Pepe Guardiola (foto LaPresse)

Estate, tempo di attesa, di mercato e di Tas

Jack O'Malley

Adesso che l'Inghilterra è uscita dalla Nations League posso offrire birra reazionaria al pub

Vorrei essere io a darvi l’annuncio di Pep Guardiola alla Juventus, perché vorrebbe dire che il fighetto catalano lascerebbe finalmente l’Inghilterra. Ma è ovvio che come quasi tutti quelli che ne parlano da settimane non ne so niente, e come Rocco Commisso potrei al massimo dire che “mai vi dirò una bugia”, promessa fallace in partenza, dal momento che non possiamo sapere se quella stessa frase sia una bugia. Il calcio non è il regno della verità, e non solo perché ex arbitri confessano di avere assegnato rigori in passato chiedendo al capitano di una delle due squadre in campo se fosse effettivamente fallo (poi che faremo, chiederemo all’oste se il vino è buono e a Cairo se la Gazzetta dello Sport è un bel giornale?).

 

Nell’èra della dittatura delle versioni alternative chi era stronzo ieri diventa eroe oggi, in attesa di diventare o merda o santo domani. Lo sanno bene Antonio Conte e Riccardo Montolivo. L’ex capitano rossonero ha aspettato di lasciare il Milan per rivelare i maltrattamenti subiti, giurare amore alla maglia e intenerire di nuovo il cuore di chi lo aveva insultato per anni. Sì, lo so, sto menando il can per l’aia, come direbbero a Rai Sport: giovedì sera l’Inghilterra è stata battuta nella semifinale di Nations League ai supplementari dall’Olanda per colpa di due orrori difensivi da partita in spiaggia dopo la grigliata. Come al Mondiale, i ragazzi di Southgate sono arrivati a tanto così da un briciolo di gloria (sempre che gloria e Nations League possano essere accostate senza che da qualche parte un appassionato di calcio muoia).

 

C’è tempo per crescere, lo spazio pure, gli Europei del 2020 saranno itineranti come un circo ma si chiuderanno a Wembley: tutto cospira affinché si vada a giocare la finale lì, in casa, davanti a decine di migliaia di britannici commossi e innamorati. E naturalmente si perda. Ma non parliamo troppo di calcio, questa è quella stagione dell’anno in cui il gioco lascia spazio alle parole. Non a quelle del calciomercato però, o almeno non solo. Questo è il mese dei ricorsi al Tas, al Tar, all’Uefa che decide di decidere dopo che ha deciso il Tas, che si dimentica di decidere e rinvia, in attesa del Tar. È il periodo degli annunci imminenti e delle attese spasmodiche, sono le settimane in cui tutti parleranno di un possibile ritorno in Italia di Balotelli, indeciso se polemizzare sul neocolonialismo in Africa o sulla mancata convocazione in Nazionale (forse colpa del neocolonialismo). Noi affamati di calcio ci consoliamo con poco: solitamente così attenti al risultato, guardiamo persino le partite del campionato americano in cerca di qualcosa che ci riempia lo stomaco. Siamo appesi alle rovesciate bellissime ma inutili di Ibrahimovic, unico imprevisto che può darci speranza. E presto discuteremo di calcio femminile pure al pub. E spero soprattutto lì, dove almeno potrò ordinare molta birra. Ora che tutti parleranno di quello, e l’Inghilterra non è neppure in finale di Nations League, chiedo il permesso di andare in vacanza per qualche settimana: il mio conservatorismo barbaro me lo impone. Fino a inizio luglio offro birra reazionaria a chi vuole. Cheers.