinare Lewis Hamilton, quando ricomincerà dall’Austria l’inseguimento al suo settimo titolo Mondiale? Possono esser bastati pochi chilometri al volante di una monoposto vecchia di due anni per togliere la ruggine accumulata in quattro mesi di inattività forzata? “Un pilota è come un calciatore o un tennista, dopo esser rimasto fermo per la prima volta in vita sua così tanto tempo, potrebbe commettere errori che prima non faceva, magari perdere un decimo in qualifica…”. A rispondere alle domande che vengono spontanee mentre si stanno riaccendendo i motori, è il dottor Riccardo Ceccarelli, il fondatore di Formula Medicine, il centro di medicina dello sport che da anni allena il corpo e soprattutto la mente dei piloti. L’organizzazione fondata a Viareggio dal dottor Ceccarelli, arrivato in Formula 1 negli anni Ottanta con Ivan Capelli, oggi comprende una dozzina di persone in sede e una cinquantina di collaboratori sparsi per il mondo. Segue otto team su dieci in Formula 1, in pratica tutti tranne Mercedes e Ferrari che hanno le loro strutture, e il personale di Pirelli e Formula 1: più di mille persone da tenere sotto controllo in ogni weekend di gara.

  

La squadra di Ceccarelli segue poi anche il campionato Dtm, il team Bmw e tanti giovani che cominciano presto a lavorare sulla loto testa. Esattamente come ha fatto Charles Leclerc, presentatosi a Viareggio quando aveva 13 anni e non ancora un futuro apparecchiato. Con i metodi e le attrezzature di Ceccarelli, Leclerc è diventato un martello e Robert Kubica è tornato a correre in Formula 1 con un braccio che descrivere menomato è dir poco. Certo, Robert aveva una testa di primissimo ordine, ma il dottor Ceccarelli comunque ne ha aiutati tanti. Ora lo è venuto a cercare anche l’associazione golfistica statunitense e sono sempre di più le aziende che organizzavano dei team building nelle sue strutture per allenare la mente dei loro dirigenti. È la persona giusta per cercare di capire come ripartiranno i protagonisti della Formula 1, piloti, ma anche meccanici e ingegneri che dovranno lavorare con la mascherina.

 

“Partiamo dal presupposto che stiamo parlando di giovani che sono la punta dell’iceberg, che rappresentano l’eccellenza, persone che hanno delle doti e della capacità psico fisiche superiori alla media. Quindi un conto sarebbe parlare di un amatore, un altro di professionisti di questo livello. Alla fine però l’automobilismo lo dobbiamo considerare uno sport come gli altri, anche se c’è di mezzo un’automobile. Abbiamo visto nelle prime partite che anche i grandi calciatori faticano un po’ a ritrovare il ritmo, ed è una questione quasi più mentale che fisica”. Una questione che secondo Ceccarelli possiamo quantificare: “Ritrovare il ritmo per un grande campione può voler dire perdere un decimo al giro rispetto alla sua prestazione ideale… puoi allenare il corpo, puoi allenare i muscoli, ma l’allenamento mentale è un’altra cosa. Quasi nessuno fa tutti i giorni un allenamento mentale come lo intendo io con rapidità di esecuzione, capacità di isolarsi, capacità di gestire più cose insieme. Sono tutte cose che recuperi solo guidando, per cui non mi stupirei se nelle prime due gare qualcuno fosse più arrugginito. Cosa che potrebbe manifestarsi con un piccolo errore magari in qualifica, un ritmo inferiore all’abituale in gara… D’altra parte succede ai tutti gli atleti top di faticare un po’ a ritrovare il ritmo dopo uno stop”.

   

Chi ha corso le gare virtuali può però essere avvantaggiato. Un allenamento che si può fare davanti al computer: “Ritmo, attenzione e concentrazione, frenata, accelerazione, ritmo gara e guida sono tute componenti che ritroviamo anche su un simulatore casalingo. E’ un’attività che può aver certamente aiutato ad allenare la mente anche se manca la componente legata la velocità fisica o allo stress emotivo che puoi avere pensando di poter andare a sbattere. E’ un buon allenamento mentale, un po’ come i rulli per il ciclismo: servono”.

 

Ma i problemi potrebbero anche non fermarsi qui. L’analisi del dottor Ceccarelli continua: “C’è anche un grosso punto interrogativo sulla reazione che soggetti abituati a una certa routine e a un certa regolarità, avranno ritrovandosi in un ambiente differente da quello a cui erano abituati. Saranno diversi paddock, hospitality, lavoro ai box, impegni con la stampa. E allora chi è più flessibile, chi ha un’apertura mentale maggiore si adatterà meglio. Chi è più rigido, più ossessivo, farà più fatica ad adattarsi. L’ossessivo abituato a entrare in macchina con il piede destro, quando deve cambiare può succedere che guidi peggio”. Qualcuno così il dottor Ceccarelli lo ha incontrato nella sua vita, ma si chiude nel segreto professionale. Non fa nomi, non mette in crisi nessuno.

 

I piloti non saranno gli unici a muoversi in un ambiente diverso dal solito. Anche meccanici e ingegneri avranno delle limitazioni. Non solo nel numero delle persone ammesse (saranno soltanto 60): tutti dovranno indossare le mascherine, ad esempio: “Come medico Bmw ho appena fatto quattro giorni di test per il Dtm, il campionato turismo tedesco, proprio per valutare i protocolli. Il meccanico che deve lavorare tutto il giorno con la mascherina, fare attenzione a muoversi per non avvicinarsi troppo al collega se in quel momento non è attivo, magari gli si appannano pure gli occhiali, non riesci a farti sentire e devi abbassare la mascherina per parlare… Tutto crea uno stress aggiuntivo, oltre che una difficoltà respiratoria. Per il meccanico potrebbe essere anche più difficile che per il pilota, almeno all’inizio”. Ferrari e Mercedes non per altro sono già andate in pista a verificare i protocolli. La Racing Point ha fatto sapere che per cambiare un motore ci vorranno 40’ in più. La Fia a quel punto ha concesso un’ora di lavoro in più ai team tra una giornata e l’altra, riducendo l’orario del coprifuoco. Bisognerà evitare cali di attenzione. “Noi medici avremo anche il compito di far rispettare i protocolli. Non possiamo annullare il rischio, ma dobbiamo fare di tutto per ridurlo”. Per fortuna Djokovic gioca a tennis.

Di più su questi argomenti: