il foglio sportivo – il ritratto di bonanza

La Juve, l'Inter e i loro attacchi indifendibili

Alessandro Bonan

L'attacco dei bianconeri è un triangolo nel quale Dybala e Higuian sono i cateti. Non c'è nessuna geometria offensiva invece nello schieramento dei nerazzurri, ma ossigeno e idrogeno, Lukaku e Lautaro Martinez

Quando la difesa dipende dall’attacco. Juve e Inter, dalla coppa con clamore, squadre offensive con e senza centravanti. Dybala è un compasso che diventa fionda. Piede perno sul destro, ripartenza palla al piede con il sinistro. Stop, giravolte, tiri e sorrisi. Si è ripreso la Juve strappandola ad Allegri, con cui giocava nella terra di nessuno, al sovrano Ronaldo, che adesso brilla di luce altrui, perfino alla scettica Juventus che in estate aveva pensato anche di cederlo. Ha conquistato la scena lanciando cuori e trovando non solo la bella fidanzata a raccoglierli ma anche un allenatore, Sarri, che sta gestendo l’abbondanza con una certa intelligenza. Higuaín è il centravanti che serve alla Juventus, con lui si completa un attacco che esaurisce gli avversari. Ma in tre non si può stare, e Ronaldo deve giocare. L’imperativo è necessario in quanto il portoghese resta il giocatore più forte, quello che al momento opportuno darà la scossa decisiva. Chi parla di calciatore azienda non rispetta il lavoro degli altri e ragiona per sentito dire. Ronaldo è stato acquistato dalla Juventus per vincere, non per alimentare il gossip. Adesso è fuori forma e vagamente disorientato, ma è da febbraio in poi che servirà la sua prestanza. In attesa, lo si mette in campo, un giorno sì e uno no, stando attenti, forse troppo, a non provocarne l’istinto regale che lo conduce direttamente alla stizza, qualora venga posto in discussione. Sarri lo sa, Dybala e Higuaín, pure. I due argentini però vivono allegramente in tre, sapendo di occupare, nel triangolo, il ruolo imprescindibile di cateti.

 

Nessuna geometria offensiva caratterizza l’Inter, squadra piana, e piena di furore, difesa organizzata e contropiede. Davanti un gladiatore e la sua spada. O meglio l’ossigeno e l’idrogeno, scoperti dal padre della chimica moderna del pallone, il subentrato Conte al vecchio e ormai defunto da oltre duecento anni Antoine-Laurent de Lavoisier. L’ossigeno è Lukaku, l’idrogeno, Lautaro. E non per nulla il primo è più pesante del secondo, e insieme formano l’acqua. Che si espande e filtra ovunque facendo danni, seminando il panico, anche se è brutto dirlo di questi tempi. Lautaro e Lukaku, da soli, l’esondazione in campo aperto. Uno accorcia l’altro scivola, uno abbatte, l’altro colpisce. Furie isolate, una tempesta di muscoli e cervello. Movimenti assoluti e baci in fronte, come due fratelli di latte. Coppia perfetta, oltraggio al pubblico stupore, visto che in tanti criticavano il belga considerandolo goffo e perfino gaglioffo. Abbagli come ce ne sono tanti. Tutti avanti dunque, che questo è lo spettacolo del calcio: avere un grande attacco come miglior difesa.