Daniele De Rossi (foto LaPresse)

Il Foglio sportivo

Le palle del cricket e quelle su De Rossi

Jack O'Malley

Tra leccaculismi che attraversano l’oceano e vegani corretti quasi quasi rivaluto i francesi

Adesso che abbiamo scoperto che potremo urlare “cornuta” anche agli arbitri donna, che valgono quanto gli uomini e anzi corrono di più e hanno così tanta personalità che neppure il Var ha osato contraddire la Frappart che regalava un rigore al Chelsea per il quale un suo collega maschio sarebbe stato impiccato nelle redazioni sportive di tutti i giornali, c’è qualcos’altro che mi fa andare per traverso la birra al pub. Guardando giornali, siti e social italiani ho scoperto con dovizia di particolari che Daniele De Rossi ha finalmente fatto il suo esordio nel Boca Juniors. Lo ha fatto dopo le foto di rito con Maradona, i video “emozionanti” della squadra argentina per accogliere l’ex romanista, le pippe sull’atmosfera magica della Bombonera e così via. Lo ha fatto pompato da giornalisti italiani improvvisamente esperti di calcio sudamericano che ne esaltavano le gesta (uscire dall’aereo, fare vedere la maglietta nuova, abbracciare El Pibe de Oro nel salotto della nonna malata di qualcuno, tra lampade fioche appoggiate per terra e tavolini pieni di cianfrusaglie). Bene, dopo tutto questo De Rossi ha finalmente giocato. Secondo i giornali italiani l’esordio di DDR è stato “da impazzire”, “da sogno”, “una notte quasi perfetta”. Il barbuto centrocampista ha segnato alla sua prima partita con il Boca, veniamo a sapere. Non solo, “Daniele è già argentino, il labiale non lascia dubbi”. E tutti a vedere i video del gol di testa mentre era marcato da una sagoma cartonata e delle parolacce in spagnolo. Che tempra, che cuore. La fredda cronaca ci dice che il Boca giocava contro una squadra di seconda divisione, da cui è poi stata eliminata, proprio in quella partita, ai rigori. Mica vorremo sporcare l’esordio di De Rossi con una sconfitta, però. Ecco pronta la giustificazione: gli avversari hanno segnato cinque minuti dopo la sua uscita dal campo. E vai, che così nessuno ci toglie altri sei mesi di retorica sul calcio duro, poetico e tanguero di Buenos Aires.

 

Peggio del leccaculismo dei giornalisti c’è però l’ideologia degli sportivi. I giocatori dell’Earley Cricket Club si sono dati al veganesimo: dopo una democratica votazione hanno prima scelto di non mangiare né offrire carne agli avversari durante il tradizionale match tea – naturalmente per non mettere in difficoltà eventuali giocatori musulmani e induisti, il correttismo è correttismo fino alla sua parodia – e poi hanno chiesto, per rispetto degli animali, di non giocare più con palle di pelle. Dopo avere rinunciato da tempo a giocare con le proprie. (Ah, da maggio anche il cricket maschile a livello mondiale ha un arbitro donna).

 

Ditemi voi se devo finire per simpatizzare con i francesi, oltretutto macroniani: alcuni deputati hanno infatti proposto di reintrodurre la possibilità di bere birra allo stadio durante le partite di calcio, cosa vietata da 28 anni in Francia. “Nei nostri stadi l’entusiasmo per una squadra di calcio non ha bisogno di alcol per esprimersi”, hanno detto i contrari alla proposta di legge. Io sono senza parole: come hanno fatto per tutto questo tempo a sopportare di seguire la Ligue 1 senza bere ettolitri di birra?

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