Daniil Medvedev durante la finale agli Us Open (foto LaPresse)

Medvedev “il cattivo”

Giorgia Mecca

Dal dito medio al pubblico alle sportellate con Nadal. Che bravo il nuovo numero 4 del tennis mondiale

"Credo che questa sera tu abbia dimostrato come mai sei il numero quattro del mondo a soli 24 anni”. Dopo avere conquistato gli Us Open e il suo diciannovesimo Slam in carriera, le prime parole di Rafa Nadal sono state per il suo avversario. “E’ stata una finale fantastica anche grazie a Daniil, che ha contribuito a creare questo momento”. Ci si aspettava (e si sperava) un nuovo scontro tra Federer e Nadal, nella notte tra domenica e lunedì però, tra il pubblico dell’Arthur Ashe nessuno ha sentito la mancanza del giocatore svizzero. Al suo posto, Medvedev ha giocato una partita perfetta; con un piede ormai dentro gli spogliatoi, all’inizio del terzo set stava cominciando mentalmente a prepararsi il discorso da pronunciare alla fine del match. Gli è bastato un doppio fallo del suo avversario per capire che non era finita, che a tennis bisogna giocare ogni punto come se fosse l’ultimo, che il dolore dell’avversario è come ossigeno per i propri muscoli. Così è stato, da due set a zero il giocatore russo è riuscito a portarsi sul due pari, correndo come non immaginava di poter fare, con il braccio che ormai procedeva per inerzia e per abitudine. E poi la paura, questa sconosciuta. Diciassette anni di tennis che finalmente regalano qualche ricompensa e un posto tra i grandi del presente e del futuro. Ha fatto tutto ciò che ha potuto per rovinare la festa di Nadal, dopo quattro ore e cinquantuno minuti a perso e se ne farà una ragione, non vuole dimenticarsi niente di ciò che ha provato dentro il campo. Il futuro è dalla sua parte. “Mentre guardavo il video di tutti i successi di Rafa mi chiedevo che cosa avrebbero trasmesso se avessi vinto io”, ha scherzato Medvedev, conquistandosi finalmente gli applausi del pubblico.

Il numero quattro del mondo è arrivato a Flushing Meadows dopo avere vinto il torneo di Cincinnati (sconfiggendo in semifinale Novak Djokovic) ed essere stato finalista a Montreal e a Washington, sconfitto rispettivamente da Nadal e da Kyrgios. All’inizio del torneo, più che del suo gioco si è parlato dell’atteggiamento in campo. Durante il terzo turno contro Feliciano Lopez, Medvedev ha mostrato il dito medio al pubblico che lo stava fischiando per avere trattato male uno dei raccattapalle. Alla fine della partita, vinta 7-6 4-6 7-6 6-4, ha rincarato la dose. Il gestaccio non gli bastava: “Grazie per il vostro atteggiamento – ha detto sarcasticamente rivolgendosi agli spettatori – senza di voi non avrei mai vinto, siete stati voi a darmi la motivazione per continuare a lottare”. E allora ecco nuovo fischi, buu all’unanimità e una multa di novemila dollari per condotta antisportiva. Dopo avere vinto i quarti di finale contro Stan Wawrinka, prima di scusarsi in maniera poco convinta per il suo atteggiamento, ha detto: “Ciò che ho fatto non è giusto, alcuni mi supportano, ad altri non piaccio. Io cerco soltanto di essere me stesso. Scusate ragazzi, e grazie ancora”. Ha carattere, il ragazzo. John McEnroe, che di spettacoli extra tennistici dentro al campo se ne intende, ha voluto fargli i complimenti: “Il suo modo di giocare è fantastico. Ha accettato di essere il cattivo ma non credo che vorrà comportarsi così per tutta la sua carriera”. Contro Nadal è stato al suo posto e ha lasciato parlare il tennis. Il pubblico se n’è accorto e invece dei fischi meritati sono arrivati applausi ancora più meritati. Ora è il numero quattro del mondo, i tre cannibali sono fermi al loro posto, oltre a loro si intravede un futuro finalmente under 30.

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